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ASSOTEATRO: relazione assemblea

Qualche giorno fa, vi ho parlato della nascita di ASSOTEATRO, una nuova associazione di categoria che riunisce tutti i teatri privati, le imprese di spettacolo dal vivo, distribuzioni, attori e compagnie teatrali.

Ecco oggi il comunicato stampa, con le dichiarazioni dei presenti, dopo la Prima Assemblea Nazionale di Assoteatro, tenutasi il 13 maggio al Teatro Duse di Bologna. Sul sito www.bolognateatro.it (sezione interviste) è possibile ascoltare la versione integrale dell’Assemblea.
Attualmente sono più di 60 le adesioni di tutto il teatro privato italiano, ma l’adesione cresce ogni giorno. A metà giugno è fissato l’appuntamento (data e luogo in via di definizione) per la costituzione e la nomina del Comitato direttivo.

Riusciranno i nostri eroi a risollevare le sorti del teatro privato in Italia? Forse sì, attraverso la creazione – per la prima volta – di un soggetto davvero rappresentativo delle varie realtà del teatro privato su tutto il territorio nazionale, in grado di catalizzare tutte le forze in campo – produzione, distribuzione, esercizio – e di porsi come interlocutore unico per le istituzioni sia a livello nazionale sia a livello locale. Questo l’obiettivo, per ora centrato in pieno, della neonata associazione Assoteatro riunita lunedì scorso al Teatro Duse di Bologna e di cui sono stati nominati provvisoriamente portavoce Pietro Longhi e Ivaldo Vernelli in attesa della costituzione ufficiale a metà giugno.

Numerosi gli interventi durante l’assemblea volta a raccogliere adesioni e presentare il progetto, da Walter Mramor a Massimo Mezzetti, assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna, da Brunilde Di Giovanni e Giovanni Vernassa, Tato Russo, Danilo Staiti, il prof. Michele Trimarchi, Ruggero Sintoni, Massimo Gramigni, Giulio Baffi.

L’apertura dell’Assemblea affidata a Walter Mramor, presidente del Teatro Duse, ha subito focalizzato l’attenzione sulla questione: “Sono tempi difficili per il panorama culturale nazionale, questa situazione è aggravata dalla crisi di consenso che spesso colpisce la cultura, non considerata come elemento essenziale di una coscienza civica fondata sui valori quali la partecipazione informata, l’approfondimento e il pensiero critico. E’ necessario rifiutare l’idea della cultura come costo improduttivo da tagliare, in nome di un malinteso concetto del risparmio: al contrario credere fermamente che il futuro del nostro paese dipenda dalla centralità accordate dall’ investimento culturale. In questa ottica va letto l’impegno di Assoteatro: rappresentare e restituire dignità al Teatro privato che costituisce l’ossatura e la parte più vitale del teatro italiano.”

L’assessore alla cultura della Regione Emilia Romagna, Massimo Mezzetti, nel ricordare il riavvio dell’attività teatrale nelle zone colpite dal terremoto di un anno fa, in merito ai tagli alla cultura del Ministero sottolinea l’importanza di “rimettere risorse per far vivere un mondo che contribuisce alla ricchezza nazionale nella misura del 5,4%, il mondo della cultura dà lavoro a 1 milione e 400 mila persone, e la metà di queste sono occupate nello spettacolo dal vivo. Eppure riceve indietro dallo Stato un misero 0,16% del bilancio statale, in questa regione contribuisce alla formazione del PIL per il 4,5%, dà lavoro a 78 mila persone, 32 mila imprese, è vero che il 72,5% di queste sono a carattere individuale. Se pensate che il gruppo Fiat in questa regione, senza considerare l’indotto, dà occupazione a 7 mila persone, mentre la cultura a 78 mila persone, eppure se un impianto della Fiat è a rischio di chiusura si mobilitano Istituzioni, forze sociali, sindacali, politiche, ma se chiude un teatro c’è una mobilitazione forse dei cittadini, ma non la stessa delle Istituzioni, perchè noi abbiamo un problema: la cultura nell’opinione pubblica e di chi amministra viene considerata un costo, un peso e non si considera il valore, ormai certificato, di quanto invece contribuisce alla formazione della ricchezza e di quanta occupazione produce.”

“Abbiamo bisogno di un vero sindacato d’impresa” sostiene Ivaldo Vernelli “ma non voglio fare polemiche. Non c’è più tempo, abbiamo perso troppe occasioni e troppe risorse. Vogliamo coinvolgere tutti i privati che in Italia si occupano di Spettacolo dal vivo”. Quali sono le cose più urgenti da fare? “Per esempio chiedere incentivi e misure di defiscalizzazione” dice Vernelli “tagliare l’IVA sulle imprese dello spettacolo dal 10 al 4%”. “Ciò permetterebbe di fare forti riduzioni sul prezzo del biglietto oppure di aumentare le capacità di investimento della spesa. In questo senso si può fare una battaglia non solo nazionale, ma anche europea. Come pure lavorare sui crediti d’imposta, come hanno già fatto nel cinema: abbattere le imposte può dare un grande impulso al settore.

