Per chi fa il mio mestiere, a volte il rischio é di “assuefarsi” al teatro.
Si vedono gli spettacoli in maniera troppo giornalistica, con occhio critico, alla ricerca del difetto e del pregio, cercando di cogliere i testi, le voci, le luci, i costumi e soprattutto l’artista dietro al personaggio: e spesso, ahimè, lo si coglie.
Per fortuna, poi, ci sono spettacoli che ti danno la scossa. Non tanti, ma alcuni ci sono e ti riportano violentemente al ruolo di persona e non solo di critico, travolgendoti con le emozioni, facendoti di nuovo capire perché hai scelto di fare questo bistrattato e sottopagato lavoro.
La scossa. Feeling Electric.
NEXT TO NORMAL è riuscito a lasciare la stampa presente alla prima del teatro Coccia di Novara senza parole e, per una volta, tutta concorde.
Qualcosa di nuovo, per l’Italia. Di provocatorio, di dirompente, di violento e delicato, di vero.
Di follia, in teatro, si è sempre parlato, da Shakespeare a Pirandello, ma nel musical, in questi termini, in Italia, no.
Next to Normal nasce nel 1998 negli Stati Uniti come un workshop di soli dieci minuti intitolato “Feeling Electric”. Dieci anni dopo il passo tra la prima rappresentazione Off e la consacrazione a Broadway è breve: il musical debutta al Booth Theatre nella primavera del 2009 e una versione speciale dello spettacolo viene twittata in brevi messaggi da centoquaranta caratteri, ognuno fino al mattino del 7 giugno, quando – dopo ben undici nomination – vince tre premi ai Tony awards del 2009. Già in questo si evince la forza dirompente, moderna e innovativa di Next to Normal.
L’illuminato Marco Iacomelli lo ha visto a Broadway ed ha deciso di impiantare il seme in Italia.
Next to normal, nella sua versione italiana, approda in Italia grazie al progetto della STM in collaborazione con Compagnia della Rancia, con la regia di Marco Iacomelli e la produzione di Andrea Manara e Davide Ienco.
La famiglia Goodman, quindi, prende vita in Italia, formata da una mamma e moglie malata di sindrome bipolare, Diana/Francesca Taverni (Diana dal latino dius, “della luce”, da dies, “[la luce del] giorno”), arcaico divios per cui il nome originario sarebbe stato Diviana; protettrice delle donne, cui assicurava parti non dolorosi), un padre, Dan Goodman interpretato da Antonello Angiolillo; un figlio, Gabe Goodman, i cui panni sono indossati da Luca Giacomelli Ferrarini; una figlia, Natalie Goodman, in questo ruolo Laura Adriani.
Attenzione: ho detto prende vita, perchè la famiglia rappresentata sul palco appare assolutamente vera e reale e non verosimile.
Seguendo il dramma, raccontato in musica, con brani rock e pochissimo parlato, ci si dimentica che Diana è Francesca Taverni: quello che vediamo è davvero la signora Goodman.
Il pubblico segue la vicenda senza fiato, con una tensione continua, stemperata dall’ironia, che si riscontra anche nella vita reale, per affrontare i piccoli ed i grandi drammi del quotidiano.
Se il libretto pare scritto da uno psicologo clinico e la traduzione, cosa rara, è piacevolissima nelle note rock (Traduzioni liriche Andrea Ascari, Adattamento libretto Marco Iacomelli), la drammaturgia perfetta prevede colpi di scena che lasciano lo spettatore tra color che son sospesi.
Un inferno psicologico si redime nella catarsi di vedere rappresentati demoni e spettri che, in varie misure, ognuno di noi ha, fino al finale quasi dantesco del “Luce sarà”.
In questo musical, troviamo il disagio mentale, il disagio giovanile, l’indifferenza moraviana e l’incomunicabilità, il dramma della droga e degli psicofarmaci, le generazioni a confronto e per ultimo, ma non per ultimo, l’amore ed il troppo amore.
