
Franca Viola ha distrutto una delle massime più imperiture e utilizzate dell’essere umano: “i panni sporchi si lavano in famiglia”.
In questa frase si cela una cultura intera. Non è solo un motto, è un’impalcatura culturale che ci ha permeato senza possibilità di scampo. Tutti, prima o poi, dobbiamo farci i conti.
Un conflitto familiare, un’improvvisa crepa sentimentale, il tradimento, la malattia, una difficoltà economica difficile da sormontare, sono solo alcuni degli episodi di una vita che ci mettono davanti alla questione del “come” e del “cosa” lasciar trapelare all’esterno, pur di non vedere scalfita la facciata che faticosamente abbiamo costruito negli anni.
La scena è composta da vestiti stesi, mollette, fili, e viene abitata da ragazze giovani, che
con gli abiti giocano, li sbeffeggiano, li profanano. Il vecchio adagio misogino che vorrebbe la donna muta e relegata alle sole mansioni domestiche, viene sgretolato da un’azione scenica dissacrante e “svergognata”.
Il senso della vergogna e dell’onore, sono stati i due concetti trainanti di “InVIOLAta”.
Li abbiamo scandagliati attraverso il ritmo, la satira e la corporeità di tre attrici che passano dal maschile al femminile, dal sacro al prosaico, dalla danza alla parola senza pause e, spesso, sovrapponendo gli stili.
Le ragazze, in scena, non hanno pudori. .
Svergognate come le donne che, in quegli anni perdevano la verginità senza poi sposarsi.
Disonorate.
Come Franca, e come il titolo di uno dei testi da cui abbiamo attinto maggiormente.
Nel 1962 la giornalista Lieta Harrison scrive un libro/inchiesta colpevolmente finito nel dimenticatoio: “Le Svergognate”, appunto. In questo gioiello letterario – la cui prefazione è stata scritta da Pier Paolo Pasolini – l’autrice gira la Sicilia intervistando donne e uomini di ogni età ed estrazione sociale intervistandoli sulla sessualità, l’adulterio, il “matrimonio riparatore” e il delitto d’onore.
Per raccontare le contraddizioni crudeli di questa pagina ancora attuale, ci siamo avvalsi di
un team tutto siciliano. Oltre a Giulio Rincione, che ha ideato la locandina, e Kemonia, che ha firmato le musiche, abbiamo goduto della partecipazione del Maestro Mario Incudine.
Il suo Cunto, in “InVIOLAta” diventa simbolo di ribellione. In Sicilia, questa splendida arte orale è sempre appartenuta al mondo maschile.
Abbiamo quindi deciso di rompere lo schema affidandolo ad una giovanissima attrice di sedici anni, in pieno accordo con una
ragazza che, sessant’ anni fa, ha divelto uno sistema apparentemente indistruttibile,
lavando i suoi panni di fronte ad una nazione intera.
Il 17 dicembre 1966 è il giorno in cui la storia è cambiata.
La vita di Franca Viola è una di quelle storie che (quasi) tutti sanno ma nessuno conosce
davvero. Questo, perché scandagliare la vicenda familiare e processuale attorno a quella data, ci costringe a guardare dentro una botola scura in cui giace, nascosta, parte della nostra cultura, della nostra legislazione e del nostro retaggio sociale.
Franca Viola ci obbliga a realizzare che, dentro casa nostra, esiste un tappeto dove abbiamo
frettolosamente provato a nascondere la polvere di un passato che, ancora oggi, sembra non voler sparire del tutto.
All’epoca, l’articolo 544 del codice penale recitava così: ”Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo;
e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”; in altre parole, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore”.
Le parole che avete appena letto, hanno incatenato per anni, decine e decine di donne, a
dei matrimoni coatti con i propri aguzzini. Fino a quando una giovanissima ragazza, che
abitava nella Sicilia rurale di Alcamo, ha detto no.
Un anno prima, Franca Viola, all’età di diciassette anni, fu rapita e violentata da Filippo
Melodia, nipote del boss mafioso Vincenzo Rimi. Otto giorni di segregazione, digiuno
forzato e percosse. Al momento della sua liberazione, per tutti il matrimonio era la via più
scontata, quasi automatica.
Per tutti, ma non per lei e la sua famiglia.
Lo spettacolo ha debuttato nell’ambito della rassegna di Teatro Civile del Teatro Pubblico Pugliese presso il Teatro Sociale di Fasano lo scorso 20 marzo, dove è stato rappresentato per un numero di 5 repliche.
È stato poi presentato a Brindisi e Lecce in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità, a supporto de La casa delle Donne
(Lecce) e del CAV Associazione Io Donna (Brindisi).
A maggio scorso è andato in scena al Teatro San Lorenzo di Mandello del Lario e al Teatro Invito di Lecco nell’ambito del
Festival della Letteratura per la Regione Lombardia. Lo scorso 14 luglio InVIOLAta si è aggiudicato il primo posto e il premio gradimento del pubblico al Festival Concorso Idee nello Spazio presso il Teatro Lo Spazio di Roma dove è stato scelto come spettacolo in cartellone per la stagione 2024-2025 con una settimana di repliche nel prossimo marzo.
Altri premi e riconoscimenti: miglior regia premio Sele Teatro Fest per il Sele d’oro sezione teatro (Oliveto Citra – Salerno), miglior spettacolo rassegna Corteggiando presso Piacenza.
Genere Teatro Civile
Drammaturgia e regia David Marzi e Teresa Cecere
con Maria Barnaba, Sandra Di Gennaro, Ilenia Sibilio, Ginevra Ciuni.
LE PROSSIME DATE
17 novembre 2024 – Teatro fACTory32 – Milano
20 dicembre Forlì
7-8-9 marzo 2025 – Teatro Lo Spazio Roma
16 marzo Crispiano teatro comunale
13 aprile 2025 – Themis Festival Martina Franca
4-5 maggio 2025 Teatro Comunale Carosino
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