Il Teatro Menotti è stato salvato e sarà garantita la continuità artistica e gestionale per i prossimi 16 anni alla Cooperativa TieffeTeatro Milano Impresa Sociale, che dal 2010 opera nella sala di via Menotti, 11. L’importante risultato è stato raggiunto grazie all’intervento del Trust benefico Filippo Perego di Cremnago che ha acquistato il teatro dalla società InvestiRe SGR con rogito stipulato il 16 Dicembre 2019.
L’accordo tra la nuova proprietà e la compagnia prevede inoltre la ristrutturazione del foyer superiore e il cambio della denominazione, che diventa MENOTTI TEATRO FILIPPO PEREGO. TieffeTeatro Milano, mettendosi alle spalle quasi due anni di disagio e incertezza, ringrazia l’assessorato alla cultura del Comune di Milano e della Regione Lombardia per l’impegno e il sostegno costante e fattivo, la Fondazione Cariplo per la partecipazione convinta, gli organi di informazione e i tanti cittadini, che con la loro vicinanza ci hanno dato forza e speranza.

SALVIAMO IL TEATRO MENOTTI. LA STORIA

Nel 2018 Il Teatro Menotti veniva posto in vendita dalla proprietà immobiliare a causa della ristrutturazione dell’intero stabile.
Il teatro opera a Milano da 40 anni ed è gestito da TieffeTeatro (dal 2010) compagnia teatrale attiva a Milano dal 1969 e convenzionata con il Comune di Milano, con la Regione Lombardia e come Centro di Produzione Teatrale è sovvenzionata dal Ministero dei Beni Culturali.
In seguito ad una prima proposta di acquisto molto onerosa sono state avviate le trattative, con la consapevolezza di non poter affrontare un investimento così gravoso. Purtroppo si prospettava esplicitamente la chiusura di uno spazio storico e amato dai cittadini milanesi, che rischiava così di essere trasformato in un garage, secondo una delle ipotesi della nuova proprietà. Questa eventualità ha suscitato da subito l’interesse e il sostegno delle istituzioni che hanno partecipano attivamente ai vari incontri con le parti, finalizzati alla ricerca di una soluzione sostenibile.
A ottobre 2018 veniva lanciata una petizione pubblica “Salviamo il Teatro Menotti” su Change.org che nel giro di poco tempo raccoglieva le firme di 7303 sostenitori: molti i messaggi di affetto e solidarietà nei confronti del Teatro Menotti. In seguito al clamore, che ha trovato spazio anche sugli organi di informazione, la proprietà, dimostrando una maggiore sensibilità, concordava con TieffeTeatro un prezzo di acquisto più sostenibile, fissandolo in 1.530.000 €, oltre oneri accessori.
La compagnia TieffeTeatro si è immediatamente attivata per raccogliere risorse pubbliche e private e si è resa disponibile ad accollarsi, per l’ingente cifra rimanente, un mutuo da stipularsi entro fine Ottobre 2019, in accordo con InvestiRe Sgr e il 6 Giugno 2019 l’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia ha convocato una conferenza stampa presso il Palazzo Lombardia per sostenere e divulgare l’appello alla presenza delle istituzioni e degli organi di stampa e dare la notizia dell’avvio della campagna di crowdfunding Salviamo il Teatro Menotti sulla piattaforma Eppelà.

Nel mese di Settembre il Trust Filippo Perego di Cremnago, molto attivo in importanti progetti di solidarietà e iniziative culturali, avendo seguito l’intera vicenda legata alla possibile chiusura del Teatro Menotti e riconoscendone il suo indubbio valore culturale, comunicava la disponibilità all’acquisizione della sala di via Menotti.
Investire Sgr acconsentiva all’operazione di acquisto alle medesime condizioni concesse a TieffeTeatro, nell’ottica della sua continuità gestionale ed artistica.

