Al teatro Duse di Bologna, Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi saranno i protagonisti (dal 31 gennaio al 2 febbraio) dei 3 atti di “Due di Noi”, testo brillante di Michael Frayn per la regia di Leo Muscato.
Qui la mia recensione.
Si tratta di storie matrimoniali in crisi dove si evidenzia con umorismo e tagliante sarcasmo l’universo, le mancanze, le tensioni, il logorio dei rapporti coniugali. Tre storie diverse che i due brillanti attori interpretano cogliendo le sfumature, gli sguardi, i gesti, le parole di un uomo e una donna nelle dinamiche di vita in comune coinvolgendo il pubblico in uno spettacolo che sorprende, diverte ma fa anche riflettere.
Per l’occasione, vi riposto le mie interviste.
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Questa commedia fu rappresentata per la prima volta a Londra nel 1970. Era l’esordio teatrale di Michael Frayn, un autore allora sconosciuto, che solo una decina d’anni dopo sarebbe diventato famoso in tutto il mondo grazie al successo di “Rumori fuori scena”.
“Due di noi” è il titolo che racchiude tre atti unici, concepiti per essere recitati da un’unica coppia d’attori che raccontano tre emblematiche e paradossali situazioni matrimoniali. Nella prima, Black and silver, un marito e una moglie, entrambi col sistema nervoso logorato da un pargoletto insonne e urlante, tornano in vacanza a Venezia nella stessa camera d’albergo dove avevano trascorso la luna di miele. Il confronto passato/presente è inevitabilmente comico, tenero, con una punta d’amarezza.
Nella seconda, Mr.Foot, la comunicazione di coppia è praticamente azzerata: la moglie sopperisce dialogando in modo surreale con il piede del marito, l’unica parte del corpo che ne tradisce qualche sprazzo emotivo, ad onta della sua ostentata e glaciale indifferenza.
L’ultima situazione,Chinamen, consiste in un vero e proprio virtuosismo drammaturgico e attoriale: marito e moglie si ritrovano a dover gestire una cena alla quale hanno invitato, per errore, una coppia di amici da poco separati e il nuovo boyfriend di lei. Qui il meccanismo comico, spinto al limite della farsa, è potenziato dal fatto che gli stessi due attori, grazie ad un diabolico meccanismo di entrate, uscite e travestimenti, si trovano ad interpretare ben cinque ruoli diversi, dando vita ad un vorticoso crescendo di equivoci fino al paradosso finale.
Sono passati ormai quarant’anni da quel felice esordio, ma la freschezza di queste piccole pièces è rimasta intatta, a riprova del loro valore teatrale e della bravura dell’autore.