Il lavoro è ispirato all’assurda vicenda accaduta nel Massachusetts: nel 2008 nel liceo di Gloucester 18 ragazze, tra i 15 e i 16 anni, rimangono contemporaneamente incinte, gettando nel panico la piccola comunità in cui vivono: si ipotizza un patto tra le teenager per crescere insieme i figli aiutandosi reciprocamente in una “comune” esclusivamente femminile. Senza dare voce direttamente alle protagoniste, Marta Cuscunà fa invece parlare tutti gli altri: dodici teste mozzate ed estremamente realiste – manipolate dall’artista attraverso un meccanismo di leve – fissate in una cornice lignea sullo stile dei trofei di caccia, poiché tutti completamente messi al muro dalla scelta delle ragazzine.
SORRY, BOYS
Dialoghi su un patto segreto per 12 teste mozze
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione teste mozze Paola Villani/ assistenza alla regia Marco Rogante / disegno luci
Claudio “Poldo” Parrino / disegno del suono Alessandro Sdrigotti / animazioni grafiche Andrea Pizzalis /
costume di scena Andrea Ravieli / distribuzione Laura Marinelli
Co-produzione Centrale Fies, con il contributo finanziario di: Provincia Autonoma di Trento, Ministero dei
Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con il sostegno di: Operaestate Festival, Centro Servizi
Culturali Santa Chiara, Comune di San Vito al Tagliamento Assessorato ai beni e alle attività culturali, Ente
Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia – Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory
Nello spettacolo si segnala la presenza di riferimenti sessuali espliciti nel linguaggio
Dopo E’ bello vivere liberi! (2009), storia di Ondina Peteani, giovane staffetta partigiana, e La
Semplicità Ingannata (2012), sulla crudele condizione delle monache forzate nel Cinquecento,
Marta Cuscunà conclude il suo progetto sulle Resistenze femminili con Sorry, boys, dialoghi su un
patto segreto per 12 teste mozze, in prima milanese. Il lavoro è ispirato all’assurda vicenda accaduta
nel Massachusetts: nel 2008 nel liceo di Gloucester 18 ragazze, tra i 15 e i 16 anni, rimangono
contemporaneamente incinte, gettando nel panico la piccola comunità in cui vivono: si ipotizza un
patto tra le teenager per crescere insieme i figli aiutandosi reciprocamente in una “comune”
esclusivamente femminile. Senza dare voce direttamente alle protagoniste, Marta Cuscunà fa invece
parlare tutti gli altri: dodici teste mozzate ed estremamente realiste – manipolate dall’artista
attraverso un meccanismo di leve – fissate in una cornice lignea sullo stile dei trofei di caccia, poiché
tutti completamente messi al muro dalla scelta delle ragazzine.
Note allo spettacolo
È iniziata come un pettegolezzo che serpeggiava tra i corridoi della scuola superiore di Gloucester.
Quando il preside della scuola ne parla su un quotidiano nazionale, scoppia una vera e propria
tempesta mediatica e la vita privata delle 18 ragazze diventa un scandalo che imbarazza tutta la
comunità. The Gloucester 18 è un documentario in cui si dà voce ad alcune di quelle ragazze,
lontano dai riflettori dello scandalo. Alcune di quelle ragazze, in questo documentario, parlano per
la prima volta. E una di loro confessa di aver voluto creare un piccolo mondo nuovo e una nuova
famiglia tutta sua, dopo aver assistito a un terribile femminicidio. Questa scoperta è stata per me
come un campanello d’allarme. Ho continuato a cercare notizie su Gloucester per capire in che
contesto sociale aveva potuto mettere radici l’idea di un patto così sconvolgente. Così ho trovato un
altro documentario, Breaking our silence, in cui il capo della polizia di Gloucester rivela come non
passasse giorno senza che il suo dipartimento ricevesse una segnalazione di violenza maschile in
famiglia. I dati che fornisce sono impressionanti.
Ma quello che è davvero interessante è che il documentario racconta di come questa situazione
avesse spinto 500 uomini a organizzare una marcia per sensibilizzare la comunità al problema.
Uomini contro la violenza, così si sono autodefiniti. L’idea che sta alla base di Sorry, boys è che a
Gloucester, la contestualità tra il patto delle 18 ragazze e la marcia degli uomini, non sia stata solo
una coincidenza e che tutto ciò abbia a che fare con il modello di mascolinità che la società impone
agli uomini.
Teste mozze
Nel nero della scena, due schiere di teste mozze. Appese. Da una parte gli adulti. I genitori, il
preside, l’infermiera della scuola. Dall’altra i giovani maschi, i padri adolescenti. Sono tutti appesi
come trofei di caccia, tutti inchiodati con le spalle al muro da una vicenda che li ha trovati
impreparati. Potranno sforzarsi di capire le ragioni di un patto di maternità tra adolescenti, ma
resteranno sempre con le spalle al muro.
Come le teste della serie fotografica We are beautiful, che il fotografo ventisettenne Antoine Barbot
ha realizzato nel 2012 durante il suo internship presso lo studio di Erwin Olaf e che sono state
l’ispirazione da cui partire per progettare e costruire le macchine sceniche di Sorry, boys.
PER INFO E BIGLIETTERIA
TEATRO i
via Gaudenzio Ferrari 11, Milano
intero: 18 euro / convenzionati: 12 euro / under 26: 11,50 euro / over 60: 9 euro
giovedì vieni a teatro in bicicletta: 7 euro
info e prenotazioni: tel. 02/8323156 – 366/3700770 –biglietteria@teatroi.org – www.teatroi.org
biglietti disponibili su www.vivaticket.it
Tournée
06 ottobre – Torino – Festival Incanti
13 ottobre – Venezia – Teatro Ca’ Foscari
28 ottobre (matinèe il 29) – Cagliari – Teatro Massimo
4 e 5 novembre – Ostia – Teatro del Lido
12 novembre – Lendinara (RO) – Teatro Ballarin
18 dicembre (matinèe il 19) – Casalmaggiore (CR) Teatro Comunale
10 e 11 gennaio – Monfalcone (GO) – Teatro Comunale
04 marzo – Parma – Teatro delle Briciole
10 e 12 marzo – Genova – Teatro della Tosse