Gioacchino Inzirillo ha ripreso l’allestimento professionale di Dolce Ciderella, di cui vi avevo già parlato parecchio tempo fa.

Presto sentiremo ancora parlare di questo spettacolo ed intanto, come da vecchia abitudine, vi posto una recensione dettagliata del mio lettore Simone Alfonsi e delle foto di scena scattate al teatro Colosseo di Torino.

Simone ha seguito il progetto dall’inizio.

Nel cast, nomi famosi del musical! Scopriteli nella prossima pagina.

“È da tempo che seguo la vita di questo Musical: i particolari legami che ho sempre avuto con il film da cui la storia e liberamente tratta (“La Leggenda di un Amore: Cinderella” – Titolo originale “Ever After: A Cinderella Story) e con il genere teatrale del Musical mi spinsero anni fa ad avvicinarmi a questo spettacolo e, da allora, ne sono rimasto affascinato, non solo per il modo in cui è stato concepito, unico in ambito allora amatoriale, almeno da queste parti (Torino e Piemonte), ma anche per il fatto che l’idea originaria e la realizzazione scenica sono state partorite da una mente molto giovane, quella di Gioacchino Inzirillo, che ho imparato a conoscere come un vulcano di idee e, infatti, quelle volte che sento di una sua nuova realizzazione teatrale e posso andarci, salgo in auto senza pensarci due volte.

Ed ecco che una di queste idee, “Dolce Cinderella” appunto, negli anni ha avuto un gradimento tale, da rendere quasi necessario un salto verso una nuova versione da poter mettere in scena con un cast di professionisti, che possano portarlo in giro e diffonderlo come altri musical che hanno calcato le scene italiane degli ultimi anni. E ovviamente non avrei mai potuto mancare agli appuntamenti nella mia zona con questo riadattamento.

La storia (per cui vi rimando essenzialmente anche se non completamente al film) è stata ampliata rispetto alla versione amatoriale e integrata con nuove scene e musiche, sia al fine di connettere meglio le varie parti della trama, sia perché un cast di professionisti può permettere un lavoro più completo.

Di conseguenza sono stati integrati anche nuovi testi e nuovi brani creati da Nicola Barbera, che si conferma come un compositore eclettico. Musicalmente sono stati scritti pochi pezzi nuovi a conti fatti. Si può dire che di completamente nuovo ci siano solo i duetti tra la Matrigna e Marguerite (la sorellastra maggiore). In ogni caso la parte musicale è stata riarrangiata in diversi punti, sia al fine di dare maggior risalto alle voci, che sono più impostate in confronto a quelle degli interpreti della versione amatoriale, sia per rendere più ritmici e coinvolgenti alcuni brani, nel rispetto dell’impatto emozionale originale. Sono stati inoltre inseriti dei reprise dei brani più caratteristici dei due personaggi principali.

Quello che spicca fin dall’inizio, rispetto a ciò che è stato prima, è l’introduzione di una narratore solo presente in voce, che racconta la storia come se fosse il discendente della Cenerentola della leggenda. La scelta è stata molto azzeccata, in quanto, per chi non conosce la trama da prima, certi collegamenti tra i personaggi e le situazioni rischiavano di non venire proprio automatici.

Ed ecco che la voce (purtroppo solo registrata) di Daniele Lucca, attore teatrale di un certo spessore, ci accompagna in modo caldo e avvolgente qua e la nella rappresentazione scenica, quasi come un papà che racconta la favola della buonanotte.

All’apertura del sipario, saltano subito all’occhio le nuove scenografie, ampliate, rinnovate e ben congegnate in modo da cambiare facilmente e velocemente, muovendo le varie parti a blocchi e pannelli che la compongono. Grandissimo Complimento quindi a Giuseppe “Pino” Tassone, per aver dato libero sfogo alla sua creatività, che forse prima, per diversi motivi, non aveva ancora avuto modo di esprime a pieno. E non è finita qui… Perché strada facendo, mi hanno detto, che si promettono degli ulteriori miglioramenti scenografici….

