Testori
Ossoli
Manni
PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ 2017- GIOVANI GRANDI INTERPRET
L’opera di Testori, con la sua forza innovativa e prorompente, ci avvicina ad un personaggio che parrebbe distante e difficilmente riconducibile al contesto in cui viviamo. La sua “Cleopatràs”, spogliata degli abiti regali e rivestita solo di carne e sangue, ci parla in un linguaggio crudo e palpitante, in un dialetto che appartiene a tutti e che rievoca un’Italia ormai dimenticata.
amore e morte giungono a un punto di fusione incandescente e poeticissimo
attraverso un linguaggio crudo e palpitante, barbarico e sublime, unico e
immortale. Come il suo autore.
Che rimane della “gran reina” Cleopatra una volta deposta la corona d’Egitto? Sarà ancora la meravigliosa imperatrice capace di terrorizzare e sottomettere interi popoli al suo capriccio oppure una semplice “bagascia” di paese che millanta un passato che non è mai esistito?
Cosa giunge fino a noi attraverso i secoli al di là della patinata aura del mito?
L’opera di Testori, con la sua forza innovativa e prorompente, ci avvicina ad un personaggio che parrebbe distante e difficilmente riconducibile al contesto in cui viviamo. La sua “Cleopatràs”, spogliata degli abiti regali e rivestita solo di carne e sangue, ci parla in un linguaggio crudo e palpitante, in un dialetto che appartiene a tutti e che rievoca un’Italia ormai dimenticata.
La “reina” viene rappresentata nella sua essenza più pura, nell’universalità del suo essere Donna, una donna che ha pienamente vissuto, amato, goduto e perso irrimediabilmente tutto. Testori intona il lamento, il “laio” della vedova, che ha vissuto la guerra e ne è uscita perdente, un lamento di morte che sfocia tuttavia in un appassionato inno alla vita: attraverso i ricordi della terra natìa la donna rivive i tempi d’oro dell’amore col suo “Tugnàs”.
Una donna che ha pienamente vissuto, amato, goduto, e perso ogni cosa. Una vedova che intona un doloroso lamento di morte e un potente inno alla vita. La grandiosa imperatrice d’Egitto che ha dominato e sottomesso interi popoli. Una bagascia di paese che millanta un passato fantasioso e mai esistito. Cosa resta della “gran reina” dopo che ha deposto la corona? In un tempo fatto di ricordi, la “Cleopatràs lussuriosa” di Testori ci accompagna dentro l’universalità di una passione che ne segna tragicamente il destino. Uno spettacolo in cui sacro e profano, amore e morte giungono a un punto di fusione incandescente e poeticissimo attraverso un linguaggio crudo e palpitante, barbarico e sublime, unico e immortale. Come il suo autore.
Ultima opera dell’autore milanese, Cleopatràs è parte, con Erodiàs e Mater Strangosciàs, della trilogia Tre Lai con la quale Testori dà il suo addio alla vita e ad un paesaggio che è insieme terra della nascita, ma anche strada che riporta là dove il cuore e la tenerezza dello scrittore sembrano aver lasciato il proprio “magone”. È una lombardissima tensione fatta di processioni tra boschi, sensuali richiami e desideri che urlano e bramano.
GIOVANNI TESTORI (Novate, Milano, 1923- Milano, 1993),
critico d’arte, poeta, autore teatrale e romanziere, è stato tra le personalità intellettuali più complesse e importanti del secondo Novecento. Negli anni cinquanta ha raccontato la periferia milanese, nel ciclo dei Segreti di Milano che comprende tra gli altri i racconti Il ponte della Ghisolfa, da cui Visconti trasse il film Rocco e i suoi fratelli, e il testo teatrale L’Arialda.
Negli anni settanta, attraverso la “Trilogia degli Scarrozzanti” (L’Ambleto, Macbetto, Edipus) ha creato una personalissima lingua drammaturgica. Dopo gli oratori di argomento sacro, quali Conversazioni con la morte e Interrogatorio a Maria, negli anni ottanta scrive due “Branciatrilogie” per l’attore Franco Branciaroli e porta in teatro uno dei suoi capolavori, il romanzo In exitu. Il suo ultimo testo, quasi un testamento, fra teatro e poesia, è Tre lai.
