In questi giorni, vi ho anticipato, con alcune pillole, gli spettacoli che comporranno la prossima stagioe del Teatro Brancaccio di Roma, parlandovi, ad esempio, Sister Act e di Burattino Senza Fili.
Questa mattina, vi segnalo la stagione completa, non solo del Brancaccio, ma anche del Brancaccino.
Trovate tutto nella prossima pagina.
“La stagione appena conclusa si attendeva difficile e così è stato. Alcune produzioni annunciate non hanno resistito ed hanno annullato i loro impegni, incidendo negativamente su incassi e presenze.
Tuttavia il resto dei progetti è stato molto apprezzato; tra tutti ricordo Rapunzel il musical, gli Stomp, gli spettacoli di danza, il concerto di Bregovic con l’incontro con gli studenti di Uniroma2, Hevia, i Dervisci, il progetto sugli Italiani di seconda generazione con Tong Men G di Shi Yang shi. Insomma una stagione forse meno commerciale che però è stata gradita .
In questa conferenza avevo previsto il gioioso annuncio della nascita del consorzio Officine del Teatro Italiano, che aggrega questo Teatro e la Sala Umberto; voluto per perseguire il raggiungimento dello status di “Centro di produzione” (un ente nuovo previsto nella recente norma che regola il sostegno alla cultura – FUS).
Avrei voluto condividere con Voi questa gioia.
Invece non è così. Pertanto questo è un comunicato di protesta.
Il pregiato Mibact non ritiene che il nostro progetto triennale sia da prendere in considerazione, azionando il meccanismo di filtro denominato: qualità.
Allora ho cercato di capire dove avessi sbagliato, ripercorrendo quanto la norma indica, analizzando le produzioni presentate. Ancora disorientato dall’efferata Pec ricevuta, nella quale ci consigliano di essere solo un organismo che ospita le compagnie, ho cercato, guardando i miei colleghi, quanto fossimo lontano da coloro che sono stati più abili e fortunati. Poi, voci di corridoio sussurravano: “… Fate una attività di interesse pubblico ma siete privati”; inoltre siamo anche in una Regione molto indebitata che non può fare più di tanto.
Si tratta di una scelta politica. Null’altro.
In un certo senso, meglio così. Non è quindi un giudizio negativo oggettivo. Solo non c’è posto per noi. Non ci sono le risorse e allora si strumentalizza la qualità.
Dietro questa istanza triennale però, non ci sono solo progetti che non potranno essere presentati in questa conferenza; ci sono i destini di tutte le persone che vivono di questo lavoro e dell’indotto che generiamo.
CENTRO di PRODUZIONE significa Fabbrica, Cantiere del pensiero, Officina delle idee che si trasformano in progetti culturali.
Pertanto abbiamo messo in lavorazione – quindi ci siamo impegnati economicamente – 15 progetti produttivi: per i musical RAPUNZEL il Musical, SISTER ACT, BURATTINO SENZA FILI; per la prosa MODIGLIANI di Angelo Longoni, IL METODO di Galceran, I BLUES di Tennesee Williams, IL BAGNO di Astrid Veillon, I SUOCERI ALBANESI di Gianni Clementi,
IERI È UN ALTRO GIORNO di Meyniac e Cros, FIGLI DI UN DIO MINORE di Medoff, LA
PASSIONE DI CRISTO regia di Antonio Calenda; per il circo LES 7 DOIGT DE LA MAIN con RomaEuropa Festival; per la danza SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE di Mauro Astolfi.
E poi riguardo il teatro per le scuole da 12 anni realizziamo una delle vetrine più interessanti a Roma, ospitando anche progetti in inglese, francese, spagnolo e tedesco. Pagando sempre i cachet a tutte le compagnie.
Abbiamo aperto una scuola di formazione diretta da Lorenzo Gioielli che ha terminato il primo anno e che sviluppa già piccole produzioni innovative, oltre ai vari corsi aperti a tutti.
Abbiamo investito nella Danza e promuoviamo la costituzione di un Polo Danza Lazio con le migliori risorse a Roma e nel Lazio.
Così come siamo attenti al circo contemporaneo e alla musica.
In sintesi, cerchiamo di lavorare intorno ad una semplice ma fondamentale nozione: la costruzione di un DISTRETTO CULTURALE, essenziale per l’economia di una citta’ come Roma e una regione come il Lazio.
Il distretto culturale potrebbe essere equiparato al distretto industriale. In Italia ne abbiamo 22. Sono ben tutelati dalle norme per lo sviluppo.
Il distretto darà visibilità all’Impresa culturale, al suo prodotto, al suo indotto, ai suoi occupati, creando una rete fra tutte le micro-realtà del settore culturale.
Se una sana politica dovesse ridestarsi, potrebbe accompagnare il sistema culturale in questa direzione. Inoltre sarebbe opportuno estendere il Tax Credit al settore teatrale. Magari agli Enti Lirici, liberando il FUS dal loro peso.
Oggi noi non esistiamo per le Istituzioni e questo non è più accettabile. Non è un gioco.
La presenza di Officine del Teatro Italiano con i suoi cantieri del pensiero, i suoi lavoratori, il suo indotto non può e non deve essere negata, con uno strumento artificioso che non fa onore a coloro che dovrebbero guidare e sostenere lo sviluppo delle fragili imprese come la nostra.
Per favore pregiato Mibact, migliorate e rispettate il lavoro, aumentate le risorse per tutti e non nascondetevi dietro la cosiddetta “qualità”.
Che poi a pensarci bene come si fa a pretendere quella che Voi intendete “qualità” in assenza di risorse e creando una concorrenza super sleale tra chi ha e chi guarda?
Perdonate queste lunghe considerazioni ma qui è in gioco la nostra sopravvivenza.
Per ora non posso presentare alcune parti della stagione, come quella sulla Danza e quella sulla Musica. Avremo molte integrazioni già pre-concordate se questi nodi verranno onestamente risolti.
Nella cartellina trovate le schede dei progetti principali.
Ringrazio tutti i miei colleghi e collaboratori per il continuo impegno profuso, ma un sentito ringraziamento vorrei indirizzarlo a tutto il pubblico pagante che in questo modo ci rispetta e non solo , contribuisce ad un lavoro che ha una particolare importanza : riscalda i cuori e muove le coscienze.
VIVA IL TEATRO”. (Alessandro Longobardi)