100 anni, di cui almeno 70 sulla scena. E non 100 anni di solitudine, ma 100 anni di vita, passione, talento, studio, abnegazione, professionalità, in compagnia dei suoi affetti e del pubblico che lo ama.
Ebbi la fortuna di vedere questo signore del Teatro qualche anno fa, per il toccante Le Ultime Lune di Furio Burdon: ricordo che tornai almeno tre volte a vedere questo spettacolo, che, nel secondo atto, diventata un monologo: o meglio, un dialogo di un vecchio signore in quelle che oggi chiamiamo le RSA, con una piantina, che coltivava con passione, raccontandole la sua vita ed ascoltando i lamenti e i pianti delle anime perse dell’ospedale, che gorgogliavano nei tubi dell’acqua.
Mai testo fu più attuale.
Quanto è attuale, oggi, il teatro, chiuso, ahimè, ma vivo grazie a personaggi come Gianrico Tedeschi, che hanno fatto della propria vita e dell’arte un vero capolavoro.
Auguri reverenziali e chapeau, davanti al Teatro ed a un Attore con l’A maiuscola.