Il numero di aprile/maggio del mio mensile Riflettori su era dedicato proprio ai benefici della musica.
Credo che Ezio Bosso abbia incarnato al meglio questo paradigma, gustando e facendo gustare le sue note, che lo hanno accompagnato sempre nonostante la malattia: quasi fino all’ultimo.
Ora Ezio Bosso non c’è più.
Bosso soffriva dal 2011 di una malattia neurodegenerativa: nel settembre 2019 il peggioramento della malattia ha costretto
Bosso ad interrompere l’attività di pianista, avendo compromesso l’uso
delle mani.
Ha suonato finchè ha potuto, Ezio: poi ha chiesto al pubblico: “Smettete
di chiedermi di suonare, sto male, provo troppo dolore”.
In un’intervista a Fanpage disse: La mia filosofia è legarmi di più ai momenti felici perché quelli, poi, ti serviranno da maniglia per tirarti su, quando sei nel letto e non riesci ad alzarti”.
Mentre in un’ultima intervista al Corriere, ha lasciato due segni importanti per tutti:
«La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero».
Chissà se è riuscito a farlo. Ce lo auguriamo.
Nato a Torino nel 1971, Bosso aveva studiato all’Accademia di Vienna,
facendosi poi conoscere nel mondo intero per le sue performance live nei
grandi teatri negli anni Novanta e per le direzioni d’opera. Tra le sue
composizioni, anche la colonna sonora di diversi film di Gabriele
Salvatores, come “Io non ho paura”, “Quo vadis, baby?” e “Il ragazzo
invisibile”.