GIUSEPPE PAMBIERI – CARLO GRECO
Nota stonata di Didier Caron
traduzione Carlo Greco
regia Moni Ovadia
foto Pino Lepera
dal 9 all’11 dicembrePrimi anni ’90. L’azione si svolge presso la Filarmonica di Ginevra, specificatamente nel camerino del direttore d’orchestra di fama internazionale, Hans Peter Miller. Alla fine di uno dei suoi concerti, Miller, rientrato in camerino, viene importunato più volte da uno spettatore invadente, Léon Dinkel, che si presenta come un grande ammiratore del maestro, venuto appositamente dal Belgio per applaudirlo. Più il colloquio, fra i due, si prolunga più il comportamento di questo visitatore diventa strano e oppressivo. Finché si giunge a scoprire un oggetto del passato…
Chi è dunque questo inquietante Signor Dinkel?
Ma soprattutto cosa vuole realmente dal direttore Miller?
Un testo teatrale deflagrante.
Una complessa partitura in forma musicale, le cui note, i fraseggi, le pause e le dinamiche, le reazioni, le titubanze, le entrate e le uscite, coinvolgono e travolgono lo spettatore per renderlo testimone di ciò che è terrificante nell’umano.
C’è una possibilità di redenzione per chi sia disposto ad avere coscienza di quale inferno l’essere umano può essere capace di inventare contro il proprio simile?
NOTE DI REGIA
Il regista, produttore e organizzatore teatrale Alessandro Gilleri un giorno mi ha telefonato e mi ha chiesto a bruciapelo: “La faresti la regia di un testo di prosa, un Kammerspiel con due attori?”
Poi, passando al dialetto triestino ha aggiunto, senza darmi il tempo di replicare, “prima di rispnderme te lo legi e poi ti me disi”. Gli ho fatto fede pensando che se si è rivolto ad un pusher di teatro eterodosso come me che ho spacciato molte cose ma mai la prosa, ci deve essere sotto qualcosa di intrigante.
Ed è stato così. La pièce di Didier Caron, “La Nota Stonata” è, a mio parere, un testo teatrale deflagrante. Dopo poche folgoranti quanto semplici battute di dialogo mi sono sentito agguantare per l’anima e il basso ventre e quella sensazione non mi ha mollato più fino alla parola fine. L’ho letto d’un fiato, a bout de souffle. Quali problemi si pongono alla regia? A parte l’impianto scenico che a mio modo di sentire, pur svolgendosi la pièce interamente nel camerino di un direttore d’orchestra, deve avere elementi allusivi e trasfiguranti (così
come le luci), la regia deve porsi al servizio dello scavo attoriale per guidare, sostenere, provocare ed “estorcere agli attori” una totale immersione in una temperie prima ancora che in una messa in scena teatrale. Lo sforzo deve essere quello di costruire una complessa partitura in forma musicale, le cui note, i fraseggi, le pause e le dinamiche siano i movimenti intrapsichici dell’interpretazione, le reazioni, le titubanze, le messe in iscacco, le entrate in una suspence e le uscite, per entrare in una nuova tensione che coinvolgano e travolgano lo spettatore per renderlo testimone di ciò che è terrificante nell’umano e proporgli una possibilità di redenzione alla quale può accedere solo chi sia disposto ad avere coscienza di quale inferno l’essere umano può essere capace di inventare contro il proprio simile.
Moni Ovadia
BIGLIETTI PROSA
Intero € 20
Under 30-Over 65 € 15
Biglietteria
02 46513734 – dal martedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 18 e un’ora prima dello spettacolo
Teatro San Babila
Corso Venezia, 2/A – 20121 Milano
info@teatrosanbabilamilano.it www.teatrosanbabilamilano.it