Stamattina, vi ho riportato la stagione del Nuovo Teatro San Babila, che, sempre con Gennaro D’Avanzo, ora sta in via Lucania, a Milano (Politeatro).

Ora invece, vi propongo il cartellone della storica sala del salotto di Milano, che è rimasta in Piazza San Babila ed è in capo alla Società Fama Fantasma Srl con la direzione artistica di Marco Vaccari, e propone la sua stagione teatrale. Il nome della sala è rimasto Teatro San Babila.

Ricapitolando:

TEATRO SAN BABILA, IN PIAZZA SAN BABILA, GESTIONE MARCO VACCARI
NUOVO TEATRO SAN BABILA, VIA LUCANIA, GESTIONE GENNARO D’AVANZO.

Trovate nella prossima pagina,  i titoli della sala di Piazza San Babila, la prima citata nelle righe sopra.

TEATRO SAN BABILA
STAGIONE DI PROSA 2013-2014
12 novembre – 24 novembre
PAOLO VILLAGGIO
Paolo Villaggio: vita, morte e miracoli”
testo e regia Paolo Villaggio
26 novembre – 8 dicembre
IVANA MONTI • COCHI PONZONI
Eclisse totale”
di Pia Fontana
regia Franco Però
10 dicembre – 22 dicembre
ALESSANDRO BENVENUTI • BARBARA VALMORIN
Zietta ed io”
di Morris Panych
regia Fortunato Cerlino
7 gennaio – 19 gennaio
PAOLA PITAGORA • ROBERTO ALPI
Honour”
di Joanna Murray-Smith
regia Franco Però
21 gennaio – 2 febbraio
LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE
Come tu mi vuoi”
di Luigi Pirandello
regia Francesco Zecca
4 febbraio – 16 febbraio
GIANNI FERRERI • DANIELA MOROZZI • ROBERTO NOBILE
Terapia terapia”
di AA.VV.
regia Augusto Fornari
18 febbraio – 2 marzo
GLAUCO MAURI • ROBERTO STURNO
Una pura formalità”
dal film di Giuseppe Tornatore
versione teatrale e regia Glauco Mauri
11 marzo – 23 marzo
FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA
Il divorzio”
di Vittorio Alfieri
regia Beppe Navello
1 aprile – 13 aprile
GIORGIO ALBERTAZZI
Lezioni Americane”
di Italo Calvino
regia Orlando Forioso
6 maggio – 18 maggio
DEBORA CAPRIOGLIO • ANTONIO SALINES
La donna di garbo”
di Carlo Goldoni
regia Emanuele Barresi

———————————————————————————————————–

12 novembre – 24 novembre
PAOLO VILLAGGIO
Paolo Villaggio: vita, morte e miracoli”
testo e regia Paolo Villaggio
I ricordi riaffiorano leggeri, come condotti per mano sul filo della tenerezza o su quello, più graffiante, dell’ironia. Attraverso le tappe più curiose o divertenti di una vita, si delinea anche uno spaccato della Genova degli anni ’30/’40 e con essa torna il sapore dolce-amaro di quei lontani giorni di scuola, quello delle prime disavventure amorose e quello, decisamente più gradevole, del tempo trascorso con gli amici Gassman, Tognazzi, de André, Ferreri.
Un palcoscenico spoglio, dalle quinte oscurate, è tutto quanto occorre all’attore/scrittore per raccontarsi al pubblico tra divertimento e un pizzico di malinconia citando cose realizzate tra cinema, TV, editoria, teatro.
“Sono le tre del mattino nella mia casa bianca sul mare, alle Bocche di Bonifacio, in Corsica. E’ una magnifica notte senza luna.
Il faro di Capo Pertusato illumina, a intervalli regolari, il soffitto della mia stanza. L’acqua è immobile, non una bava di vento, solo l’odore del mare. Non è una notte normale, questa è la mia grande notte, perché è l’ultima della mia vita.
Maura è addormentata vicino a me: la guardo e provo uno slancio di grande affetto. Sorrido, perché nel suo volto c’è sempre l’espressione di bambina che ho tanto amato. E’ il momento del distacco.
Le bacio la fronte e il suo odore mi fa tornare a una notte lontana, quando le ho illuminato il viso con un bicchiere pieno di lucciole.
E’ il 10 agosto di tantissimi anni fa. Ora sono a Genova, in un boschetto di pitosfori sulla spiaggia di San Giuliano, in Corso Italia. Anche questa notte il mare è piatto, non c’è la luna, ma centinaia di lucciole. E i pitosfori sembrano alberi di Natale.