IL NUOVO TEATRO MENOTTI. LE PROSPETTIVE

Il Menotti si prepara ad affrontare il futuro grazie a nuove progettualità, con l’obiettivo di proseguire nell’offrire al suo pubblico e alla città di Milano una proposta culturale sempre più variegata e ad altissimo valore aggiunto, rendendo il Menotti all’avanguardia dal punto di vista stilistico e funzionale. La ristrutturazione degli spazi del foyer renderà ancora più accessibile e piacevole per il pubblico vivere il Teatro e permetterà la produzione e la realizzazione di attività e iniziative sempre diverse, in un’ottica di ricerca costante, scambio e contaminazione, da sempre tratti distintivi del Menotti.
I prossimi mesi saranno impegnati nello studio e nell’ideazione del progetto di restyling.
In questa fase, la collaborazione tra il Teatro e il mondo imprenditoriale risulterà essere tassello fondamentale per il nuovo Menotti, anche grazie alla realizzazione di momenti speciali e progetti dedicati. A questo proposito, desideriamo ringraziare i primi aderenti alla corporate membership Cantiere Menotti, ovvero Gruppo CAP, Repower, Corepla e GGLASS che da subito hanno scelto di sostenere il Teatro Menotti nel suo percorso di rinascita e di sviluppo futuro, oltre ad EcorNaturaSì che contribuisce, grazie alla fornitura di prodotti bio, alla realizzazione della conferenza stampa Menotti 2020 e SAIB che ha scelto di essere partner del progetto “Ascoltiamo il Teatro, annulliamo le distanze” rivolto all’inclusione delle persone ipoudenti. Proprio questo progetto, le sue finalità, la prossimità con il territorio e l’importanza di creare sinergie tra il mondo della cultura e il mondo profit hanno fatto sì che queste tre importanti realtà, aprissero la strada a tutti coloro i quali vorranno costruire insieme partnership di successo al fianco del Menotti, contribuendo ad incrementare il suo valore per tutta la comunità.

STORIA DI UN TEATRO CHE NON VOLEVA CHIUDERE

C’era una volta…un Re? Direte voi…no, c’era una volta un teatro. Uno di quei teatri né piccoli, né grandi, né al centro e nemmeno in periferia. Sicuramente non ricco. Molte persone lavoravano in quel teatro, lavoravano sodo dalla mattina alla sera e costruivano storie, quelle belle e quelle meno belle, quella della vita di tutti i giorni, quelle catturate dalla memoria. Impegnati nel cercare sempre nuove storie da raccontare, si accorgevano poco di quello che succedeva fuori dal loro teatro, anche se il rumore delle ruspe e il profilo delle gru cominciava a gettare ombre inquietanti sul loro futuro. Futuro che si faceva ogni giorno più corto. Sì, qualcuno aveva deciso e lo aveva già scritto e ora non bastava più rifiutarsi di leggere. La storia sembra vada avanti malgrado noi e così sembrava in quei giorni anche per quel teatro né piccolo, né grande, che stava per arrendersi ad un destino diverso. Non più storie da raccontare, quindi, e un sipario da lasciare chiuso sul niente. Un teatro sicuramente chiuso e forse un garage aperto. Così è andata e la città del teatro stava perdendo un suo pezzo tra il silenzio assordante di chi non sceglieva e le voci sorde di chi ancora ci credeva. Ma talvolta questo mondo caotico, beffardo, turbolento si mette a testa in giù e si ferma un momento, solo per un momento. Lo fa per regalare sogni a qualcuno. E a sognare all’incontrario su quel teatro né piccolo, né grande, né in centro, né in periferia si sono messi in tanti e hanno travolto tutte quelle persone che in fondo volevano solo continuare a raccontare storie. Ma la battaglia, quella vera, era tutta da cominciare, ma non per sé stessi e le loro storie, che certamente da qualche altra parte avrebbero continuato a raccontare, ma per difendere quello spazio, fisico, mentale, collettivo. E allora i sussurri sono diventate voci, e poi suoni e poi urla e il battito delle mani si è unito a quello dei piedi ed è arrivato chissà dove, è arrivato a scuotere i palazzi e le coscienze e poi fino al cuore di chi ci ha voluto davvero credere e lasciare un segno per sempre. E allora la storia questa volta non è andata avanti come doveva andare, ha preso un’altra direzione, e forse nella città dei teatri non poteva essere altrimenti.
Tante cose questa storia ci ha fatto capire, una su tutte che un teatro non è solo fatto da tutte quelle persone che ci lavorano, ma è un bene di tutti e a ben guardare ha una sua vita propria, capace di restare vivo in questa sua eterna sospensione nel tempo, un teatro, qualsiasi teatro, è protetto da muri che trasudano emozioni e memoria e si fanno trasparenti sul tempo presente, è un luogo benedetto da una sacralità blasfema che trasforma il sogno in vita tra il buio e la luce di un palcoscenico. Poteva mai tutto questo diventare un garage?
E allora la storia di un teatro che non voleva chiudere come è andata a finire? Semplicemente non è ancora finita. Non c’era una volta un teatro, c’è e ci sarà ancora. Uno di quei teatri né piccoli, né grandi, né in centro e nemmeno in periferia. Sicuramente non ricco, ma ricchissimo perché ha un’altra bella storia da raccontare.

Emilio Russo