Riflettori su
Libri

Fuori c’è qualcuno che osserva, un libro di Roberto Colombo

Oggi vi presento Fuori c’è qualcuno che osserva, un libro di Roberto Colombo, volto noto del musical italiano.

“Ho sempre scritto. Ho sempre cercato di raccontare cosa succedeva a me, intorno a me; a volte prendo solo appunti e non mi soffermo, altre volte mi confronto con essi e cerco delle giustificazioni; è un confronto su piani paralleli; il dualismo tra ciò che la mente pensa e ciò che accade veramente.

L’intreccio di due realtà che non necessariamente vivono nello stesso luogo e tempo, ha un singolare “capoverso”. Due inizi. Due fini. Un motivo di incontro.

Per questo mio primo approccio alla scrittura narrativa ci ho messo circa vent’anni. Dentro i quali sono successe tante cose, sono cambiato, ho vissuto parecchio e non vissuto abbastanza. Dentro a questo libro ci sono esperienze autobiografiche, luoghi visitati davvero, parole dedicate a qualcuno veramente. C’è molta verità. Quasi tutta. Il resto è il pensiero di trovare la verità.

Tutto quello che esiste “fuori”, invece, è dedicato a “qualcuno” che osserva”.

Breve sinossi

“fuori c’e’ qualcuno che osserva”

Riccardo si sveglia tutto sudato quella mattina del 13 maggio e comincia la sua giornata cercando qualcosa sulla scrivania; ma non sa effettivamente cosa. Esce e si reca al lavoro con questa inquietudine. Dopo una giornata apparentemente normale, mentre sale in macchina per tornare a casa un volantino che svolazza sul parabrezza dell’auto non riesce a dargli pace. Ferma l’auto, lo toglie, lo sta per buttare ma nota che è strappato, e lo attira. Lo osserva e riesce a capire che si tratta di una sorta di locandina di uno spettacolo, e anche se bagnato legge comunque una parte del titolo e diversi altri particolari, tra cui la data, un numero di telefono e riconosce; Riconosce qualcosa. Pensa a suo padre, 26 anni fa. Il sogno che ha fatto la notte appena passata.

Un bacio immaginato, un bacio stampato su un volantino, un bacio come estasi e dannazione di due anime che si riflettono l’una nell’altra, frugandosi all’infinito, come specchi frontali. La Francia, il castello di Carcassone. Il mito di Alfeo e Aretusa, l’isola di Ortigia. Un fiume di parole. Lettere mai arrivate. Una macchina di colore lilla. Un fiore di lillà. Una ragazza all’ospedale in fin di vita che sapeva tutto. Tutto di suo padre; sapeva tutto come se avesse vissuto osservando da fuori.

Tutto, osservando da fuori.

Roberto Colombo

progetto editoriale e di distribuzione

Il mio progetto è quello di dare al libro due capoversi; quindi la possibilità di cominciare a leggere il libro da una parte o dall’altra.

Perché la storia viene raccontata da due punti di vista che si incontrano al centro del libro.


E’ diviso per atti e scene perché è prevista una sceneggiatura dalla quale si trarrà una piece teatrale.


Postfazione

Ho chiesto a Saverio Marconi, il regista che ha portato in Italia il linguaggio del teatro musicale e lo fatto crescere, di dirmi cosa pensava del libro. Compagnia della Rancia per anni e con numerosi spettacoli ha contribuito a creare una grande macchina artistica e di produzione che prima di allora non esisteva. E’ stato il mio maestro, il mio padre artistico. Sono cresciuto in questa compagnia che rappresenta in maniera sostanziale il mio percorso. Per questo ho voluto che fossero i pensieri e le parole di Saverio ad essere inserite qui, e lui mi ha dato il permesso. Grazie.


Conversazione tra Saverio Marconi e Roberto Colombo

Saverio M.: Allora caro Roberto. Chiariamo subito una cosa, noi non siamo amici. Perché non ci siamo mai frequentati, non siamo mai andati a cena o in vacanza insieme. E’ stato, il nostro, un rapporto solamente lavorativo, che ha portato i suoi frutti (…) Il lavoro di capire più che tuo è mio, è il regista che deve capire gli attori perché se non li capisce non può dirigerli. A volte li scarta…io ti conosco nel lavoro…non nella vita. La prima volta che abbiamo lavorato un po’ di più insieme è stato in A Chorus Line (…) quanto ho faticato? Abbastanza! Perché tu mettevi dei freni, degli schermi strani (…) allora uno si domanda: ma perché un regista che fa fatica a lavorare con quell’attore, lo richiama? Perché dentro c’è qualcosa, qualcosa che mi poteva servire…in futuro, non lo so. C’era qualcosa che se tirato fuori dava dei risultati.

