ph Marco Bignozzi

La Quaresima sta finendo, ma ancora il Teatro non risorge, come giustamente deve essere, per il contenimento del virus.

Il sudario non si solleva, la luce non si riaccende, il sipario non si alza.

Sui social, è diventato virale il video di Stefano Massini, al grido di Io non sono inutile.

Giustissimo, sacrosanto, ma questa “poca considerazioen”, non è solo prerogativa di questo momento.

Tutto è utile su questa terra massacrata: pensate alla catena alimentare. Sono utili le zanzare e gli scarafaggi? Per noi no, anzi, ci fanno schifo, ma in qualche modo e a qualche volatile o mammifero, sono utili.

Quanto può essere utile, invece, la farfalla? Oltre alla catena alimentare e all’impollinazione (sì, perchè svolazzando di fiore in fiore aiuta il vento e le api), la farfalla è bella, è bellissima.

Quando ho iniziato a fare il lavoro di giornalista e di ufficio stampa, sono stata attirata dalla bellezza dell’arte e non certo dal guadagno facile: sono italiana, come dice Massini, ho la bellezza nel DNA.

Mai più pensavo che i teatri potessero chiudere: perché vedete, anche in tempo di guerra o di crisi, per “sollevare il morale delle truppe”, lo spettacolo dal vivo c’era, c’è sempre stato ed il mio amico e collega Lucio Leone, storico del musical, lo sa.

Mai più pensavo che un virus, molto più piccolo di un granello di polvere di palcoscenico, potesse far chiudere baracca, burattini e tutto quello che gira intorno alla baracca e ai burattini: come si dice nel video virale (che brutta parola, oggi), non solo gli artisti sono fermi, ma anche tutto l’indotto, i macchinisti, gli attrezzisti, i costumisti, i fonici…

E non solo.


Qualcuno ha scritto che questo periodo potrebbe essere la rivalsa de giornalismo. Ma siamo seri: perché? Perché le edicole sono rimaste aperte? O perché alcuni giornalisti fanno a gara a chi è più veloce nel pubblicare una notizia, senza controllare se si tratta della famosa fake news?

Ed i giornalisti di spettacolo? Molte testate hanno chiuso le pagine di teatro, tanto le sale sono sprangate.

Ma queste pagine riapriranno mai?

Come dicevo all’inizio dell’articolo, non è la crisi solo di questo periodo: la quarantena ha dato il colpo di grazia, da cui spero si possa comunque risorgere.

Ma, pensando al mio lavoro, quante volte mi sono sentita dire prima della pandemia “non abbiamo budget”? Quante volte la comunicazione non è inclusa nei business plan di uno spettacolo?

Perché “ho un cugino che tanto mi fa promozione sui social gratis o a due lire”?

Vogliamo parlare dei “discernimento” ( da dis- separare e cernere scegliere, scegliere separando), quello che ci fa distinguere il grano dalla pula e che deve essere fatto da chi sa distinguere il grano dalla pula, da un bravo fornaio o mugnaio, ad esempio?

Vogliamo parlare di uno spettacolo messo in scena in un teatro senza nessuno che lo proponga, lo faccia conoscere, inviti chi se ne intenda a vederlo, analizzarlo, comprenderlo e farlo conoscere al pubblico, dando anche magari dei consigli su quello che funziona meno?

Per questo, anche io come giornalista, ho deciso di non fermarmi: il numero di aprile di Riflettori su Magazine è in lavorazione e sarà incentrato su quanto l’arte e la bellezza può aiutarci, ora e sempre, a vivere meglio.

E non solo a livello emotivo: ad esempio, citerò delle ricerche e dei lavori scientifici che dimostrino, non solo a livello empirico, quanto l’arte possa fare bene al nostro organismo.

Sì, anche io ho perso dei lavori, anche io non sto guadagnando nulla in questo periodo, anche io devo pagare le bollette, le tasse e la spesa (ed ancora non ho visto i 600 euro).

Ma non mollo.

Potrei citare frasi come “Non solo di pane vive l’uomo”, ma è una baggianata: tutti dobbiamo mangiare. Anche i miei gatti.

Eppure, ci sono e ci sarò, insieme a chi sta credendo in questa follia, come il mio grafico Daniele Colzani e tutti coloro che hanno risposto al mio appello da subito per avere uno spazio sul mio giornale.

Ci sarò per il pubblico che mi legge, che tornerà a teatro, per gli artisti e le produzioni.

Quindi, visto che la doppia negazione non mi piace e che nessuno, nella “catena alimentare” è poco importante, non vi dirò “Io non sono inutile”, ma “tutti siamo utili”.

Tutto questo impegno, tutta questa “passione”, torneranno ad essere remunerativi? Lo saranno più di ieri?

O meno?

Ai posteri l’ardua sentenza. Lo capterete quando, anche Silvia Arosio abbandonerà i suoi lettori, gli artisti ed il teatro e si vedrà costretta a chiudere “baracca e burattini”, per andare a vendere “ghiaccioli allo zibibbo su una spiaggia caraibica”, come diceva il mio amatissimo professore di filosofia del liceo, che tanto mi insegnò.

Che poi, vendere ghiaccioli su una spiaggia caraibica non sarebbe nemmeno male: anche lì, c’è bellezza e quella, oltre ai medici ed ai virologi seri, salverà il mondo.

Auguri a tutti per una Pasqua di rinascita, anche se per ora, solo nell’anima.