Dal 5 al 10 novembre 2019
presso La Cavallerizza (Teatro Litta) Corso Magenta 24
da martedì a domenica, ore 19:30
PICCOLA PATRIA
uno spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci
con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori
scene e costumi Alessandra Muschella
disegno luci Luca Giovagnoli
regia di Luca Ricci
organizzazione Massimo Dottorini
comunicazione E45
ufficio stampa Maria Gabriella Mansi
amministrazione Riccardo Rossi
una produzione CapoTrave – Infinito s.r.l.
con il supporto di Progetto Goldstein
Dopo il successo dello spettacolo La lotta al terrore, andato in scena per 62 repliche in 50 città italiane, Lucia Franchi e Luca Ricci con la compagnia CapoTrave continuano a esplorare l’universo sociale e politico contemporaneo, firmando un nuovo lavoro: Piccola Patria. Prosegue il sodalizio artistico con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori, interpreti della pièce.
Ambientata nel nostro presente, in una cittadina di provincia non specificata, dove si sta per svolgere un referendum che decreterà l’eventuale autonomia dall’Italia, la vicenda si sviluppa su tre giorni: il giorno antecedente, il giorno stesso e quello successivo al voto. Il vorticoso climax di tensione innescato dall’imminente scelta politica fa emergere le contraddizioni individuali, familiari e sociali, che si palesano nella relazione tra i tre protagonisti. Quando si rompe qualcosa, altre lacerazioni si vengono a creare incidentalmente, e ogni rottura ne porta altre, sia nei rapporti tra le persone, sia interni alle persone stesse.
Lucia Franchi e Luca Ricci firmano uno spettacolo teso che riflette su uno dei fenomeni del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di comprendere le reali necessità dei cittadini. Nella stesura drammaturgica gli autori si sono ispirati alla vicenda storica della Repubblica di Cospaia, situata tra la Toscana e l’Umbria: un lembo di terra lungo 2 km e largo 500 metri che fu Repubblica indipendente dal 1440 al 1826, a causa di un errore di tracciamento dei confini da parte dei geografi della Repubblica di Firenze e dello Stato Pontificio. Per anni quella striscia di terra, che non doveva pagare tasse a nessuno, senza esercito, né carceri, ha conservato uno spirito indipendentista pieno di diffidenze verso l’esterno.