Il Teatro Carcano, Tempio della prosa milanese, accoglie un musical.

Non è la prima volta, comunque, visto che su quel palco arrivò anche la commedia musicale, con una edizione di Aggiungi un posto a tavola, ma è chiaro che la storica sala milanese ha da sempre una vocazione di prosa.

E comunque la nuova edizione targata Federico Bellone, si può considerare un musical atipico.

Ma non per questo di minore impatto.

Il rosa di Dirty Dancing si sposa benissimo con la stagione del Carcano, prettamente dedicata al mondo femminile.

D’altronde, già nel 1963, nascevano i primi barlumi di protesta civile, anche da parte delle donne, che avevano diritto al voto e, in alcuni casi, decidevano di battersi per i diritti.

Come la nostra Baby, protagonista di una favola iconica, in un resort sperduto tra le montagne della Virginia (ancora oggi esistente e meta di turisti affezionati), che ancora andava in vacanza con la famiglia, senza velleità di girare l’Europa, ma con tre, lunghe settimane di vacanze davanti a sé. Che valgono sei mesi. E con anche i genitori.

Gli occhiali rosa con cui si guarda il sogno americano si infrangono, però, sulla realtà e la durezza della vita: un rito di passaggio per ogni personaggio in scena, ben delineati nella loro crescita, dalla mano esperta di Bellone.

E così, il momento catartico della presa finale commuove ancora oggi, la rivincita di ogni Baby e Johnny Castle (un cognome che il personaggio americanizza, ma che è italiano nei suoni) ci fa sorridere e sognare ancora, perché forse di questo abbiamo bisogno. Nonostante siano passati anni dal film (sì, la prima versione del 1987, eviterei di citare la seconda).

Dirty Dancing al Carcano quindi trova una casa perfetta, un musical non musical, dove, come nella pellicola, le coreografie, i balli di gruppo, i momenti di animazione del resort (o villaggio turistico, dai…) prendono vita sui dischi e nel jukebox.

Tutti i brani iconici ci sono, ed anche qualcuno in più, nella loro versione originale non solo in inglese, ma anche negli arrangiamenti originali che abbiamo visto al cinema.

Pochi i pezzi cantati dal vivo, ma il musical si disvela nelle parti danzate, tante, ricche, perfette, “dirty” al punto giusto, magistralmente preparate dalla co-regista e coreografa Chiara Vecchi, in una cornice di Clara Abbruzzese, con scene spostate a mano dal cast ed efficaci, arricchite da giochi di luce (Valerio Tiberi, una garanzia), che rendono iperrealistiche le montagne ed il passaggio delle ore del giorno e della notte.

Un piacere ritrovare nel ruolo del protagonista Gabrio Gentilini, che torna dopo 10 anni, e che troviamo naturalmente maturato nella sua interpretazione: i suoi numeri di danza sono ipnotici e la totale alchimia con la nuova Baby, perfetta nella parte, Vanessa Innocenti – ironica, simpatica e con grande presa sul pubblico – rendono i loro pezzi un vero piacere.

Bello ritrovare Simone Pieroni, Jake, il papà, e Josè Dominguez, nella non facile parte di Robbie.

Come sempre una garanzia Alice Mistroni, come Marjorie, la mamma, che sembra appena uscita da una pubblicità anni ’60: camaleontica Alice, si può solo parlarne bene.

Una nota a parte la Penny di Marta Melchiorre, che dimostra anche ottime doti drammatiche, straordinaria ballerina, dal fisico invidiabile, senza dimenticare altri nomi del cast, come Laura Amodeo (Lisa), Edoardo Piacente (Neil), Roberto Ediogu (Tito) e Paky Vicenti come Billy, altro nome conosciuto del mondo del musical.

Un’occasione, quindi, che non perderei, nella variegata offerta di spettacoli per le feste.

Non solo per ricordare quei tempi, che poi tanto diversi non sono, se non nella forma, ma anche per dare una pennellata di rosa ad una serata in famiglia, che non sia solo cenoni e giocare a tombola.

LINK: LE VIDEO INTERVISTE AI PROTAGONISTI E LA CONFERENZA STAMPA:

In chiusura, per voi, un estratto dagli applausi finali.