Li vicino c’è una baracchetta di legno dove vendono pezzi di cocco e si può bere della gazzosa squisita. Prendo un bicchiere di vetro, lo riempio di lucciole, lo capovolgo sul palmo della mano sinistra e, con quella lanterna magica, illumino il viso di mia moglie, che ha quindici anni. E solo in quel momento, per la prima volta e a quella luce speciale, noto una cosa che di giorno non ero mai riuscito a vedere: tante, tantissime piccole efelidi sul suo naso.
Sono sempre stato ossessionato dall’idea di capire se un momento che sto vivendo è un momento felice. Vi confesso, a distanza di molti anni, che quello è stato il momento più felice della mia vita.”
26 novembre – 8 dicembre
IVANA MONTI COCHI PONZONI
Eclisse totale”
di Pia Fontana
regia Franco Però
In un tardo pomeriggio estivo, su una spiaggetta solitaria in qualche località amena del nostro paese, si ritrovano: una coppia di mezza età che ha scelto il luogo per una vacanza di puro riposo, una giovane signora, da poco vedova, forse in cerca di solitudine oppure di avventura ed un giovanotto, in cerca, sicuramente, di avventure.
La coppia e la signora frequentano la spiaggia già da qualche giorno, il giovanotto è un nuovo arrivato. Il posto è piccolo e, volenti o nolenti, le parole “tra loro leggere” e crudeli, cominciano a circolare. Qualche luogo comune, qualche battuta, frammenti della vita e delle personalità che affiorano. Poi il linguaggio, concreto, divertente, leggero e crudele ad un tempo lascia le prime forzature e comincia a intrecciarsi, a muovere i quattro come fossero i componenti di un improvvisato quartetto musicale.
Quando sembra che l’assonanza tra essi che inframmezza a tranquilli dialoghi, momenti di comicità involontaria, assurdità, piccole cattiverie e paradossi abbia raggiunto un buon equilibrio, ecco che il Caso porta qualcosa di inaspettato, qualcosa che… la corrente ha portato ad arenarsi proprio lì.
10 dicembre – 22 dicembre
ALESSANDRO BENVENUTI BARBARA VALMORIN
Zietta ed io”
(Auntie and me)
di Morris Panych
regia Fortunato Cerlino
La maggior parte dei miei personaggi deriva direttamente da un monologo di Cechov in cui un uomo maltrattato dalla moglie tiene un discorso sui danni del tabacco, e finisce per parlare di quanto odi la sua vita. È un autentico clown, una completa nullità, un timido perdente, ma con una grande rabbia dentro”.
Morris Panych
Kemp apprende da una lettera che sua zia, Grace, di cui conserva solo un ricordo d’infanzia, è morente. Si precipita da lei, mollando tutto, ovvero quel poco di messa in scena che regge la sua vita, per assicurarsi della morte della zia e riscattare un’eredità più affettiva che materiale.
La morte annunciata e attesa, però, tarda ad arrivare e Kemp è costretto ad aspettare. Passano i giorni, i mesi. Le stagioni si susseguono.
I due, costretti a stare insieme in una piccola stanza, si confrontano a colpi di sferzanti trovate da humor nero: Kemp cerca di convincere in tutti i modi la Zia che deve morire. Lei, per contro, fa di tutto per rimanere in vita. Messo alle strette il nipote precipita in una sorta di delirio goffo che lo porterà ad immaginare i più fantasiosi ed esilaranti espedienti per far fuori Grace che incredibilmente continua a ringiovanire.
Kemp arriverà a progettare persino una complicata macchina per tramortire e fulminare la vecchia Zia. Il tempo intanto scardina e scompone ogni logica. Un uomo solo, stordito dalla ricerca di un’identità, di un affetto; un’anziana donna dimenticata da tutti tranne che da quel nipote che ne desidera la morte.
Utilizzando brillantemente i tempi della commedia, Panych espone il dolore e la solitudine dei non amati. Una pièce nera, divertente, triste, tenera, dura, crudele, goffa, comica.
7 gennaio – 19 gennaio
PAOLA PITAGORA ROBERTO ALPI
Honour”
di Joanna Murray-Smith
traduzione Masolino d’Amico
regia Franco Però
George, giornalista e critico letterario, famoso e molto influente; Honour, sua moglie, già brava scrittrice; Claudia, giovane intervistatrice, molto determinata, con mire letterarie; Sophie, fragile figlia della coppia, studentessa universitaria.