Le coreografie di Gabriele De Mattheis (alle quali prende personalmente parte) sono molto raffinate (ma per Gabriele è una conferma) e spaziano dal classico, nella scena del ballo, al moderno con sfumature tribali nelle scene dell’agguato e della festa con i gitani. Gli ensamble sono molto ampi, per questo sono più indicati per un palco di grandezza standard, ma la professionalità dei performer in scena riesce a renderle perfette, per quanto sacrificate, anche in spazi più ristretti.

I costumi erano già molto belli, ma le costumiste Daniela Sapino e Giusy Lo Iacono, in collaborazione con Old House Company, li hanno ulteriormente migliorati, con modifiche non solo di misure ma anche nei modelli degli abiti di alcuni personaggi e con vestiti completamente nuovi per altri. Ad aiutarle nell’impresa troviamo anche Gabriele De Mattheis, che tira fuori un altro dei talenti che ha oltre la danza: il nuovo, stupendo abito della regina è totalmente opera sua, dal disegno alla realizzazione fisica.
E ora veniamo al cast…

Gioacchino Inzirillo si conferma nel suo ruolo del Principe Henry. Un personaggio che ha cucito da sempre su se stesso, recitativamente e vocalmente, come un sarto fa con un vestito. Vocalità perfetta, sia nel canto che nel recitato, e presenza scenica sempre molto carismatica. Ogni altro commento è superfluo… L’unico modo per rendersi conto di come questo ragazzo sia in grado di recitare cantando e cantare recitando, come se fosse la cosa più naturale del mondo, è quello di vederlo e sentirlo in scena.

La giovanissima Marianna Bonansone, la Ginevra del musical Excalibur, rivisite il ruolo di Cenerentola, che qui ha un nome e un cognome: Danielle de Barbarac. Nella sua interpretazione, emergono maggiormente, rispetto a prima, anche la parte più fragile del personaggio, quasi a bilanciare maggiormente la parte più decisa e combattiva, che invece è sempre stata evidentissima fin dalla prima versione dello spettacolo e lo è tuttora. Le stessa sfumatura viene resa molto bene anche nel canto, dove è stata data da Marianna una connotazione più interpretativa e talvolta più di grazia. Il personaggio di Danielle sembra molto sentito dalla giovanissima performer, tanto che in alcune scene, soprattutto nel recitato, l’anima del personaggio sembra prendere letteralmente vita al di la della finzione scenica.

Mariasole Fornarelli assume il ruolo della Matrigna di Danielle, la Baronessa Rodmilla de Ghant, dandogli un tocco personale. La sua interpretazione, eseguita con voce impostata tra lo snob e l’altezzosa signorilità, stempera lievemente in alcuni brevi attimi, strappando anche qualche sorriso. Un modo per lasciare anche qualche ricordo simpatico della Matrigna, in mezzo a tanta crudeltà… E a parte in quei brevi istanti a cui ho accennato, la Rodmilla di Mariasole è crudeltà quasi allo stato puro: un ruolo che sicuramente sembra scuotere dentro la sua interprete.

Valentina Corrao è Marguerite, la maggiore delle figlie di Rodmilla, nella quale la madre ripone tutte le speranze di riscossa, dopo che la tenuta che fu del padre di Danielle cade in rovina per la scellerata gestione della stessa Baronessa. Per fare questo, Marguerite, spinta dalla madre, tenta insieme a lei con ogni mezzo di sedurre il Principe, il quale deve prendere al più presto moglie, secondo i progetti del Re suo padre. La connotazione data al personaggio di Marguerite da Valentina è quella dell’isterica ragazza viziata, mista alla stessa crudeltà tipica della Matrigna, non dissimile a quella della versione originale del musical e dal film. Molto ben rese da Valentina le interazioni con gli altri personaggi, in particolare in una delle scene principali in cui il suo personaggio viene affrontato da Danielle dopo tanti soprusi e umiliazioni.

Poiché le parti cantate di Rodmilla e Marguerite sono quasi sempre in coppia, non si può fare a meno di commentarle insieme. Per i propri ruoli, a Mariasole e Valentina sono stati dati nuovi brani inediti rispetto alla versione originale con dei reprise tecnicamente molto complessi. Ma la preparazione artistica di entrambe le interpreti è stata ampiamente all’altezza della situazione, con un interpretazione pienamente in linea con le parti recitate dei due ruoli, anche perché la loro sembra una parte musicale fatta apposta per essere eseguita proprio dando un certo senso di perfidia, cattiveria e ambizione sfrenate.

