La rassegna SCENE DAL PARCO DELLA LUNA è giunta alla sua quarta edizione con il progetto “Farfalle”. Villa Nicolaj è la residenza estiva della famiglia Nicolaj, antica casa di campagna dove Enrico Petronio Nicolaj, oggi il Direttore Artistico di SCENE, ha trascorso le sue estati da bambino, e che in primavera – estate diventa un teatro all’aria aperta.

In passato SCENE DAL PARCO DELLA LUNA ha presentato spettacoli di Shakespeare, Cechov, Pirandello, oltre alle molteplici performance degli artisti che tutti gli anni gravitano in questa realtà affascinante dove il pubblico può passeggiare in giardino e nel bosco, visitare le antiche stanze della villa, assistere agli spettacoli sotto le grandi querce… e bere un bicchiere di vino assieme agli attori.

I prossimi appuntamenti con FARFALLE (che ha aperto il cartellone in aprile) sono quelli che troverete nella prossima paina, a partire da oggi.

22 giugno – ore 19.30

FALENE: concerto crepuscolare

Il soprano Marta Vandoni Iorio canta arie di Debussy, Verdi, Tosti.

Letture di Neruda e Pascoli.

26 giugno – ore 20.30

RACCONTI DI CAMPAGNA

“Come eravamo” da “Mondo piccolo” di G. Guareschi

“…I nostri sogni” di E. Petronio Nicolaj

3 luglio – ore 21

IL FIGLIO CAMBIATO e altre novelle di L. Pirandello

Passeggiata in giardino a tappe: tutti gli attori della compagnia leggono.

10 luglio – ore 21

SENZA TITOLO

Surreale lezione sui mestieri e sulla vita

Di Giulio Costa.

11 luglio – ore 21

GROOVECAFE’ in concerto

Hits anni ’70 e ‘80

17, 18 e 20 luglio – ore 21

NUDO, ovvero Sogno di una notte di mezza estate.

Di William Shakespeare

Traduzione, regia e testi originali di Enrico Petronio Nicolaj

Con:

Alessandro Calabrò, Barbara Esposito, Elena Ferrari, Valeria Barreca, Sebastiano Bottari, Mariano Arenella, Tiziano Ferrari, Stefania Capece, Elisa Galvagno.

Una compagnia di 12 attori – performer rappresenta il più magico fra i drammi shakespiriani, e scelgo volutamente la parola “dramma” e non “commedia”. Il Sogno di una notte di mezza estate, pur se a tinte coloratissime, lievi e fatate (la ricchezza e la luminosità del linguaggio ricordano certi affreschi di Raffello e lo splendido, emblematico I contadini addormentati di Picasso), il Sogno appunto racconta di istinti primari e violentissimi (l’amore che arriva alla passione idolatra, l’odio che diventa ferocia, il potere che diventa incantesimo) che si consumano come un grande rito d’iniziazione.

Lo spettacolo comincia davanti alla facciata settecentesca di Villa Nicolaj e gli attori sono in abito da sera. Una scena borghese, raffinata, calibratissima negli spazi, nelle linee e negli oggetti scenici (troneggia un enorme mazzo di rose pallide). I personaggi appaiono alla finestra, sulla terrazza… un flauto traverso suona in un angolo, sublime e rarefatto. Sta scendendo la sera. Gli attori nella parte dei Comici, invece, recitano su in vecchio carro di campagna posto davanti alla villa. Cantano a squarciagola la Tarantella napoletana di Rossini, inneggiando alla luna, sovrana dea che veglia sugli esseri umani e al tempo stesso incombe come artefice di tutti i destini.

Poi lo spettacolo si sposta nel bosco.

Gli attori che recitano il doppio ruolo del Duca e della Duchessa di Atene e ora del Re e della Regina della Fate (in un gioco di specchi psicologici: Teseo sogna se stesso come Oberon e Ippolita sogna se stessa come Titania), e il folletto Puck, entrano in scena completamente nudi. L’eleganza e le mode della corte lasciano spazio alla verità, alla nudità e alla libertà della Natura. Nel bosco, sotto un albero, un grande letto antico e lampadari barocchi che pendono dai rami. Poi arrivano i quattro amanti in fuga: Lisandro, Ermia, Demetrio ed Elena. E mano a mano che si sviluppa la trama, perdono i vestiti ritrovandosi nudi anch’essi. È il rito di iniziazione: i giovani devono passare per la foresta incantata, per la foresta-morte e materno liquido amniotico, dove vengono torturati dai demoni, prima di diventare adulti.

Anche i Comici, che si ritrovano anche loro nella foresta, perderanno i vestiti. Bottom verrà trasformato da Puck nella famosa Testa d’asino, simbolo erotico di virilità per eccellenza; mentre gli altri (che nelle prima scene a corte sono interpretati da attrici rozzamente mascherate da maschi, con barbe finte e quant’altro) ora si denudano e diventano fate, rivelando così la loro vera natura: quella di quattro splendide donne, signore della magia.

Il finale dello spettacolo, il risveglio dopo la notte incantata, viene recitato dietro un grande telo bianco steso fra gli alberi, ad ombre cinesi. I personaggi sono diventi ormai ombre, figurine, contorni, personaggi infantili per fiabe per bambini (del resto lo dirà esplicitamente anche Puck nel suo celebre epilogo Se noi ombre abbiamo offeso…). Prima di questo però, gli attori dovranno ancora passare per una scena originale scritta dal regista e traduttore dello spettacolo, in cui – in una specie di seduta di terapia di gruppo – ognuno darà la propria versione del Sogno, surreale, comica, tragica, poetica.

NUDO, ovvero Sogno di una notte di mezza estate, insomma, racconta della vita, che nasce, si snoda in tortuose avventure e poi scompare e si dissolve.