Una famiglia importante dell’establishment intellettuale, dove i ruoli della coppia sono ben definiti con soddisfazione di entrambi i partners.
All’improvviso piomba, meteora inaspettata, questa giovane a intervistare lui, l’intellettuale famoso. E l’ingranaggio, in apparenza perfettamente oliato del ménage familiare, comincia ad incepparsi.
La giovane donna, attraente, che affascina l’uomo maturo al punto di fargli abbandonare la vita precedente, rientra in una conosciuta casistica; ma Claudia intreccia inaspettatamente rapporti con gli altri membri della famiglia – Honour e Sophie – e “usi” e si faccia “usare” da queste per quella che si rivela, essenzialmente, come una crudele forma di ri-nascita o, se vogliamo, di riscoperta di sé stessi. Per tutti i personaggi coinvolti, cambia la prospettiva da cui si lascia osservare questa dissoluzione familiare.
Ad una leggerezza di toni da commedia fa riscontro un andamento simile alle riprese di un incontro di boxe. Sono le armi che consentono alla Murray Smith, autrice australiana di culto, col suo stile essenziale e immediato, di raccontare superbamente questa storia.
Lo spettacolo ha debuttato il 18 giugno 2008 al Festival Nazionale Asti Teatro 30^ ed è alla sesta stagione consecutiva di programmazione.
Per questo spettacolo Paola Pitagora ha ricevuto il Premio Flaiano 2010.
21 gennaio – 2 febbraio
LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE
Come tu mi vuoi”
di Luigi Pirandello
libero adattamento di Masolino D’Amico
regia Francesco Zecca
Scritta per Marta Abba è la sola commedia di Pirandello ambientata almeno parzialmente fuori d’Italia. Il primo atto si svolge infatti a Berlino, e nella Berlino degli ultimi anni venti, quella dei cabaret di Grosz e Kurt Weill, dove il drammaturgo soggiornò a lungo.
Una donna che l’autore chiama l’Ignota, balla e intrattiene i clienti in un locale equivoco, ma in realtà è mantenuta da un ricco e vizioso scrittore che la soffoca con le sue ossessioni. L’occasione per sfuggire a costui e alle ambigue profferte delle giovane figlia di costui, anch’essa innamorata di lei, si presenta all’Ignota quando uno sconosciuto, un italiano, riconosce o crede di riconoscere nella donna la moglie di un suo amico, scomparsa dieci anni prima durante la Grande Guerra, quando le truppe austrogermaniche invasero il paesino friulano dove la coppia abitava, saccheggiando la loro casa.
Ispirata dal caso Canella Bruneri che furoreggiava al tempo in cui la commedia fu scritta, l’autore lascia che le cose si chiariscano gradualmente, tenendo lo spettatore il più possibile sulla corda e sorprendendolo con un finale ambiguo, che ribadisce l’impossibilità di raggiungere una verità che valga per tutti.
4 febbraio – 16 febbraio
GIANNI FERRERI DANIELA MOROZZI ALBERTO NOBILE
Terapia Tearapia”
di Augusto Fornari, Toni Fornari,
Andrea Maia, Roberto Nobile, Vincenzo Sinopoli
regia Augusto Fornari
Tre interpreti d’eccezione sono i protagonisti dello spettacolo “Terapia Terapia”. Tre volti noti e amatissimi dal pubblico televisivo , affiatati e storici protagonisti della fiction cult di Mediaset “Distretto di polizia”: Gianni Ferreri, il vice sovraintendente Giuseppe Ingargiola, Daniela Morozzi, che interpreta Vittoria Guerra nella fiction mediaset e Roberto Nobile, Antonio Parmesan si ritrovano per la prima volta insieme a teatro.
Il trio storico della fiction televisiva sarà protagonista di questa commedia brillante che scandaglia il tema, attualissimo, della terapia ed il supporto psicologico della coppia. Ninì Serpiello, (Gianni Ferreri) e Lucia Montello, (Daniela Morozzi) sono in terapia di coppia per cercare di salvare il loro litigiosissimo matrimonio.
Si sono rivolti dopo aver tentato, senza successo, di risolvere con altri terapisti, al Dottor Mauro Angeli, (Roberto Nobile) stimato psicologo del settore, considerato un salva-coppie per l’alta percentuale di successi delle sue terapie.
Ma i Serpiello non sanno che proprio in questo periodo anche lo Psicologo vive una gravissima crisi matrimoniale.
Cosa può accadere se i problemi della coppia si intrecciano con quelli dell’analista?