Dal punto di vista della rivisitazione dei personaggi, ho trovavo molto affascinante come sia stato modificato, quasi ricostruito direi, il ruolo di Jaqueline, la seconda delle sorellastre di Danielle, che in questa narrazione, esattamente come nel film, non è proprio cattiva. Ora il ruolo, proprio per scelta di Gioacchino credo, è diventato molto più incisivo, recuperando quell’ingenuità iniziale che nella versione originale del musical, rispetto al film, era andata un po’ a perdersi. Determinante nella risoluzione della storia verso il lieto fine, a impersonare Jaqueline, troviamo una bravissima e fantasiosa Federica Vitiello, che mostra in modo molto netto il passaggio da quell’iniziale fase ingenua, resa con qualche spunto comico molto godibile, alla fase in cui diventa una delle maggiori alleate di Daniele, trovando il coraggio addirittura di affrontare il Principe in favore della sorellastra ormai diventata amica.

Peccato che la parte di Jaqueline sia solo recitata, a parte un piccolo passaggio solista in un brano corale: la voce cantata di Federica sarebbe stata la ciliegina sulla torta ad un ruolo che è diventato piuttosto interessante, anche se non poi così esteso in termini di tempi scenici. Insomma, una presenza discreta fino a un certo punto della storia, quando poi diventa un personaggio molto più profondo. Sicuramente resterà uno dei personaggi più amati dello spettacolo al di la dei due protagonisti.

Il fatto di essere molto più giovane rispetto all’età del ruolo non è stato d’intralcio a Giancarlo Capito nell’ impersonare Re François, padre di Henry. Un po’ di barba con aggiunta di pizzetto, un espressione del volto quasi sempre tra il severo, il serio e il saggio, con sfumature talvolta ironiche e paterne, ed una voce impostata in modo più scuro hanno assottigliato sensibilmente la forbice tra l’età vera e l’età scenica. Molto ben eseguito e interpretato anche il duetto cantato con il Principe, uno dei punti più emozionanti fin dalla versione originaria dello spettacolo. Sebbene timbricamente la voce di Giancarlo sembra proiettata di più su tonalità alte rispetto alla tonalità di alcuni tratti della melodia, il brano è stato interpretato con voce molto limpida e con un certo trasporto.

Un lavoro analogo a Giancarlo Capito lo ha fatto anche Sara Persali nell’interpretare la Regina Marie, madre di Henry. Per avvicinarsi all’età scenica del personaggio ha usato, oltre ad un’impostazione vocale più matura nella recitazione, un elegante e composto portamento nel districarsi tra il lato materno e quello regale del ruolo. Peccato che anche per la Regina non siano state previste parti cantate, perché ho la sensazione che pure Sara, così come Federica, ci avrebbe dato una performance vocale interessante.

Tornando a Gabriele de Mattheis, il giovane Danzatore e Coreografo ha dato anche prova di poter essere un più che discreto attore, impersonando l’infida figura solo recitata di Pierre Le Pieu, che è un ulteriore ostacolo verso il lieto fine. La parte di Le Pieu è stata lievemente ampliata dalla versione originale, per far capire meglio la relazione d’affari che intercorre tra lui e Rodmilla e la predilezione che nutre verso Danielle. Un’inaspettata propensione al lato dark del ruolo e l’eleganza del portamento che Gabriele ha come danzatore, non solo hanno dato l’idea piuttosto concreta della freddezza calcolatrice del personaggio, ma, dai commenti di alcune signorine e signore tra il pubblico, lo hanno reso molto attraente: una sorta di bello e dannato. Nella replica al Teatro Nuovo di Milano della versione amatoriale, Gabriele aveva partecipato nel ruolo del Capitano Lorent, ma sicuramente il ruolo che ha assunto in questa versione gli è molto più congeniale e valorizza anche meglio le sue potenzialità di attore.

