Lo spettacolo andrà in scena il 3 e 4 febbraio a ROMA al teatro Kopò, ma ho già recitato con successo al Teatro Sala Gassman di Civitavecchia.
Dopo i riconoscimenti nazionali de Le ragazze di Via Savoia, 31 Elisabetta Tulli, interprete di diversi musical di rilievo nazionale, come ad esempio Mamma mia! ed autrice di spettacoli come Italy Bares, Dialogo, Edda Ciano, In due sotto a na finestra, La storia di Giulietto, insieme ad Andrea Calandrini, compositore e direttore d’orchestra di molti musical del Teatro Nazionale di Milano, come l’attuale Chicago, tornano a lavorare insieme per cimentarsi in una nuova storia, una storia vera, odierna, la storia irrisolta di Antonietta Longo. La regia è affidata al giovane talentuoso Giuseppe Brancato che ha capito e arricchito il linguaggio scenico facendo un ottimo lavoro con l’attrice che si definisce polifonica.
I punti fermi del monologo sono la musica originale, che fornisce allo spettacolo la connotazione di musical da camera, la Roma degli anni Cinquanta di cui siamo ancora fortemente figli, un fatto di cronaca che tenne i lettori di tutte le riviste italiane incollati alle incertezze quotidiane di questo primo femminicidio post bellico del Lazio e le donne sempre indagate e tutte interpertate da Elisabetta Tulli nelle loro manie, leggerezze e dolori.
La storia di Antonietta Longo, che Elisabetta Tulli tenta di ricostruire, grazie anche all’aiuto del pronipote, Giuseppe Reina, autore del libro: “Io sono Antonietta”, fece talmente clamore negli anni Cinquanta da ispirare Federico Fellini per il personaggio della protagonista ne Le notti di Cabiria, da qui il titolo.
La vera Cabiria è Antonietta, ma il finale è diverso.
Lo scopo di questo lavoro è per l’autrice quello di tenere viva la memoria di una donna senza giustizia e testimoniare culturalmente, attraverso il teatro, che “la morte non è l’ultima parola”, anzi può è l’inizio di una riflessione, di un cambiamento.
Per questo Elisabetta Tulli, vorrebbe ulteriormente sensibilizzare invitando associazioni che hanno a cuore le donne e le loro difficoltà, di qualsiasi tipo e invitarle per aggiungere testimonianza a testimonianza, con un piccolo dialogo ad ogni fine replica.