Fra equivoci, litigi, svelamenti, tenerezze, “Terapia Terapia” affronta, in chiave comica ma non superficiale, le commedie e i drammi del matrimonio attraverso un viaggio analitico, da Freud alla sfogliatella napoletana.
Uno spettacolo che nasce dall’idea di Roberto Nobile, scritto da Augusto e Toni Fornari, Andrea Maia, Roberto Nobile e Vincenzo Sinopoli già autori di “Finchè giudice non ci separi”. La regia è stata affidata ad Augusto Fornari.
18 febbraio – 2 marzo
GLAUCO MAURI ROBERTO STURNO
Una pura formalità”
dal film di Giuseppe Tornatore
versione teatrale e regia Glauco Mauri
Quando “Una pura formalità”di Giuseppe Tornatore uscì nel 1994 fu accolto, per la sua inquietante novità, con una certa difficoltà da parte della critica. Oggi è considerato uno dei suoi film più belli in assoluto (lo stesso autore ne è convinto), un “piccolo capolavoro” (interpreti: Gérard Depardieu, Roman Polansky e un giovanissimo Sergio Rubini).
Intensità del racconto, ritmo, emozionanti colpi di scena per una visione della vita razionale e commossa . Il film ha una sua struttura sospesa fra cinema e teatro. Il racconto rimane oscuro fino al suo sconvolgente epilogo dove i pezzi lacerati di una vita si compongono in una serenità inaspettata e un capovolgimento radicale di quello che sembrava un giallo.
Un delitto è stato commesso e ne viene accusato un celebre scrittore, Onoff. Pur con la tipica atmosfera di un thriller, la storia è un viaggio alla scoperta di se stessi, di quella che è stata la propria vita.
“Gli uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro vita; e più sono sgradevoli e prima si apprestano a dimenticarle” scrive in uno dei suoi romanzi Onoff che nella lunga notte di “Una pura formalità” cerca ansiosamente di ricordare… ricordare… cosa?
Un altro uomo aiuta Onoff in questa faticosa ricerca di un passato che si è voluto dimenticare: un inquietante commissario di polizia, un personaggio duro e ironico, comprensivo ma implacabile…
Tutto si svolge in una sperduta stazione di Polizia. Ma lo è veramente? E dove si trova? E quelle strane persone al suo interno, sono poliziotti? Cosa aspettano?
11 marzo – 23 marzo
FONDAZIONE TEATRO PIEMONTE EUROPA
Il divorzio”
di Vittorio Alfieri
regia Beppe Navello
Un ragazzo di buona famiglia si innamora di una ragazza di famiglia altrettanto buona ma di costumi più disinvolti, più alla moda: il fidanzamento va a monte e allora, per risolvere in maniera acconcia le cose senza provocare scandalo, la madre di lei trova alla figlia un marito di comodo, vecchio e ricco, disposto a chiudere un occhio sull’andirivieni di amici, cicisbei e confidenti. Il tutto rappresentato alla maniera di una farsa, divertente ma con una morale alla fine della storia: come scandalizzarci se i costumi italiani costituiscono “obbrobrio d’Europa tutta?” Se il matrimonio nel nostro paese assomiglia da subito a un divorzio? Stiamo parlando dell’Italia di fine Settecento, naturalmente, ogni allusione a fatti o persone della realtà contemporanea è puramente casuale…
“Spettatori, fischiate a tutt’andare
l’Autor, gli Attori e l’Italia e voi stessi;
questo è l’applauso debito ai vostri usi”
(V. Alfieri, Il divorzio, versi finali)
Vittorio Alfieri, il più grande autore di tragedie della nostra storia letteraria, applaudito in tutta Europa come un italiano anomalo e ammirevole per statura morale e forza poetica, decide alla fine della sua vita di scrivere alcune commedie: abita ormai a Firenze, dopo la fuga da Parigi in seguito alla Rivoluzione, disgustato dagli eccessi della tirannide e desideroso di riascoltare la lingua della patria. “Nel bel mezzo di schiavitù, e senza quasi probabilità né speranza di uscirne, né d’aver tempo io più, né mezzi per eseguire, mi si sollevò a un tratto lo spirito e mi riaccese faville creatrici” scrive egli stesso nell’Epoca Quarta della Vita scritta da esso, la bellissima autobiografia che è in realtà uno dei primi romanzi di formazione e di avventure della nostra letteratura.