Un altissimo Luca Làconi impersona il Capo dei Gitani in cui Henry e Danielle si imbattono e che dapprima sono scontrosi e poi diventano amichevoli. Il Capo Gitano di Luca è interpretato con una voce molto profonda, sia nel recitato che nel cantato. Una vocalità che all’inizio incute un certo timore, ma che poi cede il passo ad un certo tono amichevole, con atteggiamento tra il fiero e il circense. Un personaggio, quello del Capo Gitano, che secondo me può promettere di piacere molto ai bambini maschi per la sua aria avventurosa e piratesca.

Manuela Tassone, giovane promessa del Musical, diplomata all’MTS di Milano da dove provengono Gioacchino e altri del cast, è la terza e ultima delle presenze in scena che hanno fatto parte del cast della versione amatoriale, nel suo caso fin dagli inizi. Prima però la sua partecipazione era solo danzata, oggi nell’allestimento professionale ha assunto il ruolo di Louise, l’altra serva della casa di Danielle, che in insieme a lei deve sopportare i capricci di Rodmilla e Marguerite. Ruolo solo recitato, ben fatto, discreto come parte, ma essenziale, visto che è proprio per salvare il padre di Louise che Danielle si espone, reincontrando il Principe e parlandogli per la prima volta faccia a faccia. Il ruolo di Louise nelle repliche professionali è cresciuto in densità interpretativa, grazie anche a Manuela che è cresciuta a sua volta recitativamente parlando.

Alex Botta, esce un po’ dalla sua essenza di danzatore, per interpretare il Capitano Lorent, fidato amico del principe. Ruolo tempisticamente ristretto, ma ben tenuto e ben utilizzato in determinati passaggi anche con una certa comicità a un certo punto, verso il finale. Alex fa anche un piccolo assist come mercante in una scena, anche qui con una certa ironia.

Gli ensamble di Danza sono stati eseguiti con competenza, eleganza e decisione da tutti i componenti del cast, che riconparivano qua e la anche sotto “mentite spoglie” quando non dovevano interpretare il proprio personaggio. L’esecuzione delle coreografie sono state ulteriormente impreziosite dall’aggiunta di due giovanissime e bravissime ballerine: Francesca Scalise e Chiara Filoni, diplomate all’Accademia “Balletto di Torino”
Quindi un grosso lavoro di tutti tra ruoli ed ensamble, anche dal punto di vista del cambio costumi dietro le quinte, aiutati dalla sempre presente assistente di scena Patrizia Bellossi, che dal backstage questo spettacolo lo ha visto nascere e crescere, dagli inizi fino all’attuale versione.
Notevolissimo anche il contributo dato dall’Hair Stalyst e make-up artist Tiziana Colasanto, coadiuvata da Kenny Scorrano. Le acconciature soprattutto sono state molto naturali, sia sui capelli “propri” degli attori soprattutto delle attrici, che su parrucche.

La parte tecnica è stata affidata a Gianluca Inzirillo, fratello di Gioacchino, e a Emanuele Poletti.
Gianluca si è occupato della parte luci, con idee quasi sempre azzeccate, come ormai è sua consuetudine negli spettacoli di suo fratello, e con qualche spunto molto originale, mentre Emanuele, che può vantare come fonico una carriera di tutto rispetto, è stato un nuovo acquisto nell’equipe di questo spettacolo, un piacevole e precisissimo nuovo acquisto.

Sebbene, come è normale per uno spettacolo che sta testando di volta in volta le sue potenzialità, qualche intoppo ci sia stato, ma notabile solo da occhi e orecchie attenti ai dettagli, questa trasposizione professionale di un musical che ha saputo conquistare anche amatorialmente, sta andando sempre meglio di replica in replica e non potrà che migliorare, soprattutto perché i vari interpreti avranno modo di entrare sempre più e meglio in simbiosi con i loro personaggi e, anche se qualcuno dovesse cambiare, gli altri potranno comunque continuare su una solida base di partenza, sia a livello professionale che a livello di affiatamento e di coesione di gruppo, in cui inserire eventuali nuovi componenti del cast da avvicendare a quelli attuali o in aggiunta, come è avvenuto recentemente per Francesca e Chiara.

Auguro ogni bene e successo a Dolce Cinderella per il futuro. Le carte per competere con i grandi allestimenti teatrali professionali ormai ha dimostrato di averle, manca solo qualcuno che produca lo spettacolo, dandogli una più ampia visibilità” (SIMONE ALFONSI)

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