Riflettori su
Corrado D'Elia

Cirano di Bergerac Corrado D’Elia: recensione, curtain call e mostra fotografica

Un classico che si fa classico: quando uno spettacolo come il Cirano di Bergerac viene portato in scena da 20 anni, diventando un vero e proprio cult, visto da più di 200mila spettatori, si può solo rimanere stupiti e grati, di fronte a tanta bellezza che attraversa intatta il tempo e viene riportata ogni sera in scena, come se fosse la prima volta.

Se non fosse per la fila degli affezionati alla cassa, dell’overbooking, per cui alcuni aspiranti spettatori aspettano di sapere se potranno entrare o no, e se non fosse per le repliche aggiunte, potremmo pensare di assistere ad uno spettacolo nuovo, attuale, fresco, neonato, mai visto.

Invece no: Corrado D’Elia, con la sua compagnia, porta in scena una mise en scène maggiorenne da un po’, la cui “vita” viene celebrata e festeggiata dalla bella mostra del foyer con le foto di Angelo Redaelli.

Tanto è stato scritto su questo Cirano. 20 anni di parole, come sui foglietti per i dolci del più noto pasticcere di Parigi.

Ma ci si stupisce sempre davanti ad una macchina perfetta, con una scenografia scabra, riempita dalla fisicità degli attori, che la animano, la percorrono, la saltano, la vivono.

Un testo attuale, reso ancora più moderno per la prosa senza rime, sconcertante per l’attualità della diversità, dei finti amici, della brama del potere, dei Don Chisciotte e dei sognatori che cadono dalla luna, con momenti lirici che lasciano lo spettatore senza fiato, alternati ad altri in cui si sorride e si ride.

Perché lo spettacolo di Corrado D’Elia sa toccare tutti i registri, dei giovani e dei meno giovani che lo seguono.

Il suo Cirano, poi, è quel Cirano che tutti vorremmo avere come fratello, cugino, amante, innamorato, in cui una recitazione naturale e naturalistica mette a nudo l’Anima di cui ci si innamora con facilità.

Il naso viene e va, diventando una maschera introspettiva, introiettata, che compare e scompare a seconda di quello che oggi si ama definire autostima, e che allora era solo il sano credere in sé.

Un’Anima bella, quella di Cirano, guascone, smargiasso, sicuro ed insicuro, il cui ritratto alla Dorian Grey, l’altro sé, la parte visibile vuole essere quel Cristiano che lo completa con la sua bellezza, in un gioco delle parti che li fa diventare a volte uno, a volte due, a volte tre, con la splendida Rossana.

Ed il Cristiano questa volta è Michel Altieri, che i più conoscono per i musical, ma che qui ci dà una grande prova d’attore di prosa pura, in un ruolo che gli si addice, per fisicità ed appeal, in cui si diverte, gioca, ammalia, sorride.

Cristiano, con la sua ingenuità, si svolge e rotola fino alla catarsi della scena finale, in cui finalmente è se stesso e si offre alla più eroica delle uscite di scena, per tonare prima della chiusura del sipario, in cui tutti diventano Cirano, Rossana compresa.

E la pulzella innamorata, forte, moderna, attuale, ricca di sfumature è la brava Giovanna Rossi, che tiene la scena come una regina, circondata dalla sua corte di attori, spasimanti e una simpaticissima dama di compagnia, vero personaggio da comédie populaire.

Tutta la rosa di attori che circuita sulla scena inclinata è attenta, precisa, naturale e sincronizzata perfettamente.

20 anni di successi meritati, da vedere, rivedere, gustare e sognare.

Perché questo genere di Teatro fa bene al Teatro, con i suoi tutto esauriti e la gente inchiodata alle poltrone per più di due ore e mezza senza intervallo.

Grazie, davvero, Corrado D’Elia e la sua compagnia (di guitti e guasconi).

SOTTO IL VIDEO DEL CURTAIN CALL DELLA POMERIDIANA DI IERI E ALCUNE IMMAGINI DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI ANGELO REDAELLI

Andato in scena fino al 30 ottobre a Teatro Litta di Milano, la COMPAGNIA CORRADO D’ELIA presenta CIRANO DI BERGERAC di Edmond Rostand (traduzione Franco Cuomo – regia e adattamento Corrado d’Elia – assistenti alla regia Marco Brambilla e Marco Rodio), con Michel Altieri, Marco Brambilla, Alessandro Castellucci, Giovanni Carretti, Francesco Cordella, Corrado d’Elia, Sebastien Halnaut, Claudia Negrin, Stefano Pirovano, Marco Rodio, Giovanna Rossi, Stefano Rovelli, Chiara Salvucci (scene Fabrizio Palla – foto di scena Angelo Redaelli – tecnico luci Marco Meola – tecnico audio Gabriele Copes – grafica Chiara Salvucci).

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