Potremmo chiedere di rendere il Fus triennale per consentire maggiore stabilità, anche a fronte dei tagli agli enti locali che hanno messo in crisi il sistema. Per quanto riguarda le politiche del lavoro bisogna cambiare strategia: il problema principale non è il pubblico, bensì il lavoratore che ha contratti sempre più intermittenti e sempre meno garantiti. C’è troppa burocrazia, va semplificato il sistema. Ogni teatro lavora più per le pratiche amministrative che per quelle artistiche”.

“La nuova associazione deve essere inclusiva” dice Pietro Longhi “deve raccogliere e rappresentare proprio tutti. Stare insieme tra chi gestisce, chi produce, chi distribuisce è molto importante per tutto lo spettacolo dal vivo. Non dimentichiamo che fino all’altro giorno questo senso di unità era pura fantasia, e il settore è andato completamente allo sbando. Insieme si possono superare tutte le difficoltà. La scelta di trovarci al Teatro Duse è un messaggio chiaro alle istituzioni pubbliche. Il ritiro dell’ETI, che ha investito qui milioni di euro, stava per produrre un altro spazio vuoto. Solo l’impegno comune di più imprenditori privati salva questo monumento storico, però le risorse statali sono azzerate: l’apprezzamento e la stima ci rallegrano ma non bastano. Solo tutelando il Sistema Teatro nel suo complesso si possono tutelare le nostre imprese”.

“Bisogna fare tesoro degli errori e delle mancanze che ci sono state fino ad oggi” dice dal canto suo Michele Gentile “I nostri lavoratori hanno paghe ridotte, periodi di lavoro alternati, alcuni lavoratori sono costretti a stringere la cinghia. In qualità di impresario mi spiace dover dare a volte delle paghe che limitano la libertà dei miei lavoratori, mentre nello stesso settore ci sono dei lavoratori addirittura ipertutelati. Siamo ormai in una economia di guerra. Chiedere ciò che c’era prima è una lotta di retroguardia. Guardiamo al futuro. E’ necessario proporre nuove idee, leggi, iniziative. Assoteatro deve essere propositiva”.

Giulio Scarpati, presidente del Sindacato Attori, nel sostenere la necessità di promulgare la nuova legge, punto di partenza per ridare dignità al settore, auspica che si possano “mettere insieme tutti i lavoratori dello spettacolo nelle varie forme, unire quelle figure che lavorano nello stesso settore ma che finora non hanno comunicato. E’ necessario parlare delle difficoltà delle varie categorie e tutelare tutti i diritti e soprattutto bisogna innovare nel settore della formazione per favorire l’ingresso dei giovani”.

Prof. Michele Trimarchi, esperto di economia dello spettacolo, “Il teatro calma da solo un’urgenza espressiva che nessun altra attività umana può dare e mettere in pratica. I giapponesi dicono una cosa mai come oggi più vera: quando sei rimasto solamente con 2 yen compra pane per il tuo corpo e un giacinto per il tuo spirito. In questo momento l’unica domanda che non è diminuita è quella di spettacolo in Italia: non è un paradosso, è una cosa significativa sulla quale riflettere potrebbe aiutarci. L’unica cosa che le persone non rifiutano o non accettano di far diminuire nel paniere della spesa è mettersi davanti allo specchio, guardare se stessi, avere un calcio nella pancia, fare delle cose fondamentali che nessun’altra attività può regalarci, i numeri lo dicono. Il teatro sta attraversando un crinale, su cui fermarsi a riflettere sta diventando importante: il teatro potrebbe fare molto cominciando a convergere, non solo attraverso il resto della cultura, ma anche verso attività non descritte come culturali. Immagino un teatro che studi le norme e le regole, ma anche gli stili e le prassi di altri settori produttivi, questo aiuterebbe moltissimo a capire come muoversi.”

Nel corso della prima giornata di lavori al Teatro Duse, alla quale hanno partecipato più di cento rappresentanti dei vari settori dello Spettacolo dal vivo, hanno già aderito al manifesto di Assoteatro più di 60 imprese. La raccolta delle adesioni si protrarrà fino al 31 maggio. Appuntamento a metà giugno con l’assemblea costitutiva e la nomina del Comitato direttivo.

Per informazioni:
Segreteria Organizzativa ASSOTEATRO: Valentina Prosia info@assoteatro.it tel. 06.43.25.17.87

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