Il punto di vista sulla danza del danzatore e coreografo Maurizio Tamellini
Di Maurizio Tamellini – Per parlare di vera danza, dobbiamo guardare oltre l’orizzonte e oltre i nostri confini nazionali, per dare un importante significato a questo nostro prodotto, nato in Italia, dove il primo balletto e la storia del balletto si collocano nel 1581.
Quest’arte in Italia l’abbiamo sempre accarezzata, seguita e poco protetta nei secoli: diciamo che le arie più belle di molte opere di compositori, da G.Verdi e non solo, appositamente scritte per il balletto, furono tagliate per dare ancor più spazio al coro e ai cantanti.
Anche W.A.Mozart subì la stessa sorte: pagine per il balletto cancellate e sostituite per le grandi produzioni nei teatri lirici europei. Sappiamo che la danza era allora un intermezzo, serviva tra un atto e l’altro per intrattenere il pubblico e fare riposare i cantanti….
In quel periodo, però, stavano prendendo forma grandi Accademie di danza, e diversi balletti romantici vedevano la luce affacciandosi all’Europa con un timido sguardo ed un innovativo spirito, in cui i grandi Signori dei Teatri europei andavano fiutando il vento del successo, stringendo contratti con musicisti, librettisti, registi e costumisti.
Secondo le statistiche Eurostat (anno 2022), per la Cultura l’Italia ha stanziato lo 0,8%, di circa 8,9 miliardi di Euro, mentre la Spagna ha superato i 9 miliardi, mentre la Francia i 22 e la Germania i 26 miliardi.
Dobbiamo tenere conto che la spesa più consistente è per la musica, cinema, opere, concerti e ultima in classifica, la danza.
Un argomento oramai conosciuto da anni, basti pensare che lo Stato Italiano ha stanziato la stessa cifra fino al 2050. Speriamo tengano conto anche dell’inflazione….
Spostiamoci adesso nei paesi dell’ Est Europa, dove ancora lo Stato finanzia la Cultura da sempre.
In questi giorni, mi sono confrontato con gli italiani che lavorano come danzatori in Russia, -Patria della danza-, non a Mosca, ma in una città molto nota, Saratov.
Questa ragazza che mi scrive è una danzatrice professionista presso il Teatro Statale di Opera e balletto di Saratov.
Mi dice che il teatro è sempre tutto esaurito. Il repertorio del Teatro è di 16 opere,17 balletti, 6 operette,10 spettacoli per bambini e 2 Concerti teatrali.
Ogni sera c’è uno spettacolo diverso in cartellone. Il pubblico è sempre entusiasta e di tutte le età: dimostrazione che la danza funziona in Russia e c’è posto per tutti, a differenza dell’Italia, Patria della Cultura dove i Teatri nella stagione hanno si e no 3 Titoli di balletti in cartellone, a parte il Teatro alla Scala e il Teatro dell’Opera di Roma.
L’ambiente teatrale è positivo e votato alla soddisfazione del pubblico.
In Russia ci sono ben 1762 Teatri, di cui 662 di proprietà statale, più di 150 teatri nella sola San Pietroburgo, e a Mosca, più di 150.

Esistono, inoltre, scuole d’arte per i bambini in tutto il paese. A Mosca ce ne sono ben 149, a Saratov 44, a Murnmansk 37, a Vladivostok 35, e la formazione è gratuita, con i Dipartimenti di Musica, Belle Arti, Danza, Arti Popolari e Arti applicate, Arti vocali e teatrali. Borse di studio elargite dal Governatore per bambini più dotati che studiano in Istituti educativi. Borse di studio anche dal Sindaco. Gli importi vengono dati annualmente,uno stipendio medio dai 40 ai 50.000 rubli,pari a circa 500€.
Questi bambini, studenti di Conservatori, college e scuole, hanno diritto a viaggi gratuiti in escursioni a musei o teatri. Vitto, alloggio sono sempre a carico dello Stato. Inoltre d’estate, viaggi in Campus specializzati in riva al mare con masterclass e programmi di formazione aggiuntivi per due o tre settimane. Tutto è gratuito.
Non c’è da meravigliarsi se i soldi che lo Stato Italiano finanzia alla Cultura servano per far si che vengano sprecati inutilmente con grandi produzioni di scarsa professionalità senza un vero controllo artistico, tanto a nessuno importa. L’unica cosa che interessa è la sopravvivenza dell’arte in se stessa.
Le arti hanno bisogno di passione, sacrificio, rinunce, soprattutto a se stessi, con una vita precaria non garantita, ma sapere che al di là di tutto questo c’è un domani, dove verrai si applaudito, ma saprai anche che potrai esprimerti, dare ed avere in cambio un tuo posto dove la vera arte, anche la Tua ha un’anima, dove essa verrà sempre sostenuta e riconosciuta con il coraggio delle Istituzioni.
Come diceva Chesterton:
“Dovremo lottare per poter dire che i prati sono verdi”