Il cast è stupefacente, inteso nel termine più duro di droga, e non solo perchè (anche) di psicofarmaci si tratta: non potrei, infatti, immaginarmi altro cast differente da quello che è stato scelto.
Francesca Taverni è una vera dea in scena, nella sua umiltà e nel suo essere dimessa: domina il palco a piedi nudi o in tacchi piccolo borghesi, ci porta con lei nel suo cervello che si liquefa, ci fa anelare i monti e la risalita e ci porta su e giù con la sua voce dolce e potente insieme.
Accanto a lei, il marito sempre presente Dan/Angiolillo, che, se meno interessante sulla carta, ci mostra aspetti psicologici velati ma decisi: Antonello è riuscito ad andare a fondo di questo personaggio e ci fa intuire il dramma nel dramma, dell’uomo che vuole aiutare ma non può (o fa troppo?). Natalie, la figlia, interpretata dalla giovane ma incisiva Laura Adriani, disperata nel voler attirare l’attenzione dei suoi, la ragazza invisibile che prima cerca di farsi notare con la perfezione e poi con lo sbando, supportata dal ragazzo “perfetto per lei”, il giovane Henry, interpretato dal bravissimo Renato Crudo.
L’appoggio esterno sono i dottori, il Dottor Madden e il Dottor Fine, doppio ruolo interpretato da Brian Boccuni, l’appiglio della scienza a cui tutta la famiglia cerca di appoggiarsi.
E, volutamente lasciato per ultimo, un figlio, Gabe Goodman, l’arcangelo Gabriele interpretato da un grandioso Luca Giacomelli Ferrarini, amorevole, presente, perfetto figlio, con quella giusta dose di follia ed ambiguità (ricordate Mercutio?), che incarna le paure di tutti noi: la fisicità e l’interpretazione del giovane Luca spiazzano tanto sono perfette.
Il tutto in una scenografia lineare e semplice (di Gabriele Moreschi) che ricalca in toto l’originale, quasi a voler incasellare la famiglia ed essere il contraltare rigido e regolare della confusione mentale dei protagonisti: tenete d’occhio il terzo piano, quello più spirituale.
Poche e decide le coreografie della grande Gillian Bruce ed un disegno luci che è parte integrante dello spettacolo, quasi entità a sé, che si disegna nei colori dello sfondo, della mano esperta di Valerio Tiberi.
La regia di Marco Iacomelli, innamorato dello spettacolo, unisce tutto ciò con dettagli nei movimenti e nelle controscene, che danno fluidità e ritmo senza nessuna perdita di energia.
Già si sente la nostalgia di questo spettacolo perfetto (in attesa del cd che uscirà), che ha avuto per ora solo due date al Coccia di Novara, teatro di allestimento.
Next to normal è nato, ma la famiglia Goodman deve crescere e viaggiare. L’Italia deve avere la possibilità di poter capire che il teatro è arte, messaggi, evento, catarsi e crescita, anche nel musical.
L’interesse c’è, la critica è concorde, il pubblico rapito: non resta che aspettare il lavoro di Iacomelli in tutti i teatri d’Italia.
Il seme impiantato nel terriccio italiano deve sbocciare.
Nel mio piccolo, tutto il sostegno e presto ne parleremo in un’intervista allo stesso regista.
In attesa dell’auspicato tour, preparatevi a due ore e mezza di puro Teatro, anzi, di vita.
CAST ARTISTICO
DIANA (la madre) Francesca Taverni
DAN (il padre) Antonello Angiolillo
GABE (il figlio) Luca Giacomelli Ferrarini
NATALIE (la figlia) Laura Adriani
HENRY (il ragazzo di Natalie) Renato Crudo
DR. MADDEN/DR. FINE (gli psichiatri) Brian Boccuni
link utili
STM – Scuola del Teatro Musicale