Italia, terra di Santi e di poeti. E di navigatori? Forse una volta, ora i “navigatori” sono altri.
Non vogliatemene, ma non ho voluto iniziare con la citazione corretta e completa, di cui non molti conoscono l’origine, anche se ormai entrata nell’uso comune, ma vero è che le nostre radici sono un po’ quelle.
Lo siamo.
Troppo nazional popolare?
Forse.
Ma se veniamo considerati un po’ poeti ed artisti, proporre uno spettacolo tutto italiano, basato su una figura di un Santo “tutto nostro”, può davvero essere un progetto interessante. Progetto che in realtà nasce nel lontano 2007: mi ricordo benissimo quando Attilio Fontana, uno degli autori che allora non se la sentii di salire anche sul palco, mi fece ascoltare le musiche, che trovai subito accattivanti.
Un filone, quello “agiografico”, che ritroviamo spesso nel mondo del musical.
Come giurata del Premio Primo, spesso abbiamo avuto a che fare con beati e santi di ogni genere, ma forse, Padre Pio è uno dei più amati – ed anche contestati – e conosciuti del nostro bel paese: tra l’altro, questa è l’unica opera riconosciuta dai Frati Minori Cappuccini di San Giovanni Rotondo.
Uno spettacolo, quindi, che forse più di altri e alla stregua del San Francesco di Forza Venite Gente, è davvero una biografia di un Santo. Perché Padre Pio è uno di noi, è il nostro Santo, e mai come in questo spettacolo lo ritroviamo e ci ritroviamo.
Actor Dei ne narra quindi la storia, non solo umana, ma anche devozionale e “ultraterrena”, con un plot narrativo basato interamente su brani musicali, senza recitati e recitativi (forse qualcuno in più per chiarire alcuni passaggi poteva essere inserito, ma il teatro è anche immaginazione) e ne delinea un personaggio che, in perenne lotta con i suoi demoni, diventa trait d’union con i demoni di ciascuno, di quel popolo che soffre per un bimbo malato o semplicemente per un amore osteggiato.
Perché forse i santi sono anche quelli, coloro che portano la croce per noi.
A ben vedere, i protagonisti del musical, che chiaramente per l’impianto narrativo è definita un’Opera Moderna, sono appunto tre.
Il fragile e forte Padre Pio, interpretato finalmente da Fontana, che umilia ed “abbruttisce” la sua fisicità per calarsi nel trasandato saio.
Uno straordinario Demonio, che, contraddizioni in termini, è un Maurizio Semeraro in vero stato di grazia, il quale dimostra ancora una volta grandi doti vocali ed attoriali.
Ed il popolo, molto più di un semplice Chorus greco, un personaggio vivo e pulsante, capitanato dal confine borghese, colui che dal popolo si stacca, ma ancora non ha fatto “il salto”, l’Avvocato, uno straordinario Antonio Melissa, che alterna classe e ambiguità nei momenti giusti.
Un popolo che si sposa e si fonde con un fondale di “stracci” (avrei arricchito le video proiezioni, poco tangibili), per fare da cornice ad un evento, che potrebbe essere ambientato ai giorni nostri (scenografie di Stanislao Cantono di Ceva).
Perché la ronda del popolo, quello che stringe le mani fare barriera, diventa supporto e nemico, pronta ad approfittare dell’eventi straordinari, ma capace alla fine di difendere con le unghie e con i denti chi si è preso cura di loro.
Ed ogni personaggio a una voce, diversa e riconoscibile, grazie ai brani di Attilio Fontana, Maria Grazia Fontana, alla quale è anche affidata la Direzione Musicale, Federico Capranica, Franco Ventura, Antonio Carluccio, Michela Andreozzi e Michele Lorusso,
Se la parte di Pio è più apertamente pop, il rock del Demonio ne sottolinea il lato noir e la taranta della gente di paese è la sola lingua che i paesani conoscono: quel dialetto e quella tradizione, così ben amalgamata non solo con le altre partiture, ma con coreografie di Orazio Caiti, che mescolano generi diversi, senza stridere mai, anzi, seguendo il filo del gioco delle parti.
L’acrobatica e la classica sono dei virtuosismi non solo accessori, che mettono in evidenza la qualità del cast scelto per questa versione.
Un plauso particolare alle voci femminili (Madre LUCIANA BOTTALICO e Indemoniata FABIANA RUSSO) ed al piccolo Pio, che emoziona il pubblico e che praticamente ha il compito di aprire lo spettacolo.
Un musical tutto nostro, che va assolutamente scoperto, e che nella rassegna Codice Teatro ha trovato un’ottima vetrina, per poter essere ripreso e valorizzato in una prossima messa in scena, viste le grandi potenzialità che racchiude in sé.
Complimenti a chi ha organizzato la rassegna, che racchiude in sè piccoli tesori nascosti come questo.
PROSSIMO SPETTACOLO PER CODICE TEATRO
Sotto il video del CURTAIN CALL
La produzione artistica ed organizzativa porta il nome dell’Accademia Musicale Federiciana ed è affidata ai maestri Michele Lorusso ed Agnese Paola Festa.