ANNULLATO!

Segnalo il prossimo appuntamento di Teatro i, il 26 e 27 febbraio:

KIVA, performance di Lorenzo Bazzocchi, con Eleonora Sedioli, una produzione Masque Teatro. Mercoledì 26, a seguito della replica, incontro con i filosofi Carlo Sini e Florinda Cambria di Mechrì – Laboratorio di filosofia e cultura.


“Kiva” è il nome con cui gli indiani Pueblos designavano, ancora agli inizi del XX secolo, la stanza segreta delle iniziazioni. Luogo sotterraneo, inaccessibile se non ai capi clan dell’antilope e del serpente, la kiva accoglieva e custodiva i serpenti a sonagli catturati vivi nel deserto e qui chiamati a partecipare a quello che lo storico dell’arte Aby Warburg chiamò “Il rituale del serpente”. Dalle suggestioni raccolte da Warburg trae vita la performance ideata e diretta da Lorenzo Bazzocchi, con Eleonora Sedioli, della visionaria compagnia Masque Teatro. Un’indagine sul movimento in cui ogni azione scomposta e reiterata si traduce in energia, volontà, presa di coscienza. Come un’iniziazione, un nuovo organismo prende forma su un’asse semovente: è corpo, figura, immagine, ectoplasma. Attraverso il continuo rinnovarsi di aperture e chiusure, la figura procede e ritorna, confrontandosi con se stessa e il mondo circostante. Mercoledì 26, a seguito della replica, incontro con i filosofi Carlo Sini e Florinda Cambria di Mechrì – Laboratorio di filosofia e cultura.

Figura o corpo. Né una né l’altro. Solo ectoplasmi. Un nuovo organismo prende forma, come inviluppo o bozzolo o membrana che avvolge il corpo che già non è più. Non si tratta di concepire il movimento della figura come una modifica o l’attualizzarsi di uno stato, ma come il manifestarsi sincronico di energie multiple condensantesi sul corpo che infine cessa di esistere. Siamo quindi in quattro, corpo, figura, immagine, ectoplasma o fantasmale. Questo l’ordine delle apparizioni. Una polarità binaria, lineare, sequenziale, causale. Appare il corpo, la carne si fa figura, la forma immagine e questa si allontana come icona senza sostanza.

KIVA è una indagine sul movimento. L’azione viene scomposta nella somma di eventi singolari all’interno della medesima sequenza ritmica. La parcellizzazione dell’azione in cluster isolati permette, a chi osserva, di cogliere l’istante iniziale e finale delle micro-azioni producendo una sorta di diffrazione dei corpuscoli di movimento elementari. Ciò rinnova, da step a step, la sensazione di inizio e fine, di slancio e acquietamento, di nascita e morte.

Il continuo rinnovarsi di aperture e chiusure secondo lo schema «inizio, svolgimento, fine» produce un accrescimento della sfera energetica che seppur inizialmente auto-imposto diviene necessario alla figura per poter sopravvivere allo spettro della ripetizione.

A guidare la ritmica dell’azione nel suo complesso è il concetto freudiano di “rimozione” e “ritorno del rimosso” nell’accezione warburghiana di sopravvivenza. Il concetto diviene motore del fare performativo portando con sé, nel momento in cui si lascia il vuoto per abbracciare una nuova creazione, elementi consci ed inconsci, sopravvenienze e dimenticanze, certezze anticipate e abbandoni.