‘Dobbiamo pensare e agire come se il coronavirus non ci fosse’

“La Giornata internazionale del Teatro sia comunque
una festa, anche in una situazione drammatica in cui sembra che ci sia
poco da festeggiare… ma la data è importante e quella resta, magari
rimandando la festa vera a un’altra data. Importante
è non farci spaventare dal Covid e pensare senza paura al futuro”. E’
la via che indica all’AdnKronos Giorgio Ferrara direttore artistico –
dal prossimo 2 aprile, ma nominato lo scorso 24 febbraio – del Teatro
Stabile del Veneto, che gestisce tre sale: il
‘Goldoni’ di Venezia, il ‘Verdi’ di Padova e il ‘Del Monaco’ di
Treviso.

“Il Covid non ci deve far paura e non deve
impedirci di allestire la stagione futura che, per quanto ci riguarda,
intanto sarà programmata da maggio a dicembre – annuncia Ferrara – Si
devono fare gli accordi e proporre titoli, come se ci
trovassimo in una stagione normale, pensando e agendo come se il Covid
non esistesse. Dopodiché, in caso di ulteriori forzate chiusure, vorrà
dire che le proposte in cartellone scivoleranno”.

Spiega il direttore artistico del Teatro Stabile
del Veneto: “Vorremmo creare una piattaforma comune alle nostre tre
sale, dedicando il ‘Goldoni’ di Venezia alla vetrina internazionale, il
‘Verdi’ di Padova alle produzioni nazionali e alle
ospitalità, il ‘Del Monaco’ di Treviso alla riscoperta e rivalutazione
del repertorio musicale veneto dimenticato e poco eseguito”.

In più, prosegue Giorgio Ferrara, “c’è la volontà
di affidare a compositori contemporanei nuove opere e scritture
musicali, che avranno ampio spazio, così come per le drammaturgie
contemporanee, con autori veneti viventi che nel triennio
possano garantirci un’opera di prosa ogni anno”. E il teatro online,
ora obbligatorio a causa delle sale chiuse, sarà abbandonato o
mantenuto?

“Lo streaming è molto importante e i numeri lo
dimostrano – risponde Ferrara – c’è una nuova fidelizzazione specie fra i
più giovani e la speranza è che chi oggi vede online un’opera o un
concerto abbia poi la voglia di andare a vedere
lo spettacolo dal vero, a teatro”. Quanto al ruolo della ‘regista
residente’ Irina Brook, la figlia di Peter Brook, “farà un laboratorio
con gli allievi della scuola di teatro, basato su una sua idea di
installazione-spettacolo, a partire dall’Amleto scespiriano,
presentando ogni anno un capitolo diverso”.

Progetti anche con Adriana Asti, sua moglie? “Se si
creano le condizioni giuste, perché no? Spero di poterla
convincere…”, risponde Giorgio Ferrara. C’è da convincere anche
Riccardo Muti… “Anche con lui, si tratta di trovare un’occasione
giusta: abbiamo ottimi rapporti”, confida il direttore artistico del
Teatro Stabile del Veneto.

(di Enzo Bonaiuto)