Il 29 Settembre “Oscar Wilde, il processo” valicherà i confini nazionali e approderà a Parigi.
Al Thèȃtre du Gouvernail. Una bella avventura teatrale per gli attori Roberto Azzurro e Pietro Pignatelli, accompagnati dalla pianista Rebecca Lou Guerra, che da qualche anno portano in giro questo interessantissimo spettacolo, senza però essere ancora giunta ahimè al nord.
Parigi è la città in cui Oscar Wilde, dopo due anni di prigionia e lavori forzati, si ritirò stanco e malato e dove morì il 30 Novembre del 1900.
In tempi in cui accuse, tabù sociali e violenze non cedono ancora il passo ai valori “dell’accettazione, dell’inclusione e del rispetto reciproci”, l’ironia dissacrante e lo spirito caustico di Wilde rimarcano l’importanza della libertà e della salvaguardia dei diritti civili. Oscar Wilde fu protagonista di ben tre processi, che lo portarono alla rovina. Il primo di questi fu intentato da lui stesso ai danni del Marchese di Queensberry che, scoperta la relazione tra suo figlio Alfred e lo scrittore, l’aveva accusato di “posare a sodomita”. A causa delle notizie sulla sua vita privata emerse in questo primo processo, Oscar Wilde verrà in seguito giudicato colpevole del reato di “sodomia” e di “gravi indecenze”, e condannato a due anni di lavori forzati. I verbali dei processi non vennero mai resi pubblici, perché ritenuti scabrosi e compromettenti. Solo nel 2000, l’eccezionale ritrovamento di un manoscritto presso la British Library ci consente oggi di rivivere parola per parola quel l’interrogatorio in cui Wilde diede prova del suo famigerato acume.
Roberto Azzurro (Oscar Wilde) e Pietro Pignatelli (l’avvocato Edward Carson) ripercorrono i momenti salienti di un interrogatorio, in cui Wilde è costretto a rispondere dei suoi rapporti con omosessuali e ragazzi di vita, e lo fa di volta in volta negando, mentendo, scherzandoci sopra. In questo folle ma reale dialogo si intrecciano le note di Chopin eseguite da Rebecca Lou Guerra come una terza voce di questo acrobatico “battibecco”, come fosse una voce dell’anima dei personaggi e dello spettatore contemporaneamente. E diventa quasi un miracolo poter assistere al genio dell’umorismo del poeta inglese, nelle vere risposte date al suo inquisitore, nell’espressione massima della grande ironia di un “gigante” della letteratura mondiale, di cui il 30 novembre 2016 ricorreranno i 110 anni dalla morte.