Oggi, lunedì 25 febbraio, e’ la Giornata Mondiale della Commedia dell’arte, giunta alla sua quarta edizione.
Le « maschere » che furono portate alla gloria e poi diventate tradizionali dalla commedia dell’arte, Pantalone, Brighella o Arlecchino, oggi dovrebbero essere arricchite da tre “personaggi” tipici della tradizione lombarda e milanese: Teresa, Mabilia e Giovanni.
SOPRA LA VIDEO-INTERVISTA.
Una famiglia, che basandosi sulla tradizione popolare, è sulle scene da oltre 60 anni.
Delle vere maschere, riconoscibilissime: Teresa, con la sua “banana” un po’ sfatta e lo scossarin, Mabilia con le sue mise da star e la sua chioma bionda patinata, Giovanni, con i suoi “barbis” grigi. E come dice la Teresa nell’ultimo spettacolo de I Legnanesi, Lasciate che i pendolari vengano a me, bisognerebbe fargli un monumento: magari non a cavallo, ma con il bottiglione in mano.
Tratti caratteristici, tipico della commedia dell’arte, per uno spettacolo che è ricerca ed improvvisazione insieme. Il copione c’è, ma grazie alla bravura, all’empatia e al puro divertimento dei protagonisti, ogni volta le battute cambiano, le più belle sono riconfermate e quelle che funzionano meno, cassate.
E come nel teatro tradizionale, si ride e molto, ma si pensa anche, con un po’ di nostalgia al tempo che fu e con ironia all’attualità.
In Lasciate che i Pendolari vengano a me, se il titolo per la prima volta è in italiano e non in dialetto lombardo e riprende quello di una rivista ricevuta in eredità da Felice Musazzi, i contenuti sono nuovi, dal call center, ai nuovi ricchi, dai cinesi, agli arabi, che hanno in mano il commercio dei nostri giorni.
E non si può negare anche un po’ di sana satira politica, anche in giorni di elezioni: d’altronde, si sa, si va a teatro per sdrammatizzare.
E in questo spettacolo, primo esperimento di lunga tenitura per i Legnanesi, al Teatro Nazionale (dove giovani e meno giovani stanno accorrendo in frotta), c’è posto per scenografie più di casa nostra, con la classica ringhiera (ma i più attenti noteranno qualche strass nella parete a calce!) e quelle più pompose, da notte d’Oriente od omaggio al circo di Moira Orfei.
Costumi più che mai sorprendenti, curati, con glitter e paillettes, come da tradizione del grande Varietà (ancora prima di Priscilla), disegnati, con mano esperta, dalla Mabilia Enrico Dalceri.
Le coreografie sono di Sofia Fusco, mentre Dalceri si occpua anche della parte musicale con Arnaldo Ciato.
Le coreografie sono di Sofia Fusco, mentre Dalceri si occpua anche della parte musicale con Arnaldo Ciato.
I tre, Provasio, Dalceri e Campisi, sono i veri protagonisti, bravissimi con i loro calambours, i loro tic, la camminata studiata nei dettagli, come solo i grandi attori sanno fare.
Attorno a loro, tante altre maschere, tra le più famose, come Pinetta, Carmela e Mistica, ognuna caricatura di un tipo di “donna” particolare, alle meno conosciute, ma che danno il tocco finale ad una compagnia perfetta nella calibratura e nei tempi comici.
Sono al Nazionale, fino al 1° aprile. Andateci e tornateci, per verificare, come si dice per gli oroscopi, quello che vi ho detto in questa mia recensione.
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