Chi mi segue, sa che a volte parlo del teatro amatoriale, che spesso ha una sua meravigliosa dignità, non fosse altro per la passione profusa da chi lo porta in scena con abnegazione e cura.
Spesso, troviamo anche un’alta qualità e delle idee assolutamente originali: infatti, oltre a riportare in scena testi già blasonati e famosi, spesso le filodrammatiche (adoto questa parola, “filo-“, dal tema di ϕιλέω «amare») creano progetti assolutamente originali e di spiccata attualità, come questo di cui sto per parlarvi.
“Niente un musical” si basa su storie vere ed in particolare sui racconti di vita chi vive in strada: si tratta di narraziononi di clochard di Milano, i senza tetto che sono spessi dimenticati, quei SFD, senza fissa dimora che spesso in Francia vengono chiamati sans-abri (senza rifugio) .
Ebbene, gli autori di questa storia li hanno ascoltati ed hanno creato un musical che sa tanto di “poeta di niente”.
La storia che mi hanno raccontato al telefono è davvero emozionante e ve la riporto.
Il progetto nasce dalla magica penna e fantasia di Marco Marini,
purtroppo scomparso pochi mesi fa ed al quale, la compagnia ha voluto
comunque rendere omaggio portando in scena il suo spettacolo.
Nel cast, anche il piccolo Iacopo Cioni, già in scena in musical “A christmas Carol” (compagnia Bit).
Lo spettacolo sarà in scena a
Genova Bolzaneto il 15 giugno.
“Da un’idea di Marco Marini e Andrea Anzaldi nasce un musical che racconta di vite dimenticate, di storie che non fanno clamore, di voci che non fanno rumore, se non nell’anima di chi le ascolta.
Parliamo di sette storie vere, nullatenenti che non hanno Niente. E proprio questo è il titolo dell’opera. Ma, come spesso accade, proprio laddove crediamo di non vedere nulla, ritroviamo noi stessi e dove abbiamo paura di guardare, c’è quello che dovremmo vedere.
Uno spettacolo interamente cantato, nell’ottica di un’opera moderna. I protagonisti trascinano lo spettatore in un mondo fatto di contrasti, ingiustizia, amicizia, speranza e contro ogni pronostico, vita. Alimentato dalle loro storie, vere, dal loro vissuto. E lo fanno senza troppa autocommiserazione, affidandosi alla potenza della verità, utilizzando un linguaggio diretto, disarmante, in grado di abbattere quella parete di indifferenza che purtroppo spesso ci caratterizza, attraverso la sola musica. E basta”.