Terza intervista al cast di Divina Commedia Opera Musical.
I nostri pubbliredazionali contiuiano oggi, dopo il regista e Virgilio Andrea Ortis e Mariacarmen Iafigliola (Pia dei Tolomei, La donna), con la meravigliosa Beatrice, interpretata da Myriam Somma
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Myriam Somma. Una voce che raggiunge note inimmaginabili ed un viso decisamente
rinascimentale. Beatrice è da sempre perfetta per te. Quanto ti ci ritrovi nella vita reale?
Fin da piccola mi sono sempre sentita un po’ “bambolina” perché ho la pelle chiarissima e i capelli castano rossicci, per non parlare delle mie lentiggini che mettono ancora di più in risalto la mia carnagione pallida perché sembrano come disegnate sopra apposta… detto questo, oltre la pelle ho dato sempre poco peso al mio volto. Però in realtà il mio viso è stato un buon alleato in questo mestiere, ma
l’ho scoperto crescendo… sei principessa, sei ragazzina, sei medievale, sei rinascimentale… ed è quello che mi è successo all’audizione de la “ Divina Commedia Opera Musical” che risale al settembre 2017… Entrai e notai la commissione borbottare, poi iniziai a cantare e poi a recitare… quel provino lo ricordo come fosse ieri, così come il call back e il final, e quando mi dissero che ero
stata scelta per interpretare Beatrice e ricordo che il regista mi disse “Sembri uscita da un quadro di Piero della Francesca” e devo dire che questo mio aspetto, oltre le
capacità canore ed attoriali, ha sicuramente influito sulla scelta del ruolo.
Personalmente non ho mai pensato di poter interpretare il ruolo di Beatrice, infatti non mi presentai per lei ai provini. Ma come spesso succede in fase di audizione, la commissione sa cosa vuole e chi vuole, molto meglio di te, ed inevitabilmente finisci col diventare ciò che non credevi di poter essere. Un ruolo decisamente lontano da me. Avevamo in comune – e lo dico al passato perché ormai siamo parecchio “unite”- solo il registro vocale: io sono un soprano leggero e la partitura di Beatrice è da soprano leggero. Deve essere un bellissimo eco preciso e chiaro ad ogni richiamo nello spettacolo ed è per questo che la partitura sopranile perfetta e incisiva scritta da Don Marco Frisina rende Beatrice un ruolo difficile a cui accostarsi con studio, concentrazione e molta pazienza.
Nel corso degli anni ho imparato a conoscere il mio personaggio e passo dopo passo ho imparato a “volerle bene” anche quando mi ha dato filo da torcere.
Noi pensiamo a Beatrice come una donna messa lì sul piedistallo in Paradiso. Ma ci sbagliamo. Non dobbiamo dimenticare che Beatrice è una donna e come tale ha le sue passioni, i suoi dolori, le sue emozioni e queste si evincono tutte nella mia interpretazione del personaggio. Le do vita, carne e sangue, senza mai dimenticare l’umanità di questa donna e per fare questo non faccio altro che attingere dal mio bagaglio personale, da donna quale sono, e vivo, in scena.
Beatrice potrebbe essere qualsiasi donna ed io mi ci ritrovo molto nel suo “istinto materno” perché diciamoci la verità, lei è “una madre, una compagna, un’amica” per Dante cosi come io lo sono per le persone che amo e che proteggo. Credo ci sia una Beatrice in ogni donna.
Quindi è questa la grande forza di Beatrice e la sua modernità?
Dal servizio su RIFLETTORI SU MAGAZINE GENNAIO 2021 |
Sì, come ho detto prima io credo che la forza e la modernità di Beatrice siano proprio il suo essere donna e il modo di comportarsi. Non c’ cosa più forte della sua grande tenerezza e dolcezza…perché dietro la “scorza” dura e austera si cela una donna tenera che ama il proprio uomo e gli insegna a vivere, sbagliando, cadendo, perdendo. Ma la cosa bella è vedere che Beatrice resta, viva e presente, senza giudizio, con amore… sempre! Perché la verità è che Dante più che pensare di arrivare a lei, si muove sapendo che lei è lì come fine ma molto più come principio.
La cosa interessante di tutta questa “Divina Commedia” è arrivare a capire che il viaggio è dentro se stessi. I demoni, i punti di riferimento, le persone da lasciare andare, le persone che se ne vanno, gli amici, gli amori, le delusioni… tutto fa parte di un percorso obbligato da fare e superare! Ma quanto bello è arrivare poi a “rinascere…”?
Lo spettacolo ha da sempre tante matinée. Come ti prepari, visto che entrare in scena al mattino con tali brani non è semplicissimo?
Per matinée e serali allo stesso modo. Pensa quando nello stesso giorno abbiamo sia matinée che serale e uno spacco in mezzo per dormire… ahahah!
