Ok,
noi non siamo messi benissimo con le questioni sulle famiglie arcobaleno e le
posizioni di alcuni nostri ministri anti-LGBTQANGHINGÒ+%÷ (non mi ricordo tutte
le sigle ma abbiate pazienza: c’ho ‘na certa ma parto comunque dal presupposto
di O. Wilde: “si può far tutto, basta che non si facciano imbizzarrire i
cavalli”), ma in Tennessee stanno messi molto peggio di noi.
Riassunto
per i distratti: l’illuminato governatore Bill Lee di questo Stato, che
non ho idea di dove sia esattamente – ma del resto sono un esperto di teatro
musicale e non di geografia -, ha firmato una legge che proibisce spettacoli
con “imitatori di uomini o donne che forniscono intrattenimento”, pena arresto e/o
importanti sanzioni pecuniarie. Per gli amanti della sintesi: se ti esibisci da
drag queen o drag king ti sbatto in galera.
Presumibilmente
senza consentirti l’utilizzo di saponette nelle docce.
Bye
bye perciò a spettacoli e film come Priscilla e Kinky Boots
dunque, e Mrs. Doubtfire, e ovviamente Yentl, Hedwig col
suo “inchettino” incacchiato, La cage aux folles e Chicago con la
sua Mary Sunshine, Torch song trilogy e il Rocky Horror Show e Jamie,
va bene. Ma come la mette il buon Lee con i classici? E non mi riferisco a Peter
Pan di Broadway o a Qualcuno piace caldo, con quel finale ambiguo
sulla mancata perfezione altrui, ma a titoli come La dodicesima notte o Il
mercante di Venezia, in cui una Portia travestita da uomo, ben prima di Lidia
Poët ed Elle Woods, dimostra che le donne, in tribunale, c’hanno
sempre avuto il loro gran bel perché. Mi vuol proibire anche Shakespeare
forse? E la farsa, e le commedie… e magari i biopic su lady Oscar, lady
Gaga (per assonanza, non per altro), la regina Cristina, il cavaliere
d’Éon…
Non
che a Nashville, capitale del Tennessee, e dintorni stiano di conseguenza messe
meglio altre discipline artistiche come la danza o la letteratura, probabile prossimo
bersaglio: già ora niente palcoscenici per i Trockadero (a proposito: a
breve arrivano a Milano! 15 e 16 aprile agli Arcimboldi: sul numero di aprile del mensile Riflettori su, un’intervista a Raffaele Morra, di Silvia Arosio!) o per titoli come La
fille mal gardée; e appuntamento al rogo per Orlando della Woolf
e l’opera omnia di Colette e Genet e George Eliot immagino
-mi contengo ma qui la lista sarebbe ancora più lunga…-, considerato che il
governatore Lee temo non sia proprio un habitué (embè? ho una passione per il
sarcasmo e le rime estemporanee: lo dimostra pure il titolo, nda) né di
sale teatrali né di biblioteche, postacci empi e luoghi di perdizione che si sentirà
in dovere di salvaguardare e ripulire dall’ideologia gender.
La Fille Mal Gardée nella versione di Accademia Ucraina di Balletto |
Ma
non divaghiamo, io ho solo una perplessità che mi piacerebbe sottoporre a mister
Lee: ma la discriminante è che siano ruoli di donne che si fingono uomini e
viceversa? Perché come la mettiamo con ruoli in cui un uomo o una donna
interpretano personaggi del sesso opposto non travestiti? Hairspray
allora va bene? Con buona pace di Divine, Fierstein, Travolta
e Platinette? A proposito-reprise: i migliori auguri perché si
riprenda presto e possa portare la sua Edna presto in scena con la regia di Denny
Lanza.
No?
Ok… ma allora Victor Victoria? Una donna che si finge un uomo che si
finge una donna? Il suo sesso di partenza e quello di arrivo, salvo tappa
intermedia, coincidono. Roba che se uno mi mette su Le jazz hot la voce cristallina
di dame Julie Andrews mi manda in cortocircuito l’ineffabile governatore
e il suo organo legislativo.
Sì,
il doppio senso è intenzionale. E no, non c’è ancora una legge che proibisca i
doppi sensi, almeno che io sappia.
Ma
del resto, il buon Lee vive in una nazione in cui un capolavoro come il michelangiolesco
David col pipino da fuori è considerato pornografico alla stregua dell’ultimo
blockbuster di Rocco Siffredi. E quando si dice che le dimensioni non
contano… be’, in questo caso credo sia vero.
Solo
una cosa mi sento di aggiungere in conclusione, e per farlo cito due buoni numi
tutelari e relativi aforismi. Prima una poesia di Martin Niemöller (che
però in genere viene attribuita a Bertolt Brecht), teologo, poeta e antinazista,
che invita a vigilare, perché se non si protesta quando vengono a prendere
prima gli zingari e poi gli ebrei, e gli omosessuali, e i comunisti, poi non
resterà nessuno a protestare quando sarà il nostro turno.
E
last but not least RuPaul, Mama Ru, per cui “tutti nasciamo nudi, il
resto è solo travestimento”.
Che
in fondo è un po’ il senso del Teatro.