“… Mentre rubavo la vita…!” di MONICA GUERRITORE e GIOVANNI NUTI è uno spettacolo emozionante e molto elegante, intimo ed universale, come può esserlo la poesia.

Sei componenti per la band dal vivo e tre protagonisti straordinari in scena: l’attrice Monica Guerritore, nell’inedita veste di cantante, il cantautore e musicista Giovanni Nuti e la poesia di Alda Merini.

L’anima di Alda, così viva e presente, si sente fin dall’apertura del sipario, grazie alle parole sussurrate da Monica e le prime videoproiezioni (di Lucilla Mininno e Mimma Nocelli, che cura anche la regia), che accompagnano tutta la serata.

Anima e corpo, spirito e sangue, parole evocate ed eteree o scritte sui muri, amore e passione, tormento e follia, farfalla e verme immondo, per citare Arrigo Boito: questa è Alda, una donna, mille donne, in cui ognuna di noi si può riconoscere.

Le straordinarie note di Nuti accarezzano e accompagnano i versi della Merini, con tatto e rispetto e spaziano dall’elegia pura, all’energia più vitale.

SOPRA, LA MIA VIDEO-INTERVISTA.

Perché Mentre Rubavo la vita, non è uno spettacolo triste: le punte di nostalgia, il dramma dell’amore sfiorato in manicomio e del rossetto sulle labbra della vittima per il suo carnefice, si intervallano all’ironia e alla spudorata allegria di brani come La Zanzara o alla speranza della rinascita della meravigliosa Il regno delle Donne.

Alti e bassi, sopra e sotto, l’universo esibito e quello nascosto, come gli scogli che affiorano dal mare.

E Monica Guerritore, con la sua voce dotata di mille sfumature, incarna l’eterno femminino, le donne che siamo state, siamo e saremo, accompagnata dalla voce caldissima e profonda dell’autore della musica, Giovanni Nuti, che ha avuto il privilegio di lavorare e giocare fianco a fianco con la Merini per 16 anni.

I due giocano anche con il pubblico, abbattendo la quarta parete e riversandosi, straripanti di musica e poesia, tra il pubblico, ballando e correndo come due ragazzini, quali il teatro e la cultura sono e devono essere.

Giovanni, dall’eleganza di altri tempi, come un gentiluomo discreto, dopo Milva, Lucia Bosè e la stessa Merini, ha scelto per sé, in Monica, vedendola precedentemente sul palco, una compagna di avventura perfetta, affiatata, sognante, con cui si integra e si divide, per cercare di capire, da uomo, l’universo femminile e maschile insieme, rappresentato dall’elegia.

Ci si commuove, si pensa, si sogna, si ride, ma soprattutto ci si ritrova e riconosce, in un’onda energetica della lingua teatral-musicale, dove la poesia è universale e aggregante.

Alda diceva: “Dopo la morte, ci si dimentica dei poeti”. Non è vero: la poesia rende eterni e questi spettacoli, lungi da essere operazioni furbe o di nostalgia, con i versi in musica fortemente voluti dall’autrice, che li cantava e recitava con Giovanni stesso (come Il Poema della Croce in Duomo) sono per noi un vero regalo, e per chi li fa, la soddisfazione di aver confezionato qualcosa di bello, che contribuisce a perpetuare la memoria e a fare avvicinare i giovani alla poesia.

Perchè i versi non sono solo lettura solitaria e non devono soltanto restare sugli stati di Facebook.

Chiedetemi chi era Alda.

Una donna, mille donne, dei versi, due voci, una musica. Non perdetevi queste emozioni.

In scena al Teatro Menotti di Milano dal 24 ottobre al 2 novembre.

silvia.arosio@gmail.com