Riflettori su
EDITORIALE

La cultura è un luogo sicuro: diamole una possibilità (e una petizione)

Due manifestazioni in pochi giorni sono state tra le piò ordinate e silenziose tra tutte le manifestazioni di piazza.

Il flashmob degli artisti davanti ai teatri il 7 ottobre, con performer del musical italiano allineati e silenziosi ed i bauli simmetrici davanti alla goticità e alle altezze del Duomo di Milano, ieri.

Il popolo dei guitti, quello che “ci fa tano divertire” è stato quello ridotto al silenzio ed è quello che ne silenzio cerca di farsi sentire.

Filippo Del Corno, musicista e, per inciso, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, ha dichiarato ieri sulla sua pagina facebook:

I
luoghi e i lavori della cultura e dello spettacolo sono oggi i più
sicuri e i più necessari. Sicuri perché lo dimostra l’evidenza
statistica, necessari perché favoriscono quel riavvicinamento sociale
così imprescindibile in un tempo di necessario distanziamento fisico. La
manifestazione dei bauli ieri in piazza Duomo è stata rigorosa nel
rispetto delle indicazioni medico sanitarie così come è rigoroso il
rispetto dei protocolli nei processi di lavoro dello spettacolo dal
vivo. Oggi questo mondo, questa manifestazione dovrebbero essere assunti
dal Governo come il modello da imitare, per contenere il pericolo della
diffusione epidemica”.

Non basta? Certo che no.

Secondo un’indagine elaborata dall’AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo su
un campione interamente rappresentativo della pluralità dei generi e
dei settori dello spettacolo dal vivo e che copre tutto il territorio
nazionale, su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli
monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130
presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno (giorno
della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre, si registra un
solo caso di contagio da Covid 19 sulla base delle segnalazioni
pervenute dalle ASL territoriali (vedete foto sopra).

Non basta? Magari no.

Tutti i protocolli attuati in questo periodi nei teatri e nei luoghi degli spettacoli dal vivo sono assolutamente rassicuranti: sanificazione, temperatura provata all’ingresso, posti distanziati e fissi, mascherine.

Parliamoci chiaro. 

I 200 posti per le sale da 1000 posti sono ridicoli ed è impossibile riaprire i teatri vendendo 200 biglietti. Nel mio mensile Riflettori su Magazine, in uscita nei prossimi giorni, Giovanni Vernassa ci regala una sua personale riflessione, concludendo che così non si può riaprire.

Molte sale storiche stanno chiudendo.

Cosa vogliamo fare?

La cultura è un luogo sicuro.. 

Diamole una possibilità.

 

PETIZIONE

SU CHANGE.ORG, UNA PETIZIONE 

#TeatroLuogoSicuro

Il settore dello spettacolo,
duramente colpito dall’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, si
trova oggi a vivere una gravissima crisi che rischia di mettere in
ginocchio l’intero settore produttivo e distributivo, con ricadute
pesanti che potrebbero protrarsi ben oltre la crisi sanitaria. Con oltre
500 mila lavoratori e lavoratrici, oggi il mondo dello spettacolo è uno
di quelli che soffre maggiormente questa crisi a causa di norme
frettolose, divieti indifferenziati che non tengono conto delle
specificità del settore e delle modalità di fruizione degli spettacoli
dal vivo. 

Nei giorni scorsi ho pubblicato sul mio profilo social un post indirizzato al Presidente Giuseppe Conte, al MiBACT e ai Ministri Franceschini e Speranza,
per condividere la mia recente esperienza diretta come spettatore e
come utente del servizio del trasporto pubblico di Roma, trovando che vi
sia un eccessivo accanimento nei confronti dell’attività teatrale e
invitando ad una revisione dei limiti imposti alla stessa in ragione
delle particolarità uniche dell’evento teatrale. Il post è stato
attualmente condiviso da oltre 1200 persone che sposano la causa e
credono che vi sia qualcosa da rivedere.


Perché il Teatro è diverso da altre attività al chiuso? 

Uno
dei maggiori punti da analizzare è la valutazione di un indice di
rischio oggettivo dell’evento teatrale. Non risultato, ad oggi, notizie
di focolai esplosi partendo dalle platee teatrali e come riportato nella
mia esperienza, il teatro è un luogo che si presta a pochi contatti
diretti in quanto la sua fruizione avviene immobili:

– non vi sono contatti con altri spettatori;
– la fruizione dello spettacolo avviene senza spostamenti dal proprio posto; 
– non si parla e non si toccano gli altri spettatori;
– di norma vi è un solo evento al giorno e questo facilita le operazioni di sanificazione della sala tra un evento e l’altro.

