Lo spettacolo a teatro è, da sempre, la celebrazione di un rito collettivo. Il pubblico da una parte, gli attori dall’altra, che fondono respiri ed emozioni, raccontando una storia, condividendo sentimenti.
In ogni serata agli Arcimboldi, il pubblico intervalla applausi scroscianti e standing ovation a silenzi “quasi religiosi” (prima di Gethsemane, dalla quinta fila, ho sentito chiaramente scricchiolare il legno del palco sotto i passi di Ted Neeley): il rispetto per la messa in scena e gli attori sul palco è, giustamente, reverenziale.
I tre protagonisti storici non hanno perso lo smalto, dopo 40 anni.
Ted Neeley, che ha iniziato a lavorare in teatro nel 1971, e non sempre interpretando Gesù, è stato anche in cast di spettacoli come “Hair”, “Tommy” e “Sgt. Peppers”, ed è stato grazie al film che ha ottenuto la “consacrazione” come Jesus.
Un personaggio che ormai si porta cucito addosso, non solo nella fisicità, ma anche nella straordinaria umiltà che dimostra sopra e fuori dal palco.
La vocalità è sempre quella: non ha perso un tono e spazia dai bassi torniti agli acuti, non in falsetto.
Nel brano Gethsemane, in cui Jesus porta a Dio domande che potrebbero riguardare ognuno di noi, gli spettatori delle prime file, avranno, come me, la sensazione che Ted Neeley li guardi ad uno ad uno negli occhi anche se il suo sguardo è spesso rivolto verso l’alto.
Barry Dennen è di nuovo uno straordinario Ponzio Pilato, la cui espressività e tensione del corpo lo fanno risultare un gigante in scena, mentre Yvonne Elliman , ci dà una Maddalena che assomma la dolce giovinezza del film alla quasi materna maturità.
Massimo Romeo Piparo è stato abile ad accostare ed amalgamare questi straordinari interpreti ad un cast tutto nuovo: si coglie ogni sera, negli occhi di tutti gli interpreti, l’emozione di condividere il palco con i tre miti.
Citerei tra tutti Paride Acacia, già Hannas in una precedente versione con Carl Anderson (e Jesus per una stagione) e Francesco Mastroianni come Caifa; lo straordinario ed energico Emiliano Geppetti (Simone, ma lo vedrei benissimo anche come Giuda), che si fa notare sempre, qualsiasi ruolo interpreti; un giovanissimo Riccardo Sinisi (Pietro): e, nella replica di ieri sera, l’istrionico Cristian Ruiz, nella scena di Erode, unica molto libera nelle varie versioni di Jesus, che Piparo ha voluto fotografare con un omaggio alle maschere italiane.
Menzione a parte per il giovane Feysal Bonciani nel ruolo di Giuda, simile fisicamente a Carl Anderson, in un ruolo difficilissimo, sia per i precedenti illustri, sia per la differenza di età con i protagonisti: una grande prova, presenza scenica e vocalità interessanti, da tenere d’occhio per il futuro.
Nel trascinante finale, arriva in sala, dal foyer degli Arcimboldi, e come sempre viene proiettato sul maxischermo in teatro: non in tutte le versioni, però, Giuda è seguito da Jesus, ed i due attraversano la sala, acclamati dal pubblico in piedi.
Piparo, arrivato a quattro diverse edizioni prima di questa, ci consegna quindi una versione indimenticabile del Jesus, arricchita da proiezioni al led (dove scorrono frasi del Vangelo a sottolineare i brani in inglese), botole, trampoli, fuochi e ottime luci (avrei illuminato di più di quando in quando i vari interpreti), un ensemble di 24 tra acrobati, trampolieri, mangiafuoco e ballerini coreografati da Roberto Croce, scenografie stilizzate a metà tra il classico ed il post moderno di Giancarlo Muselli elaborate da Teresa Caruso, i costumi hippie di Cecilia Betona ed una straordinaria orchestra dal vivo di 12 elementi diretta dal Maestro Emanuele Friello.
Stampa e pubblico concordi, cosa rara, su questo musical.
Non vi dico nemmeno “non perdetelo”: vedete un po’ voi!
«Jesus Christ Superstar» al Teatro degli Arcimboldi dal 16 ottobre al 2 novembre; ore 21, ingresso 69/29 euro, 02.5466367