MINO MANNI
Diplomato alla bottega teatrale di Vittorio Gassman, ha lavorato con i più grandi registi del teatro italiano tra cui Massimo Castri, Giancarlo Cobelli, Cesare Lievi, Antonio Calenda e Jerôme Savary, direttore della Comédie Française di Parigi. Ha recitato con Glauco Mauri per cinque anni interpretando opere di Goldoni, Shakespeare e Dostoevskij facendo tournée in Italia e all’estero.
Ha recitato anche con Alessandro Preziosi, Kim Rossi Stuart, Michele Placido, Silvio Orlando, Franco Branciaroli, Gabriele Ferzetti. Premiato al Montegrotto Teatro Festival come miglior attore, per il cinema ha lavorato, tra gli altri, con i registi Alessandro D’Alatri, Dario Argento, Michele Placido, Marco Bellocchio.
Nel 2010 fonda la Compagnia I Demoni con il regista Alberto Oliva con cui ha realizzato: il monologo Garibaldi amore mio (scritto da Maurizio Micheli), La donna che visse due volte, La confessione (monologo tratto da I Demoni di Dostoevskij), Il ventaglio di Carlo Goldoni; Il mercante di Venezia di Shakespeare nel ruolo di Shylock e Giulio Cesare nel ruolo di Antonio, Il giocatore (sempre di Dostoevskij), Enrico IV di Pirandello, Mozart e Salieri e Don Giovanni di Puskin, Salomé di Oscar Wilde, Il topo del sottosuolo e Delitto e Castigo di Dostoevskji. Ha al suo attivo vari laboratori di cinema e di teatro e insegna recitazione al liceo artistico Cassinari di Piacenza. Inoltre da molti anni riscuote grande successo con una serie di letture con musiche dal vivo tratte da I promessi sposi di Alessandro Manzoni in coppia con Marta Ossoli, attrice con cui vince nel 2017 il prestigioso Premio Nazionale Franco Enriquez per lo spettacolo Cleopatràs di Giovanni Testori.
MARTA OSSOLI
Dottoressa in Filosofia, si diploma nel 2011 all’Accademia dei Filodrammatici di Milano.
La sua esperienza professionale spazia dalla tragedia antica (Mythos prodotto dal CTB) ai capolavori italiani del primo Novecento (La coscienza di Zeno da Svevo,diretta da Maurizio Scaparro; Non si sa come di Pirandello), passando da Cechov (Cechoviana), fino ad arrivare alla drammaturgia contemporanea extraeuropea (Terrorismo dei fratelli Presnyakov). Una nota particolare meritano gli incontri shakespeariani: è per due volte la contessa Olivia nella Dodicesima notte di Lorenzo Loris e in quella diretta da John Pascoe al Teatro Licinium di Erba, teatro in cui veste per la prima volta i panni della protagonista come Regina del Nilo, interpretando Cleopatra in Antonio e Cleopatra. Sorprende e diverte anche il pubblico dei più piccoli con un’inedita Biancaneve e con La regina della neve affiancata dalle marionette della storica compagnia milanese di Gianni e Cosetta Colla. Nel 2015 vince il premio della giuria “Luigi Vannucchi” con La Monaca di Monza di Giovanni Testori, autore che ama e che omaggia mettendo in scena il monologo Cleopatràs con la regia di Mino Manni. E proprio questo monologo le vale il Premio Nazionale Franco Enriquez 2017 nella categoria Giovani Grandi Interpreti.
Luca Micheletti la dirige ne La Locandiera di Goldoni nel ruolo di Mirandolina (I Guitti, 2017).
MINO E MARTA si incontrano nel 2012 in occasione dell’allestimento di Antonio e Cleopatra di William Shakespeare per la regia di John Pascoe al Teatro Licinium di Erba nel quale interpretavano i due protagonisti. Da allora collaborano all’insegna della riscoperta dei grandi classici letterari e del valore della parola: da Shakespeare a Manzoni arrivando fino a Testori.
INFORMAZIONI
MTM Sala Cavallerizza
Corso Magenta, 24
da martedì a domenica – ore 19.30
Biglietti: Intero 16€ – Under26 – 12€
Abbonamenti: Arcobaleno – 6al Litta – UNI 4al Litta – UNI 4al Leonardo – Carta Regalo – CONTENUTI ZERO VARIETA’ – Abbonamenti liberi a partire da €40.
BIGLIETTERIA MTM
02. 86 45 45 45 – biglietteria@mtmteatro.it
Prenotazioni e prevendita da lunedì a sabato dalle 15:00 alle 20:00
Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita
vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.