Inoltre
nelle sale teatrali ho potuto osservare la più rigorosa osservanza
delle regole in fatto di: misurazione della temperatura, raccolta dei
nominativi, utilizzo della mascherina, distanziamento e fila
all’ingresso in sala. Noi lavoratori dello spettacolo, seppur categoria
fragile, abbiamo messo in campo il massimo sforzo cooperativo con le
autorità al fine di contenere l’epidemia. Alla luce delle crescenti
difficoltà e in virtù dell’unicità degli eventi teatrali, nonché della
serietà e collaborazione che noi operatori abbiamo dimostrato sia come
parte attiva e produttiva, sia quando ci troviamo ad essere noi stessi
spettatori, chiediamo che vengano valutate e adottate misure urgenti per
salvare il settore da una crisi senza precedenti. Noi mettiamo il
nostro sudore e il nostro sacrificio, alla politica chiediamo di non
operare divieti indifferenziati ma di valutare delle norme specifiche
per settori specifici. 

Pertanto chiediamo non solo che
vengano innalzati i limiti all’ingresso in sala, ma che vengano valutate
norme e obblighi specifici che non compromettano la gestione ma
facilitino tracciamento e contenimento dell’epidemia.

Fermo
restando l’obbligo della mascherina, della misurazione della
temperatura e dell’igienizzazione delle mani all’ingresso, chiediamo e
mettiamo sul tavolo della discussione:

Innalzamento dei limiti al fino al 70/80% della capienza massima:

1) incondizionatamente per tutte le sale sotto i 200 posti;

2) per le sale oltre i 200 posti che adottino le seguenti misure:

Crediamo dunque che qualora vengano rispettati questi accorgimenti e
si limitino le possibilità di contatto, la semplice vicinanza in sala
non possa costituire da sola attività ad alto rischio, essendo la
fruizione immobile, temporanea e priva di contatto. 

Abbiamo
bisogno di interventi mirati, di autentiche soluzioni e per soluzioni
intendiamo sedersi ad un tavolo con le parti, capire specificità e
criticità di ogni attività e dare delle regole specifiche che permettano
il regolare svolgimento in sicurezza, per limitare non solo i danni
sanitari, ma anche quelli economici.

Siamo coscienti
dell’enorme sforzo che le autorità stanno portando avanti per affrontare
questa emergenza, ma al tempo stesso conosciamo il nostro lavoro. Al
mondo politico chiediamo coraggio e scelte non unilaterali.

AGGIORNAMENTO DELLE 16:

 
“Nel 𝐝𝐩𝐜𝐦 saranno confermati questi limiti con la conferma della possibilità delle regioni
di derogare. 
 
E le 𝐝𝐞𝐫𝐨𝐠𝐡𝐞 sino ad oggi concesse con ordinanze regionali verranno fatte salve proprio con il dpcm”
 

Difendere il settore, metterlo al centro di una visione politica generale
– sottolinea Fontana – è quanto mai necessario, proprio perché esso
rappresenta un collante sociale imprescindibile per il nostro Paese
oltre che un volano economico incontestabile”.

DA http://notiziedispettacolo.it/

“Nel ringraziare il Ministro Dario Franceschini e la sua struttura, a
partire dal Segretario Generale, Salvo Nastasi, mi auguro – conclude il
Presidente AGIS – che si possa proseguire, nel pieno rispetto delle
norme a tutela della salute pubblica, ad individuare strumenti idonei al
rilancio di tutto il settore”.

Pur non venendo recepita, quindi, la richiesta sempre più pressante
da parte degli operatori dello spettacolo, di non porre dei vincoli
numerici standard per il massimo di spettatori, si dà la possibilità
alle regioni di poter derogare a questi limiti, consentendo a seconda
dei casi – si auspica – l’accesso ad un numero massimo di spettatori
anche maggiore, pur rispettando scrupolosamente il distanziamento
interpersonale. Allo stato attuale, per fare un esempio, in un teatro da
duemila posti in cui, distanziati, potrebbero partecipare ottocento
spettatori, senza un intervento da parte della propria regione, il
limite resta a tutt’oggi quello di duecento.

 

 

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