Attore, cantante e compositore, Attilio Fontana, dal palco di Tale e Quale Show in cui si è confermato campione della passata edizione, a distanza di sei anni dal suo primo album “A” del 2008, presenta “FORMAGGIO”, il nuovo disco dai “colori caldi e inaspettati, che dà grande spazio di espressione alla virtuosistica band composta da Franco Ventura alle chitarre, Luca Pirozzi al contrabasso e basso elettrico, Salvatore Corazza alla batteria e percussioni e Ettore Gentile al Pianoforte”.
Per l’occasione, ho voluto intervistarlo per voi ed in questo post troverete la nostra chiacchierata.
Vi ricordo che Attilio sta portando in giro anche il suo spettacolo, “Strimpelli & Vinile” (con e e di Attilio Fontana e Emiliano Reggente insieme a Ilaria Porceddu).
“L’album racchiude il mondo musicale di Attilio, un viaggio nuovo, pieno di nostalgia e d’ironia al tempo stesso, sia nei suoni che nelle parole. I testi, oltre a raccontare storie attraverso ideali immagini, sono spesso stretti in spazi metricamente veloci, come se le parole fossero tanti mattoncini di lego da assemblare durante l’ascolto con la propria fantasia.
Le parole si trasformano in racconti e ci accompagnano passo dopo passo, con quella magia simile al momento in cui si vede apparire, in assolvenza, un’immagine nel foglio fotografico dentro a una camera oscura.
Numerosi sono gli omaggi ai grandi maestri della musica contemporanea, come la Tosca di Lucio Dalla, i motivi di Rino Gaetano o il mondo rarefatto di Rodari.
L’album è prodotto, scritto e arrangiato insieme a Franco Ventura, chitarrista con cui da dieci anni Attilio ha un sodalizio artistico. In questo disco, in cui il computer ha giusto avuto il solo compito di “registratore”, hanno collaborato musicisti importanti come Ettore Gentile al pianoforte, Luca Pirozzi al contrabbasso e al basso elettrico, Salvatore Corazza alla batteria, Clemente Ferrari ai pianoforti elettrici e hanno prestato il loro contributo Massimiliano Dedo ai fiati e Paolo Innarella al flauto e al sax soprano.
Un disco con tre anni di gestazione e di scrittura e con quasi un anno di lavoro in studio, dove ogni canzone è stata montata e pensata come dentro una moviola analogica, tra forbici e pezzi di pellicola musicale, tutta rigorosamente suonata senza l’uso di sintetizzatori.
LE CANZONI
Formaggio è la canzone che da il titolo all’album e ne è il manifesto. È la storia di un ragazzo che, estenuato dalle “luci della città”, va a ritrovare se stesso in una campagna piena di ricordi, ululati di cani e formaggio, sotto un cielo dove immaginare un padre che non c’è più, nell’attesa di un nuovo periodo della vita e che la fortuna torni a bussare alla porta. C’è un riferimento sonoro e generazionale di chi ha subito le sonorità di un Celentano degli anni settanta e un Toto Cutugno quasi citato, con il suo “italiano vero” con l’autoradio sempre nella mano destra.
La Canzone Bella è una Matrioska, che canta se stessa e parla di sé, proiettandoci nel meccanismo della discografia e del successo. Una canzone specchio di come subiamo da spettatori ciò che è effimero, contrapponendo un sound retrò a un testo attuale, che fa venire voglia di ballare charleston e fox-trot.
Wanda, il primo singolo di questo disco, rappresenta la purezza. In un’epoca di sopravvivenza, dove siamo costretti a vendere, a venderci o spesso anche a svenderci, per vedere se in fondo al cuore c’è qualcosa o qualcuno che possiamo salvare dalla schiavitù dei numeri e proteggerla con l’amore.
Wanda è una donna. Una donna che vive nel suo mondo, in cui l’arrivismo non è concepito come ossessione ma come passione. Curiosità e desiderio di scoprire il mondo con gli occhi di una bambina non inquinata dall’ambizione sfrenata e molto coraggiosa nell’amare.
In Equilibrio è il duetto con Ilaria Porceddu, che Attilio ha prodotto e portato al Festival di Sanremo del 2013. Questa canzone, che Mauro Pagani ha voluto fortemente per il Festival e con cui Ilaria si è posizionata seconda tra i giovani, è una sorta di viaggio della vita raccontato attraverso suggestioni provenienti da una ispirazione tutta felliniana (il brano è ispirato a “La strada” di Federico Fellini e contiene una citazione dell’intro di Dmitri Shostakovich e il suo Waltz No. 2, la stessa del film di Stanley Kubrick “Eyes Wide Shut”).
Gino se ne va appeso a un palloncino…dove andiamo dopo questa vita? Verso dove va la nostra anima? Gino ha vissuto la sua vita e ora che la sua anima viene chiamata e si appende a un palloncino, quasi come il vecchietto di “Up”, riflette su quello che lascia e si chiede cosa troverà…un viaggio “leggero” che parla di quello che non sappiamo.
Dove Sta è la biografia di una generazione, classe ’74, quella di Attilio. Un vero e proprio elogio al ricordo, un pezzo nostalgico che parte dal ritrovamento di una scatolina che riporta a valanga milioni di ricordi di un’infanzia passata troppo in fretta, per tutti. Il focus scorre su gesti che ci accomunano tutti, come lo “scoppiare” le merendine, il bottone dietro il Big Jim o le tette nude della Barbie. Una ninna nanna, una filastrocca, una canzone di cristallo, accompagnata da un video, capolavoro dipinto a mano da Gabriel Zagni, che ci riproporrà Attilio come astronauta e che disegna a mano un’Odissea 2001 reinventata, portando la fantascienza più alta sulla punta di un pennello. (Tra poco visibile su You Tube)
Marisa è un piccolo film musicale, molto fotografico, in cui Marisa è una donna che ostenta sicurezza, forte, ma che incontra a un certo punto la sua fragilità e un dubbio nei confronti delle certezze che si è raccontata in passato, la sua storia d’amore in bilico tra un dubbio che rimane inesplorato…restare o andare via?
Triangolo. Un giorno giocando con Franco Ventura sull’idea di riarrangiare alcuni brani cambiandogli completamente il vestito, è uscita fuori questa versione del Triangolo di Renato Zero, polverosa e notturna ma che incarna il tema dell’ironia di questo disco, un gioco “serio”, in cui un sound da jazz club Newyorkese anni settanta incontra un classico, in una versione che mai avremmo immaginato.
Il Mare è un ritratto atipico, quasi una poesia musicale che ci racconta di questo ospite e testimone della nostra vita, che nel bene e nel male cuce gli orizzonti più belli e a volte tragici dell’esistenza. Visto qui come un nonno che racconta ad un bambino una favola meravigliosa e che ci meraviglia ancora, dopo milioni di pagine e dopo millenni, il dio più poetico e gigante di ogni immaginario, il mare, porta la nave che ci salverà.
Non Camminare Scalza è un brano scritto insieme al regista Luciano Melchionna, tratto da una storia di un film in embrione, dal titolo appunto “Non Camminare Scalza”. Nella canzone c’è il desiderio di proteggere e salvare dal viaggio della vita chi si ama, ricordandoci che la vita è un viaggio straordinario anche quando contaminato dal dolore. La canzone chiude il disco con un abbraccio e un finale antigravitazionale, con un bellissimo solo al pianoforte di Ettore Gentile”.