Roberto C.: -sorride-

Saverio M.: E Adesso arriva questo libro (…) Tu hai fatto un sacco di spettacoli con me, giusto? E hai fatto tutti i provini!

Roberto C.: eh si!

Saverio M.: Però c’è stato uno spettacolo in cui Roberto era in crisi…

Roberto C.: Si…

Saverio M.: Frankenstein Junior…giusto?

Roberto C.: Si.

Saverio M.: Esatto..allora mi sono chiesto, devo approfondire?..No perché non lo conosci troppo..ma qualcosa di generico lo puoi dire. Quindi ho parlato della tua sensibilità…una variante di un soffio di vento può cambiare l’umore…quindi ho detto.. approfittane perché può portarti cose positive…tutte le crisi poi portano cose positive. La tua crisi ti ha portato a scrivere per sfogarti a buttare giù le tue idee …perché un conto è pensarle un conto è scriverle.

(…)

Poi queste cose si sono riunite in questo libro.

Appena letto mi sono detto: conosco io Roberto? chi sono tutte queste persone di cui parla? Riccardo, La figura del padre, questa ragazza, nessuno ha un volto, una corporatura, capelli biondi…non so.

Quindi ho detto, forse sono tutti la stessa persona, sono tutte cose che viaggiano nella sua mente, sfaccettature della sua mente. Non è schizofrenia – ridono- fa tutto un corpo, però è tutto diviso.

Questa è una mia sensazione non so se poi corrisponde a verità, non mi interessa neanche perché non è che devi rispondere è vero hai ragione, non è questo il punto.

La cosa importante è la sensazione che mi ha dato leggendolo.

Che sia un libro difficile non lo metto in dubbio, cioè non lo leggi tutto d’un fiato…lo leggi per un po’, capisci delle cose, poi lo metti da parte, lo leggi il giorno dopo.

E poi c’è una cosa che mi ha colpito…tu usi un modo di chiarire, affrontare una situazione, mettendo sempre due opposti…più volte…ad esempio il fragoroso rumore del silenzio.

Una volta ok, due volte ok, tre volte ok…no allora non è possibile mi sono detto, non è soltanto questo…fra questi due estremi..tra il fragore e il silenzio…c’è un mezzo…c’è qualcosa che passa in mezzo: è questo mezzo che tu racconti, è quello che non si vede che tu racconti, quello che non c’è scritto, che tu racconti.

Roberto C.: C’è una strada in mezzo da percorrere…Questi due opposti sono il risultato che uno vede ma il percorso che fa, ciò che si pensa, si butta via , si tiene, si elabora…ciò che a cui si crede.

Saverio M.: Ti dico la verità, Il libro è difficile per chi non ti conosce, per chi non sa chi sei…

Roberto C.: Lo so…A me piacerebbe molto metterlo in scena. Nella messa in scena si spiegherà quello che non riesco a spiegare. Perché avrò necessità di avere delle azioni, dei volti, delle relazioni…

Saverio M.: Lo so, però Ti dico una cosa…Il libro esisterà lì, il libro esiste, servirà a qualcosa, per leggerlo, metterlo in libreria…servirà per fare fuoco, andrà al macero e servirà per fare carta nuova.

Una vita ce l’avrà…Uno spettacolo no. Il teatro è una cosa che vive in quel momento. Uno spettacolo finisce nel momento in cui si chiude il sipario. Il giorno dopo rinasce e poi finisce di nuovo. Non esistono video che possano testimoniare uno spettacolo, perché è una ripresa di quel giorno…altrimenti è un film.

Uno spettacolo e come scrivere nell’acqua.

Poi si capirà chi è quel qualcuno di cui si parla, chi scrive le lettere, le raccoglie per ventisei anni, le nasconde in una torre di Rouen in Francia e le fa ritrovare a Riccardo. Si capirà chi è Alfeo, la sua musa Aretusa. Si comprenderà chi è quella ragazza con la vestaglia di color lilla, perché è in ospedale.

E forse si faranno tutti un bagno nell’acqua dell’Isola di Ortigia.

Io ti ascolto, l’ho sempre fatto anche quando non parlavi con me; ti ascolto e ti ringrazio per essere arrivato fino a qui. Per avermi dato le possibilità, per avermi creduto, per avermi letto, capito e aver mantenuto quella distanza che serve per rafforzare un grande rapporto di stima.

Ti ringrazio Saverio Questo rimarrà per sempre Infinitamente dentro di me, e da fuori…qualcuno lo osserverà.

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