Diverso e accattivante. Nessuna altra definizione per descrivere La Piccola Bottega degli Orrori, portata in scena oggi (la prima volta fu nel 1982), con la Regia di Piero Di Blasio.

Glamour, colorata, “priscillosa” e con quel pizzico di inquietudine, che l’ha resa popolare dagli anni degli horror movie di serie b ad oggi, sulla scia del Rocky Horror Show.

Forse storcerebbe il naso Greta Thunberg, vista la “ghettizzazione” delle piante a cui non dovremmo dare da mangiare (si celia!), ma questa versione 2.0, è davvero godibilissima.

E se la pandemia e la guerra ci provocano un apocalittico brivido in più, la faustiana memoria resa più glitterata è quanto mai attuale: cosa saremmo disposti a perdere per il successo? Per l’amore? O solo per la visibilità?

E troviamo tutto, in questo musical “leggero”: dall’inclusività, ai sociopatici, alle donne con una bassissima autostima, ai narcisisti perversi e sadici, che fanno una brutta fine. Anche se in realtà, non si salva nessuno.

Si salva una natura poco naturale, un alieno/altro che viene non in pace per colonizzare la nostra terra tanto bistrattata. 

E l’invasione può partire da dove meno te lo aspetti.

Ma si ride e si ride tanto, grazie alla sapiente mano dell’adattamento e della regia di Piero Di Blasio, che ha svecchiato il testo, rendendolo adatto…ai Bimby e alle nuove generazioni, senza perdere una sana impronta di teatro di grande qualità, dove si ascoltano voci dalla grande potenza ed estensione, con una recitazione sostenuta da un grandissimo ritmo – mai un calo di energia – e tempi comici tenuti da tutti, ma proprio tutti gli artisti.

Le battute mai buttate via ed il grande affiatamento della compagnia rendono questo musical non grandissimo, solo 12 attori in scena, una piccola bottega di bel teatro, alla portata di tutti, e ben scritto.

Del resto, lo sa bene Giampiero Ingrassia che torna nelle bretelle e nei pantaloni over size di Seymour Hoffman, dopo ben 33 anni, con tutta l’esperienza sulle spalle, che lo rende più attento ai particolari del (giovane?) genio esperto di botanica e figlio di botanici, nerd quanto basta, ma con il classico cuore d’oro… resterà così? Ci sarà il riscatto? Un piacere, rivedere sul palco un artista come Ingrassia, che ha sempre portato in scena personaggi differenti, ma sempre con grande cura, ricerca e garbo, quello che lo contraddistingue anche con i fans.

Quel ruolo di reietto in cerca di riscatto che prende solo la via sbagliata, per timidezza e scarsa autostima. 

Prima di lui, ci fu Michele Renzullo e poi anche Manuel Frattini, ed ognuno, chiaramente, ce ne diede una versione differente.

La stessa semplicità e introversione (nonostante i vestiti) caratterizza la brava e naturale Belia Martin, Audrey (1) che sceglie, con scarsissima autostima (per non restare sola), un fidanzato, l’unico che ha trovato, il dentista Orin Scrivello, affetto da disturbo narcisistico di personalità: da manuale di psicologia, una coppia destinata a distruggersi.

Se Belia è fresca, spontanea (bella la scelta dell’accento, che fa molto west side) e incredibilmente dotata a livello vocale (ma già lo sapevamo), Emiliano Geppetti è come sempre istrionico, ironico, auto ironico e spumeggiante, pur nel ruolo da schiaffi (a lui), dall’inizio alla fine, anche quando muore stile Terminator (si rialza un po’ di volte… e schiatta, no?).

Menzione a parte per Fabio Canino, attore principalmente di prosa in primis, autore, scrittore e, per i più, ma io direi da ultimo, volto tv: questa volta la fama televisiva viene assolutamente oscurata dalla performance divertente e divertita, che lo rende piacevole anche nel canto. Che bello vedere il talento a 360 gradi e non solo da piccolo schermo.

La pianta, come nella tradizione originale del musical, non è più un pupazzone verde, ma una splendida Velma K, drag singer, e che singer, che recita nei rami verdi della Duina Audrey 2: in scena praticamente tutto il tempo, mai in cedimento, negli ammiccamenti, nelle vocalità, nella presenza, nell’ironia. La pianta giusta al posto giusto, riempie la scena, ma non vorremmo averla nel nostro salotto.

Il gatto e la volpe, in un’unica radice, il Faust goethiano, il Sssssserpente tentatore, che fa perdere in ogni senso tutta l’umanità attorno a lei. 

Il tutto, attorniato dall’ensemble e dal coro greco narrante, le divas Giovanna DAngi, Elena Nieri e Claudia Portale, colorate come voci e come costumi, di Francesco Grossi, arricchiscono e si muovono nella scenografia senza tempo e luogo (una periferia disagiata di una qualsiasi città in qualunque tempo) di Gianluca Amodio.

Voci e musica miscelate sapientemente da Dino Scuderi, sulle coreografie di Luca Peluso, rendono questo show un impasto gustoso, che merita il successo che ha ottenuto anche in questo tour.

Pochi giorni ancora per vederlo al Nazionale.

Se non ci andate, vi mangio… ah no, non io.

Ps. Gustatevi fino in fondo il video del mio curtain call con due messaggi finali molto importanti.

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FINO AL 30 Aprile 2022 Teatro Nazionale, Milano