È come se gli eroi delle sue tragedie, perfetti e smisurati nelle passioni e nei sentimenti, li sentisse definitivamente sconfitti; e ormai gli riuscisse soltanto a parlare di uomini, in particolare quelli del suo tempo e della sua patria, meschini e volgari, “dai piedi fangosi”.
Lo sdegno sarcastico di Alfieri, la forza di un lessico esemplare per sobrietà e ricchezza espressiva, libera lo spirito costretto nelle poche centinaia di espressioni alle quali è definitivamente condannata la lingua italiana contemporanea; e travestire i suoi personaggi con i caratteri eterni della mediocrità patria, con i ceffi imperituri dell’impudenza sociale, della politica gaglioffa, dell’ambiguità morale ci fa capire che qualcosa di eterno e imperituro è all’origine della nostra secolare decadenza.
1 aprile – 13 aprile
GIORGIO ALBERTAZZI
Lezioni Americane”
di Italo Calvino
regia Orlando Forioso
Giorgio Albertazzi porta in scena la lezione sulla leggerezza, un grande insegnamento per tutti i portatori sani di scrittura e arte in generale.
E ci riesce, con un palcoscenico che mostra pochi essenziali elementi: una scrivania ingombra di libri e di una macchina da scrivere, dei quadri accatastati. Una giovane violoncellista commenterà con il suo strumento alcuni momenti del racconto. Immagini verranno proiettate sul fondale.
Albertazzi diventa insegnante pronto a trasmettere e a ordinare i valori della letteratura aiutato da una giovane studentessa che gli porrà le domande fondamentali per capire, per andare a fondo. E si comincia.
Albertazzi diventa Calvino: la parola è in primo piano, l’impegno è di rappresentare i valori della leggerezza. La studentessa impugna una videocamera, riprende tutto: sul fondale, mentre l’attore parla, si riflettono le immagini delle sue mani, del suo volto…
E cosa c’è di più leggero del teatro? Allora Albertazzi ci lascia con una frase e uno sguardo d’intesa: “Dovunque stiamo andando cerchiamo di andarci con leggerezza”
6 maggio – 18 maggio
DEBORA CAPRIOGLIO ANTONIO SALINES
La donna di garbo”
di Carlo Goldoni
regia Emanuele Barresi
Rosaura conosce a Pavia uno studente con cui ha un “filarino”; il ragazzo dopo un po’ si stufa e interrompe la relazione. La giovane, si reca allora a Bologna dove risiede la famiglia del fedifrago (Florindo) e si fa prendere a servizio dal padre di lui, una sorta di Pantalone, con l’intento di vendicarsi in qualche modo. Qui incontrerà il fratello di Florindo, Ottavio vittima di una mania: il gioco del lotto; il cicisbeo Lelio; la candida Diana e la vanitosa Beatrice, moglie di Ottavio. Rosaura ammalierà tutti con bravura, approfittando delle debolezze di ognuno e si servirà di loro per il conseguimento dei propri scopi. E’ la prima commedia di carattere scritta da Goldoni. Ad essa si fa risalire l’inizio di quella che sarà la grande riforma teatrale del Goldoni. Rosaura è il capostipite di una schiera di personaggi femminili scaltri, indipendenti e intraprendenti, che popoleranno i futuri lavori dell’autore. Egli dovette sforzarsi per far digerire ai suoi contemporanei il fatto che una donna, figlia di lavandaia, potesse esser tanto erudita ed evoluta, oltre che scaltra, da potersi far gioco di tutti gli uomini in cui s’imbatte, come avviene nella commedia.
ABBONAMENTO A 10 SPETTACOLI
Intero
PLATEA Euro 200,00
BALCONATA Euro 200,00
Ridotto fino a 30 anni (per i nati a partire dal 1983)
PLATEA Euro 160,00
BALCONATA Euro 160,00
BIGLIETTO
Intero
PLATEA E BALCONATA Euro 27,50*
Ridotto fino a 30 anni
PLATEA E BALCONATA Euro 22,00*
*comprensivo di prevendita
Spettacoli
Martedì – Giovedì – Venerdì – Sabato ore 20.30
Mercoledì – Domenica ore 15.30
Orari Biglietteria
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 14.30 – 21
mercoledì e domenica ore 14.30 – 17.30
Biglietteria presso il Teatro San Babila
Corso Venezia 2/A – 20121 Milano
Telefono 02 798010
info@teatrosanbabilamilano.it
Teatro SAN BABILA
Corso Venezia, 2/A – 20121 Milano
Uffici: 02 76341384 – Biglietteria: 02 798010
info@teatrosanbabilamilano.it