CAMILLA CUPARO E IL CAST ALLA FINE SPETTACOLO |
Di Reven
Venerdi 3 Novembre è andato in scena al Teatro Abarico di Roma lo spettacolo “LA SEGGIOLA”.
Una messa in scena basata su brandelli di storia recente dell’Italia raccontati da un gruppetto di 6 ragazzine, 6 adolescenti per l’esattezza, attraverso i testi di Camilla Cuparo che ne firma anche la regia.
La Cuparo ha imbastito uno spettacolo con storie selezionate tramite un’accurata cronologia, alternando la positività dell’inizio raffigurato dall’invenzione della trasmissione televisiva condotta dal mitico maestro Alberto Manzi, “NON E’ MAI TROPPO TARDI”, che tanto seguito e meriti ha ottenuto non solo in Italia, per passare alla negatività dei fatti di mafia, i fatti di sangue che scaturiscono da quel bubbone nostrano che ancora oggi nessuno è riuscito ad estirpare, attraverso il dialogo di un sindacalista Peppino Impastato ed un giornalista Pippo Fava e il ricordo dei giudici simbolo di questa lotta interminabile, Falcone e Borsellino.
Le storie si spostano ai giorni nostri, si concentrano sulla denuncia dell’uso spasmodico che stiamo facendo dei nostri attuali idoli, i telefonini.
A seguire c’è il terrore del dopo/consumo rappresentato dallo smaltimento della plastica, che avrà una durata infinita, sottolineato dal pianto struggente di una “balena” che lo spettatore può immaginare circondata in mare da questa materia, proprio come l’attrice che declama il suo monologo vestita con i residui della stessa sostanza.
Uno spettacolo insomma che porta avanti una denuncia sociale lodevolissima per merito di Camilla Cuparo, interpretato dal gruppetto delle ragazzine con un impegno ammirevole che danno prova di credere a ciò che dicono e non solo per pura finzione.
Teatro di denuncia?
Teatro di informazione?
Inutile cercare un’etichetta, non c’è nessuna targa da appiccicare a questo genere di spettacoli, è solo Teatro.
Teatro vero e puro!
Chi se ne frega del dialetto poi se la dizione lascia a desiderare (con un accento pugliese che si sente lontano un miglio) tanto queste ragazzine avranno tutto il tempo, se vorranno continuare la scuola di Teatro, di pronunciare perfettamente bosco con la o chiusa o lettera con la e aperta.
Ma non è questo che conta.
Quello che conta è un altro aspetto.
E’ la voglia di impegnarsi in cose serie, in argomenti attuali che toccano da vicino la vita giovanile di questa ultima generazione.
E’ il prendere coscienza che occorre acquisire la capacità di critica, trovare la forza di staccare gli occhi dallo schermo dei cellulari per posare lo sguardo sulle cose reali che accadono intorno.
Che si abbia il coraggio di denunciare il tentativo sempre più scoperto dei mass media di inoculare il sonnifero attraverso le informazioni prive di ogni logica, bombardate incessantemente sui cosiddetti social e si trovi la via di seguire il buon senso.
Ecco dove si può trovare l’importanza di questo spettacolo.
Nella speranza che qualcuno non ceda alla rassegnazione e che finalmente si inizi a cercare la chiave per aprire la porta di ferro che tiene chiusi come in una prigione i giovani di oggi.
Così è spiegato il significato del titolo di questo spettacolo, La Seggiola,
“stiamo correndo troppo senza criterio, fermiamoci e sediamo per riflettere”.
Un conforto grande assistere a tanto impegno delle sei adolescenti.
Ecco i loro nomi:
BEATRICE BUCCOLIERO, IRENE DI LORENZO, LUDOVICA MARIGGIO, LUDOVICA MASSAFRA, GINEVRA PICCIONE, SOFIA SAMMARCO insieme a Grazia Bensanti, Eden Perrino e Salvatore Solifrano che sono gli allievi più grandicelli del Corso di Alta Formazione Teatrale della scuola Cineteatro con sede a Manduria, dell’Associazione Culturale La Piccola Bottega delle Arti, diretta da CAMILLA CUPARO.
Infiniti gli applausi degli spettatori per la gioia incontenibile delle giovani leve del Teatro e dell’autrice/regista, con una chiamata in scena e un grazie per Mariagiovanna Rosati Hansen, figura simbolo del Teatro d’impegno.
Reven