Fatto questo preambolo…non cambia molto la mia preparazione sia che sia mattina o sera…
Fondamentali per un cantante sono il sonno, l’alimentazione e lo sport.
Dormire 8 h continue la notte, fare pasti sani e leggeri, sport (perché il nostro corpo è la nostra macchina da guerra) ed allenare la voce con esercizi mirati.
Solitamente io a mezz’ora dall’inizio dello spettacolo faccio i miei soliti esercizi vocali… dal muto, al brusio fino al vocalizzo sonoro: ovviamente in maniera graduale e senza
sforzarmi troppo, perché la verità è che la voce ha bisogno di piccoli e mirati esercizi per essere pronta. C’è da dire che per Beatrice il riscaldamento vocale avviene in più momenti visto che trascorro la maggior parte dello spettacolo in
camerino attendendo che Dante arrivi in Paradiso…e a parte la battuta, è davvero così. Durante lo spettacolo canticchio dal camerino le varie arie dei miei colleghi e colleghe fino ad arrivare ad entrare in scena, pronta!
Cosa vuol dire per te tornare in scena oggi dopo la pandemia e con tutte le limitazioni anti covid?
In una parola? Tornare a Vivere! Sono stati quasi due anni duri e tristi… Anche se d’estate sembrava stesse migliorando. In verità noi “teatranti” abbiamo bisogno di
dire, e di farlo davanti ad un pubblico. I teatri chiusi, le limitazioni, le platee a capienza ridotta… tutto sembrava confermare al mondo che il teatro fosse un luogo “di contagio” quando poi lo abbiamo visto nel corso del tempo che è forse uno dei posti più sicuri dove lavorare. Le produzioni hanno investito affinché ci fossero sempre le dovute precauzioni e i controlli e hanno reso possibile il lavoro stesso.
Personalmente mi sento una privilegiata. La produzione de la Divina Commedia è sicura, attenta e organizzata.. e questo non è scontato, seppur dovuto per via del
Covid. Ad oggi le cose stanno migliorando e tanti spettacoli viaggiano e se capitano intoppi, ci si ferma e poi si riparte. Si può lavorare e si può lavorare in sicurezza.
Lo dimostriamo tutti i giorni e la Divina ne è la prova tangibile.
Qual è il segreto della longevità di questo spettacolo?
Sicuramente il contenuto… ci sono tanti spettacoli che toccano il cuore della gente,
riproponendo sul palco vicende vissute, amori, esperienze. E la gente si riconosce
in quelle storie e questo le fa appassionare sempre di più e così si ha voglia di tornare a rivedere quei personaggi anche solo per immedesimarsi ed emozionarsi. Il teatro racconta la vita, nella finzione del momento, ma questo non la rende meno vera. Non c’è cosa più bella che andare a teatro e trascorrere 2 h per se stessi. Nella Divina Commedia accade questo.
É sempre attuale la “vicenda di Dante” e tutti si accostano allo spettacolo sentendosi parte di quel viaggio e il viaggio lo fa ogni persona che è in platea e se dopo 5 anni le nostre platee sono sempre piene significa che “il messaggio” è arrivato e continua a vivere dentro i cuori della gente. Chi non è mai venuto, viene! Chi c’è già stato, torna…
Un aneddoto con i bambini che vengono a vederlo?
Un aneddoto ce l’ho e risale al primo anno ed è rimasto impresso… eravamo a Napoli al Palapartenope e quel Matinée io non ero in scena ( perché capitava che i
matinée venissero interpretati dalle cover) e quel giorno decisi di guardarmi lo spettacolo da spettatrice. Napoli di per sé è una piazza difficile, migliaia di ragazzini urlanti in quel tendone enorme.
Eppure alternavano momenti di estrema goliardia a momenti poi di silenzio ed attenzione. A fine spettacolo ci fu una bolgia di urla felici ed entusiasti e non finiva più… ricordo che fui colpita però da un gruppo di studenti delle medie che commentavano: allora presi il mio cellulare, impostai il video, mi avvicinai e senza indugio chiesi loro cosa pensassero dello spettacolo appena concluso, facendo una sorta di intervista e spacciandomi per una dipendente della produzione.
Ebbene, partirono da Caronte passando per Pier delle Vigne, assieme a Virgilio, sapendo che Dante sarebbe arrivato al Paradiso e la cosa che mi colpì tanto fu il loro spontaneo modo di parlare e di ricordare delle frasi dello spettacolo importanti che non credevo potessero rimanere nella loro mente, e quindi nel cuore. In quel momento capii che avevamo già vinto: la forza di questa “Divina Commedia” è la capacità che ha di entrare nei giovani con semplicità e passione: il teatro è un mezzo di trasmissione della cultura. Non stiamo leggendo un libro pesante e difficile. Qui stiamo sfogliando le pagine di una vita vissuta che abbiamo avuto la fortuna di “ereditare”… Toccare con mano l’entusiasmo dei giovani che comprendono il messaggio è davvero un bel dono.
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