Debutterà in Prima Nazionale il 9 luglio 2015 al Teatro Romano di Ostia Antica, MEDEA di Jean Anouilh, che vede come straordinaria protagonista Barbara De Rossi.
La regia è di Francesco Branchetti (traduzione di Giulio Cesare Castello, con Tatiana Winteler, Carlo Caprioli, Lorenzo Costa, Fabio Fiori).
Ho avuto l’opportunitò di intervistare per voi proprio Barbara De Rossi, che, in questa chiacchierata emozionante ed emozionale, mi ha raccontato come sta vivendo l’approccio con questo testo immortale e con una Donna come Medea.
Io non me la perderei.
Le foto sono di Corrado Ferrante.
Medea di Jean Anouilh
Note di regia
“Mettere in scena oggi “Medea” di Jean Anouilh significa non solo rendere omaggio ad uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, ma anche e soprattutto riscoprire un testo straordinario da ogni punto di vista, un testo in cui regna un personaggio come quello di Medea dalla enorme forza tragica, nella sua solitudine straziante, nella sua sensualità dolorosa, nel suo essere votata ad un amore che non conosce limiti, nella sua disperazione, nel suo essere travolta da un sentimento incontrollabile e nella sua rivolta alle regole. La “Medea” di Anouilh ha una struttura drammaturgica molto forte e caratteristiche specifiche ed originali che la rendono unica. In pochi testi come in questo ho trovato la perfezione della drammaturgia unirsi alla costruzione di personaggi teatrali dalla potenza tragica strepitosa e ad un’indagine psicologica straordinaria.
Anouilh, mirabilmente, rende sentimenti e rapporti sempre più assoluti e universali, nella loro più scoperta quanto complessa umanità. La tragedia e la vicenda umana ed esistenziale di Medea assumono nel testo significati appunto universali e di straordinaria attualità.
La regia e lo spettacolo ricostruiranno scenicamente, visivamente, musicalmente, il mondo della protagonista e dei suoi sentimenti “straordinari”, “estranei”, da “emarginata”, la sua anima straziata e dolente, capace di piegarsi al dubbio, alla debolezza, addirittura alla tenerezza più struggente, che, secondo me, tanto ci parlerà della condizione universale della donna, pur se indagata in un esempio estremo ed eccezionale.
In scena Medea dolorosamente emarginata vive, insieme alla Nutrice, una condizione di disperata solitudine e, ancora di più, la sua condizione di estraneità dovuta al suo essere “barbara” e “diversa” in una lotta feroce per la sua dignità di donna e per un amore che non conosce limiti.
Quando la sua dignità di donna le verrà negata, la vendetta sarà terribile e inaudita con l’uccisione dei figli. Medea sarà emblema dell’amore e insieme della morte e la tragedia vivrà tutta in lei e nella sua sfaccettata e travolgente personalità; accanto le sarà, in una sorta di controcanto, la Nutrice, personaggio di straordinaria importanza; e poi Giasone, mirabilmente disegnato da Anouilh nei suoi accenti e aspetti più “umani” ; un Giasone stanco degli eccessi e del peso di una passione ormai per lui troppo grande. Creonte sarà, infine, l’incarnazione di un potere fatto di regole che niente e nessuno può mettere in discussione, pena la rottura di equilibri troppo importanti e la dissoluzione di tutto un mondo. La regia e lo spettacolo hanno l’intento e l’obbiettivo di restituire al testo la straordinaria capacità, attraverso la voce di Medea e degli altri personaggi, di parlare, di evocare, di “far apparire” un mondo di passioni estreme, di paure, di incubi, di umane debolezze, di solitudine, di lotta disperata per la propria dignità, di forze oscure, misteriose, magiche ed arcane, di pulsioni innominabili, di violenza, in cui tutti noi finiremo per trovare, attraverso la parola di Anouilh, il nostro presente più dilaniato, il nostro oggi cosi travagliato, sia che si parli di rapporti umani, che di guerre, che di contrapposizione fra culture, che di “esuli”, che di lotta per il potere, che di eventi “straordinari” di violenza oppure di dolore o di sofferenza, che sembrano talvolta evocare il mito e gli straordinari personaggi mirabilmente disegnati dalla penna di Anouilh.